MEDIO ORIENTE. La Rete Infrastrutturale USA vuole battere la Belt & Road cinese

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Gli Stati Uniti stanno discutendo con l’Arabia Saudita, l’India e gli Emirati Arabi Uniti un massiccio progetto di infrastrutture di trasporto. Washington sta intensificando l’impegno con il Medio Oriente per contrastare l’influenza della Cina.

Il progetto, riportato da Axios e da Nikkei, comprenderebbe una rete di ferrovie tra gli Stati del Golfo e gli Stati arabi, da collegare all’India attraverso rotte di navigazione dai porti della regione.

Il progetto è stato discusso domenica scorsa a Gedda, in Arabia Saudita, dal principe ereditario saudita Mohammad bin Salman, dal consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan e dalle controparti indiane ed emiratine di Sullivan. L’incontro mirava a «far progredire la loro visione condivisa di una regione mediorientale più sicura e prospera, interconnessa con l’India e con il mondo», si legge in una nota della Casa Bianca.

L’idea è stata sollevata per la prima volta in occasione di I2U2, un forum istituito nel 2021 per India, Israele, Stati Uniti ed Emirati Arabi Uniti per discutere di progetti infrastrutturali in Medio Oriente. Riyadh è stata coinvolta nelle discussioni più di recente.

La “nozione fondamentale” di I2U2 è quella di «collegare l’Asia meridionale al Medio Oriente e agli Stati Uniti in modi che facciano progredire la nostra tecnologia economica e la nostra diplomazia», ha detto Sullivan il 10 maggio. «E abbiamo già una serie di progetti in corso e alcuni nuovi entusiasmanti passi che non vediamo l’ora di intraprendere nei prossimi mesi».

L’I2U2, che ha tenuto il suo primo vertice nel luglio 2022, è stato creato per affrontare le sfide che riguardano l’acqua, l’energia, i trasporti, lo spazio, la salute e la sicurezza alimentare. Il think tank United States Institute of Peace l’ha paragonata al Quad di sicurezza composto da Stati Uniti, India, Giappone e Australia.

Il sostegno allo sviluppo delle infrastrutture fa parte della strategia di Washington per il Medio Oriente, che cerca di eliminare l’Iran come minaccia comune e di promuovere la cooperazione tra Israele e le nazioni arabe, con le quali Israele si è scontrato per la questione palestinese.

La mossa dell’Arabia Saudita, nel luglio 2022, di aprire il suo spazio aereo a tutti gli aerei civili – compresi quelli israeliani, precedentemente vietati – è in linea con questi sforzi. Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden definì la decisione come «un passo importante verso la costruzione di una regione mediorientale più integrata e stabile».

Ma il recente accordo di normalizzazione delle relazioni tra Arabia Saudita e Iran ha fatto saltare i presupposti su cui Washington sperava di isolare Teheran e di stringere relazioni diplomatiche ufficiali tra Arabia Saudita e Israele. Anche i rapporti, a quanto pare tesi, tra Biden e il primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu rappresentano un ostacolo. L’erosione dell’influenza statunitense in Medio Oriente aggiunge ulteriori motivi di preoccupazione.

Il riavvicinamento tra Iran e Arabia Saudita, avvenuto a marzo, è stato mediato dalla Cina, mentre Washington è rimasta fuori dai colloqui. Riyadh e Pechino stanno collaborando più strettamente all’iniziativa infrastrutturale Belt and Road della Cina e stanno anche collaborando a Vision 2030, un piano per ridurre la dipendenza economica dell’Arabia Saudita dal petrolio.

Il fatto che la Cina importi circa il 70% del suo petrolio pone le basi per un rapporto di dipendenza reciproca. Pechino vede in Riyadh un’importante fonte di approvvigionamento energetico stabile di cui ha bisogno per alimentare la crescita economica, mentre la Cina offre all’Arabia Saudita un mercato di esportazione costante.

D’altra parte, il Medio Oriente ha meno valore per gli Stati Uniti, poiché l’indipendenza energetica dovuta al boom dello scisto ha reso Riyad meno prioritaria. Anche l’enfasi dell’amministrazione Biden sui diritti umani ha aggiunto attrito alle relazioni.

Antonio Albanese

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