La scatola nera di Internet

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ITALIA – Roma 12/07/2013. Che cos’è la Storia? Per alcuni autori ad orientamento pedagogico, si tratta di una “ricostruzione incessante dell’esperienza”, alla luce delle conoscenze oggi disponibili, ivi compresa l’epistemologia e l’antropologia, ma anche l’analisi dei referti con le tecniche avanzatissime di ricerca.

È chiaro che tale definizione di ricostruzione sia in qualche modo figurativa e non da intendersi alla lettera. Se così fosse, ci ritroveremmo a svolgere lo stesso lavoro di Winston Smith in 1984 di Orwell, ovvero la riscrittura completa di tutte le notizie – nel pieno rispetto della teoria del bipensiero (doublethink) – all’avverarsi di nuovi scenari, una ricostruzione incessante vera e non metaforica. Il lento declino della carta stampata, in favore della veloce diffusione delle notizie attraverso internet, renderà tuttavia il lavoro degli storici molto più complesso di quanto si possa immaginare. Molti dicono “internet non dimentica”, ma non è così. Ad esempio, quanti sarebbero oggi in grado di ricercare la circolare di un ministero che è stato riorganizzato e che dunque è confluito in un’altra amministrazione? Una ricerca storiografica infatti, oggi ancora gestibile attraverso archivi imponenti di notizie e articoli, ma anche saggi, prodotti ancora su carta, in un tempo futuro relativamente breve sarà quasi impossibile. L’ampia diffusione degli ebook, ad esempio, per quanto straordinariamente utili (in termini di impatti ambientali, portabilità di una intera libreria, ecc.) potrebbe a breve far rimettere in discussione la “originalità di un testo”. Una sorta quindi di revisionismo storico sarebbe possibile non appena tutte le fonti informative saranno affidate in via esclusiva alla rete. Ci sono tuttavia progetti di straordinaria importanza che fanno veramente riflettere. Strumenti che in prima battuta sono solo per specialisti di settore (informatici, analisti Osint, investigatori, ecc.) ma che possono essere diffusi per l’uso comune. Esiste infatti una sorta di scatola nera di internet, una “macchina del tempo”, che consente di visualizzare una determinata pagina di internet dal 1996 ad oggi: http://web.archive.org/ . Si tratta, dopo wikipedia, probabilmente del più grande archivio digitale mai realizzato, con 491 miliardi di pagine internet salvate. Echelon? No. È un vero e proprio “servizio pubblico”, e forse uno dei sistemi più importanti per mantenere una traccia della nostra storia recente, prima che possa essere spazzata via da qualsiasi forma di propaganda o revisionismo. Certo, non tutte le pagine e non tutte le date sono salvate. Se infatti inseriamo il nome di un sito, o di un giornale, o di un altro tema di interesse nel campo di ricerca, potremo constatare che le copie dei siti sono state effettuate a campione. Ma non importa. Sono sufficienti a comprendere il contesto di riferimento. È possibile ad esempio leggere le principali “testate” giornalistiche di una particolare data, e confrontare cosa dicevano due dei principali giornali italiani. 13 novembre 1996, la rielezione di Bill Clinton presidente degli Stati Uniti e vertice della Fao a Roma. È inoltre possibile trovare i siti delle Pubbliche Amministrazioni. Quali circolari erano disponibili sul sito dell’Inps nel 2010? E quale fu l’azione annunciata dell’Unione Europea in relazione alla crisi libanese del 2006? È possibile inoltre andare al 20 marzo 2004 e scoprire che Facebook ancora non era in linea (nonostante sia nata il 4 febbraio 2004) e constatare che allo stesso indirizzo era registrata una corporation (AboutFace) per la pubblicazione delle “intranet directory”… È quasi emozionante leggere la pagina di Wikipedia al 27 luglio 2001, sfogliarne virtualmente il layout con soli 6000 articoli, mentre oggi solo in inglese ne sono disponibili oltre 5 milioni. Questa è storia, storia della comunicazione, storia del genere umano degli ultimi vent’anni. Tutto è incredibilmente presente, pubblico, per essere consultato. Nessun sito “spia”: il progetto è aperto, comprese le regole per non essere registrati. Certo, restano i dubbi. Nella legislazione italiana, ad esempio, la conservazione sostitutiva su supporto digitale necessita di un responsabile dell’archiviazione, che ne certifica il contenuto. A sua volta, come si garantisce la “certificazione” del sito X alla data? È vero, la rete in qualche modo si “autoregola” da sola, un po’ come avviene, appunto, per lo stesso Wikipedia. Forse, comunque, un progetto di tale portata avrebbe potuto essere finanziato da istituzioni indipendenti. In ogni caso, si tratta di uno strumento di conoscenza di indubbia portata.