Una serie di attacchi in Transnistria ha sollevato preoccupazioni sul fatto che si possa aprire un nuovo fronte nella guerra in Ucraina. Il governo Moldavo ha già detto che si tratta di problemi di terrorismo interno, il governo russo ha definito non preoccupante la situazione, mentre il premier ucraino ha detto che la Russia sta usando questi mezzi per intimidire la Moldavia.
Vediamo come viene letta la situazione nella social sfera russa, ucraina e moldava.
Secondo alcuni analisti militari russi sullo sfondo dell’operazione militare speciale, così Mosca definisce l’invasione ucraina, in corso delle forze armate della Federazione Russa in Ucraina, “forze esterne” potrebbero prepararsi a sbloccare l’ennesimo conflitto locale nello spazio post-sovietico. In estrema sintesi, questa interpretazione considera che «azioni armate commesse il 25 e 26 aprile in Transnistria mostrano che i paesi occidentali e i loro satelliti rappresentati dal regime di Kiev, caduto sotto la loro influenza, sono pronti a far scatenare un altro massacro della popolazione di lingua russa con il pretesto di “combattere la Russia”».
Secondo gli stessi analisti, presenti nella socia sfera russa, negli ultimi due mesi è stata ripetutamente sollevata sulla rete la questione della Transnistria, una “repubblica” che si trova su una stretta striscia di terra lungo il confine ucraino. Le forze di pace russe, spiegano gli analisti, sono schierate lì.
Nonostante gli allarmi ucraini sui social network di una presunta possibile “svolta” delle truppe russe dal Dnestr, le forze di pace del Gruppo Operativo delle Forze Russe in Transnistria durante le operazioni militari in Ucraina hanno continuato a svolgere i loro compiti, sanciti negli accordi tra Mosca, Chisinau e Tiraspol, mantenendo l’ordine nel territorio affidato.
Per la cronaca storica, la Federazione Russa detiene un numero imprecisato di soldati in Transnistria, stato secessionista non riconosciuto internazionalmente e regione della Moldavia. Questa presenza militare russa risale al 1992, quando la 14a Armata delle Guardie sovietiche, guidata dal generale Alexander Lebed, su ordine di Boris Eltsin, intervenne nella guerra di Transnistria a sostegno delle forze separatiste transnistriane. Il conflitto quindi fu congelato. Nel luglio 1992 il presidente russo Boris Eltsin, il presidente della DMR, la Transnistria, Igor Smirnov e il presidente moldavo Mircea Snegur firmarono un armistizio. Da allora, l’esercito russo, ora Gruppo Operativo delle Forze Russe, creato nel 1995 sulla base dell’ex 14a Armata, ha pattugliato l’area e mantenuto una certa stabilità e parte del quale è attualmente a guardia del deposito di munizioni di Cobasna.
Il governo della Moldavia considera illegittima la presenza di queste truppe russe e ha chiesto il loro ritiro e la loro sostituzione con forze internazionali. La Russia però si è sempre opposta. Il 15 marzo 2022, nel pieno della guerra in Ucraina, l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha riconosciuto la Transnistria come territorio moldavo occupato dalla Russia.
La situazione, in base alla narrazione sui social media moldavi, ha cominciato a scaldarsi il 25 aprile 2022. È il giorno in cui sono arrivate le prime segnalazioni di esplosioni vicino all’edificio del ministero della Sicurezza di Stato della Repubblica Transnistriana Moldava a Tiraspol. L’edificio è stato colpito da lanciagranate: i residenti locali hanno pubblicato foto di tubi di lancio di RPG-22 e RPG-27 che giacevano sulla strada; le finestre delle case vicine sono state danneggiate. Secondo il ministero degli Affari interni della Transnistria, non ci sono state vittime dell’attacco. Quasi contemporaneamente all’attacco all’edificio del ministero della Sicurezza dello Stato, altre fonti hanno riferito di esplosioni nell’area militare nel villaggio di Parkany.
Nella notte, dello stesso giorno, a situazione nella zona di sicurezza del conflitto transnistriano era calma, come riportato da Oleg Belyakov, co-presidente della Joint Control Commission per la gestione dell’operazione di mantenimento della pace in Transnistria. Anche il governo moldavo ha espresso la sua opinione: Chisinau ha considerato le esplosioni di Tiraspol un tentativo di aggravare la situazione e ha assicurato che era in contatto con Tiraspol per raccogliere informazioni sull’incidente.
