CHIPWAR. La minaccia di Pechino sulle Terre Rare scuote il mercato globale

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Le nuove restrizioni all’esportazione di Pechino su due metalli base per la produzione di chip e il crescente rischio di restrizioni analoghe sulle forniture di terre rare del Paese hanno riacceso gli sforzi globali per “alleggerire” e ridurre la dipendenza dalla Cina.

Le aziende di tutto il mondo si sono affannate a valutare l’impatto sulle catene di approvvigionamento delle restrizioni annunciate dalla Cina questa settimana, una misura di ritorsione agli sforzi compiuti dagli Stati Uniti e dai loro alleati Giappone e Paesi Bassi per limitare le capacità cinesi nel campo dei semiconduttori e dell’intelligenza artificiale, riporta AF.

Nel frattempo, su Global Times è stato lanciato l’avvertimento che la mossa è “solo l’inizio”, portando a prevedere misure simili sulle esportazioni di terre rare, di cui la Cina rappresenta il 70% della produzione mineraria globale.

I prodotti di gallio e germanio citati dalla Cina sono utilizzati nei semiconduttori, nelle tecnologie di difesa e in altre industrie high-tech. Allo stesso modo, le terre rare sono utilizzate in prodotti che vanno dai laser e dalle attrezzature militari ai magneti presenti nei veicoli elettrici, nelle turbine eoliche e nell’elettronica di consumo come gli iPhone.

Per le aziende globali è quindi fondamentale trovare paesi diversi dalla Cina per la lavorazione e l’approvvigionamento di componenti chiave.

Secondo le stime, la Cina possiede 44 milioni di tonnellate metriche di ossido di terre rare equivalenti in riserve, pari al 34% del totale mondiale, secondo i dati dell’Usgs.

Si stima che Vietnam, Russia e Brasile abbiano poco più di 20 milioni di tonnellate metriche ciascuno, mentre l’India ne ha 6,9 milioni, l’Australia 4,2 milioni e gli Stati Uniti 2,3 milioni di tonnellate metriche.

Gli Stati Uniti si riforniscono per la maggior parte delle loro importazioni di terre rare dalla Cina, ma questa dipendenza si è ridotta al 74% tra il 2018 e il 2021, dall’80% del periodo 2014-2017.

Le proprietà chimiche delle terre rare le rendono difficili da separare dai materiali circostanti e la loro lavorazione genera rifiuti tossici. La Cina è stata la scelta delle aziende perché è in grado di esportare i minerali lavorati a un costo inferiore rispetto ad altri Paesi.

Le norme ambientali poco rigorose hanno permesso al Paese di costruire la sua posizione dominante nel settore delle terre rare negli ultimi decenni, mentre i produttori occidentali abbandonavano l’industria.

Ma se i prezzi dovessero aumentare a causa delle restrizioni, le aziende avrebbero un motivo in più per spostare le catene di approvvigionamento.

Tommaso Dal Passo

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