#UKRAINERUSSIAWAR. A quanto ammontano le perdite umane sulla linea di contatto?

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Tra le difficoltà nel raccontare quello che succede sulla linea di contatto ucraina-russa, la mancanza di dati certi sulle perdite. Nessuno ne parla e se se ne parla è sempre al contrario: i russi dicono quanti sono i morti ucraini e viceversa. Stesso dicasi per gli equipaggiamenti e lo stato di avanzamento dell’Operazione Speciale russa.

Dopo enormi perdite di equipaggiamento all’inizio di giugno, le formazioni ucraine hanno deciso di cambiare tattica: ora la fanteria sta attaccando e i veicoli da combattimento della fanteria e i veicoli a ruote sono usati solo come “taxi corazzati” per consegnare militari nei pressi delle posizioni delle forze armate russe.

Il compito dei gruppi d’assalto è, dopo una potente preparazione di artiglieria, aggrapparsi alle piantagioni forestali, dove di solito si trovano le roccaforti russe. Se il nemico non può essere distrutto, le forze armate russe si ritirano nella successiva linea preparata per evitare tritacarne e salvare la vita del personale.

In caso di fallimento, le forze armate ucraine partono e il giorno successivo fanno lo stesso secondo il medesimo “algoritmo”. Poi, sulle linee falciate, raccolgono forze per inviare nuove riserve che vengono portate sulla prima linea, ma questa volta cadono sotto i colpi delle Forze Armate russe. Le immagini satellitari dal sito Vremievsky parlano della densità dell’incendio: le cinture forestali sono letteralmente tagliate dai crateri.

Da un lato, ciò consente davvero alla formazione ucraina di fornire una sorta di avanzamento nelle condizioni di resilienza dei combattenti russi sulla difensiva. Tali attacchi mortali portano a enormi perdite degli aggressori, motivo per cui nelle brigate coinvolte delle forze armate ucraine comincia a farsi strada un malcontento generale. A rivelarlo le chat dei militari al fronte che denunciano di essere “carne al macello”.

In generale, ora le vite delle truppe d’assalto ucraine vengono di fatto perse nel foreste lungo la linea, spesso foreste senza nome, nel tentativo di logorare le truppe russe e causare loro “fame di proiettili”. Per un mese di così continui “attacchi militati votati alla morte” gli ucraini sono riusciti a riprendere solo otto villaggi.

Graziella Giangiulio

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