CROAZIA. Nuovo hub regionale energetico europeo

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La Croazia aspira sempre più a ricoprire un ruolo di primo livello nei Balcani per le questioni energetiche e si candida a diventare ed essere l’hub regionale per l’Europa sud-orientale, in particolare per il gas, data la sua posizione geografica, ma anche la collocazione dei gasdotti come lo IAP, Ionic-Adriatic Pipeline. Essendo un Paese costiero, è in posseggo ormai da tempo anche del terminale degli impianti di gas naturale liquefatto, GNL, sull’isola di Krk, la più grande del Paese, da dove arrivano navi, soprattutto americane. Grazie a questi fattori, alla disponibilità delle materie, alla capacità di trasporto e stoccaggio ma anche a delle politiche mirate ed efficaci, la Croazia è tra i paesi dell’UE con i prezzi del gas più bassi per le famiglie.

La conseguenza dell’inizio della guerra in Ucraina nel febbraio 2022, è stata lo scoppio di un’altra crisi a livello europeo, ovvero quella energetica, per la mancanza di approvvigionamenti per l’energia, il gas e il petrolio visto che molti Paesi del vecchio continente dipendevano, in diversi percentuali anche molto elevate, dalle risorse e forniture della Russia. Imposte le sanzioni, i Paesi europei si sono trovati ad affrontare la situazione e cercare di diversificare l’approvvigionamento delle risorse energetiche, stringendo accordi con paesi del Medioriente, dell’Africa, con gli USA, ma anche guardandosi ciascuno internamente e cercando di attuare cambiamenti significativi. Per quanto riguarda l’energia è stato molto più facile perché si può ricorrere alle rinnovabili, mentre per quanto concerne i combustibili fossile è molto più difficile e lungo il processo di sostituzione di queste materie. La Croazia però si è distinta come uno dei Paesi che ha affrontato la crisi in maniera eccellente, anzi sfruttando il momento e presentandosi come modello e punto di snodo.

Il primo Ministro Andrej Plenković, nello scorso novembre, aveva affermato che il governo aveva fatto tutte le mosse in merito alla crisi energetica in modo tempestivo e completo e il GNL si era rivelato un successo, sostenendo come nel contesto della crisi, il governo aveva agito in modo tempestivo e completo, portando due grandi pacchetti di aiuti. Plenković si era detto fiducioso che il Paese diventasse un hub energetico regionale.

La Croazia ha un terminal petrolifero e GNL, rigassificatore, sull’isola di Krk (Veglia) che può già servire 50 navi all’anno e prevede di espandere le sue capacità, e che in futuro fornisca gas anche alla Baviera. Ha infatti in progetto di costruire un gasdotto attraverso Lubiana e Salisburgo fino alla Baviera. La risposta degli ambientalisti non si è fatta attendere: gli attivisti di Greenpeace hanno protestato contro la decisione di aumentare la capacità del terminale GNL di Omišalj (Castelmuschio) e la costruzione del gasdotto Zlobin-Bosiljevo, in cui si prevede di investire 180 milioni di euro, chiedendo al governo di fare una svolta di 180° nella politica energetica, e che i fondi vengano investiti nelle fonti di energia rinnovabile e nell’efficienza energetica, sostenendo come tali progetti legano la Croazia al gas fossile a lungo termine, il che è completamente in contrasto con la retorica che Plenković ha usato opportunamente alla COP 27.

A dicembre 2022, in un importante forum come i Med Dialogues a Roma, anche il ministro degli Affari esteri ed europei, Gordan Grlić Radman, aveva dichiarato che «la Croazia vuole diventare l’hub energetico dell’Europa sud-orientale, considerando la sua posizione geopolitica e le infrastrutture energetiche esistenti, con la tendenza all’empowerment tecnologico». Ha individuato il progetto Northern Adriatic Hydrogen Valley a cui collaborano Croazia, Italia e Slovenia. A Omišalj, dall’inizio delle operazioni commerciali sono stati gassificati più di 6,6 milioni di metri cubi e più di quattro miliardi di metri cubi di gas naturale sono stati spediti al sistema di trasporto croato. Oltre il 60% di tutte le quantità di gas naturale che entrano nel sistema di trasporto della Croazia, entrano attraverso quel terminale. Nell’anno termico (1° ottobre inizia), il carico è stato trasbordato da otto navi da trasporto e la previsione era di altre 23 navi entro la fine dell’anno termico.