La mattina del 26 aprile sono continuate le esplosioni nel territorio transinistriano: verso le 9:00 si sono udite esplosioni sul territorio del centro radiotelevisivo “Mayak” nella regione di Grigoriopol. Presumibilmente l’attacco è stato effettuato da un drone, si sta ancora indagando. A seguito dell’attacco, due torri del centro radiotelevisivo sono state distrutte, non ci sono state vittime.
Sullo sfondo degli incidenti in Transnistria, il presidente moldavo Maia Sandu ha convocato una riunione del Consiglio di sicurezza moldavo e la leadership della Repubblica moldava transnistriana ha annunciato che avrebbe preso decisioni in difesa degli interessi della repubblica. A seguito della decisione delle autorità della Transnistria, in tutta la regione è stato fissato un livello “rosso” di minaccia terroristica, con l’istituzione di posti di blocco agli ingressi delle città, l’annullamento della sfilata del 9 maggio e il passaggio alla didattica a distanza per le scuole e le università fino alla fine dell’anno scolastico. Anche le strutture energetiche sono passate a una modalità potenziata.
Agli episodi già descritti, si vanno ad aggiungere gli eventi della mattina del 27 aprile. Si sono uditi spari in direzione del villaggio di Cobasna e visti arrivare droni secondo le autorità di Tiraspol provenienti dall’Ucraina. Il ministro dell’Interno transnistriano ha riferito che alle 8:45 locali, sono stati sparati colpi di arma da fuoco dalla parte ucraina in direzione del villaggio di Cobasna. Al momento non sono disponibili informazioni sulle vittime. Lo stesso ha riferito che anche che la sera del 26 aprile, nel cielo sopra il villaggio di Cobasna, distretto di Ribnita, sono stati osservati diversi droni, provenenti secondo le autorità locali dal territorio ucraino.
A Cobasna, come detto sopra, si trova un grande deposito di armi. Secondo gli esperti locali, è il più grande deposito di munizioni in Europa. Va notato che il co-presidente della Commissione unificata di controllo per la Gestione della Operazione di Mantenimento della pace in Transnistria, Oleg Beleakov, ha negato le notizie sugli spari nell’area dei depositi militari di Cobasna: «Le informazioni sulle sparatorie nell’area del deposito di Cobasna sono giunte al quartier generale delle forze di pace. Queste sono state verificate ma non confermate»; secondo lui, sono stati sparati diversi colpi da armi da fuoco dal territorio dell’Ucraina, il confine è a soli 2 km dai magazzini. I depositi conterrebbero 20 mila tonnellate di munizioni cioè tra gli altri granate, bombe aeree, mine e cartucce sì scadute ma idonee ad essere usate da mezzi e armi in dotazione all’Ucraina.
Anche prima dell’inizio delle operazioni militari in Ucraina, gli esperti russi presumevano che una nuova fase del conflitto transnistriano potesse iniziare in un futuro molto prossimo. Il motivo di tali valutazioni sono state le dichiarazioni del presidente della Moldova, Maia Sandu, rese subito dopo la sua vittoria alle elezioni presidenziali. In un’intervista uscita sull’ucraina Evropeyskaya Pravda, il neoeletto presidente della Moldavia affermò che l'”approccio morbido” nei negoziati per la risoluzione del conflitto transnistriano «non è stato efficace» e che il ritiro delle forze di pace russe avrebbe dovuto essere il “primo passo”. Allo stesso tempo, negli ultimi anni, il partito filo-occidentale della Moldavia guidato da Sandu ha parlato spesso della la possibilità di una nuova guerra in Transnistria e del possibile ritiro delle forze di pace russe. La questione della Transnistria è stata sollevata durante la prima visita all’estero dal presidente moldavo proprio a Kiev con Volodimyr Zelenski.
Nella social sfera, ore prima dell’attacco all’edificio dell’MGB a Tiraspol del 25 aprile, sono iniziati a circolare post sui social network secondo cui Turchia, Romania, Moldavia e Ucraina stavano presumibilmente preparando un conflitto armato in Transnistria. Secondo questi, Ankara starebbe trasferendo a Bucarest droni Bayraktar, lanciarazzi multipli e forze speciali d’elite, mentre ufficiali rumeni sarebbero in Moldavia per addestrare l’esercito, e sempre secondo gli stessi post si ritiene che stiano coordinando un attacco alla Transnistria.
Su questo terreno si vanno ad inserire gli eventi del 25, 26 e 27 aprile, che vengono visti come possibili provocazioni militari. Inoltre in un simile quadro, l’apparizione di esperti rumeni e turchi può significare solo una cosa; una ingerenza esterna occidentale concretizzatasi a fine gennaio quando la Moldavia ha stretto accordi di cooperazione con la NATO.
Graziella Giangiulio e Antonio Albanese