Ad inizio 2023, l’Adriatic Oil Pipeline (JANAF) ha firmato nuovi contratti con MOL per il trasporto e lo stoccaggio di petrolio. Si tratta di un contratto per il trasporto di 500.000 tonnellate di petrolio sulla tratta Omišalj – Gola e un contratto per lo stoccaggio di 149.385 metri cubi di greggio petrolio nel sistema JANAF presso i terminal Omišalj e Sisak, entrambi fino alla fine marzo. L’Ue ha sottolineato l’importanza strategica di JANAF come parte dell’hub energetico dell’Europa centrale. Successivamente, il Segretario di Stato presso il Ministero dell’Economia e dello Sviluppo Sostenibile, Milatić, ha affermato che la fornitura di gas in Croazia non sarà in discussione, rilevando che il deposito sotterraneo di gas di Okoli impianto è pieno quasi al 100%. Ha sottolineato che la Croazia è uno dei pochi paesi europei che ha avuto l’assoluta certezza che la fornitura non sarebbe stata in discussione perché ha una rotta di rifornimento dal terminale GNL che funziona senza sosta.

La Croazia è un Paese ideale per convertire l’energia solare in elettricità, ma finora questo potenziale è rimasto pressoché inutilizzato. Nella contea di Šibenik-Knin, è in fase di completamento la prima centrale solare, il più grande progetto di questo tipo attualmente in costruzione. Perfino il ministro dell’Energia americano Granholm si era espresso sull’enorme potenziale croato nelle fonti geotermiche, in cui anche le aziende americane vorrebbero investire. Un potenziale geotermico praticamente illimitato si nasconde sotto la fertile terra della Slavonia, dove in uno dei pozzi si sta lavorando per preparare la costruzione di una centrale elettrica che convertirà l’energia geotermica in energia elettrica.

La Croazia punta alla diversificazione economica. Tra i paesi balcanici è quella più dipendente dal turismo, ma come detto sta aprendo le porte per diventare un hub energetico della regione balcanica. Per esempio come sostengono i media croati, Polonia e Croazia sono paesi vicini e alleati con il potenziale per approfondire la cooperazione nel campo della difesa, della sicurezza e dell’energia, dove il terminale GNL di Krk si distingue come nuova rotta di approvvigionamento affidabile per i paesi dell’Europa centrale e orientale, tra cui la Polonia.

Viste le capacità del GNL croato, si è pensato anche di esportarlo. Il ministro dell’Economia e dello sviluppo sostenibile Filipović ha dichiarato che la Croazia consentirà il collegamento del suo gasdotto e l’utilizzo della capacità del terminale GNL con la BiH attraverso l’interconnessione meridionale del gas e aiuterà la gassificazione di quel paese. In base a un precedente accordo tra l’operatore del gas croato Plinacro e BH Gas, era stato concordato di costruire una diramazione dal gasdotto ionico-adriatico alla BiH nell’area di Imotski che darebbe a questo paese un gas diversificato l’approvvigionamento.

Emerge sempre più costantemente la volontà della Croazia di diventare l’hub energetico del sud-est Europa, raddoppiando la capacità del terminale GNL di Krk, per ridurre ulteriormente la dipendenza da Mosca, e sta discutendo il collegamento al gasdotto dall’Azerbaigian, posizionandosi così come un centro energetico. Sostiene che lo sta facendo per fornire gas ai paesi vicini. La capacità del terminale GNL sull’isola di Krk, dove arrivano navi con gas liquefatto prevalentemente americano, ha una capacità di 2,9 miliardi di metri cubi all’anno, nel 2025 è prevista per 6,1 miliardi.

Anche in questo caso, gli ambientalisti si sono fatti sentire. La Green Action ha presentato al Governo e al Parlamento richieste di interventi urgenti per il clima. Le questioni energetiche non sono le uniche, ma sono cruciali nel processo di transizione, quindi tutte le politiche devono essere urgentemente migliorate, a partire dal Piano nazionale per l’energia e il clima, attualmente in fase di revisione, e chiedono che il governo sospenda tutti gli investimenti nell’industria dei combustibili fossili.

Paolo Romano

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