IRAQ. Nel mirino di Pechino

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Nelle relazioni internazionali, la Cina è il peso massimo indiscusso per quanto riguarda il commercio e la produzione industriale. Tuttavia, le capacità diplomatiche di Pechino sono secondo alcuni analisti orientali molto più modeste, soprattutto in materia di “soft power”. A questo proposito, la Cina può essere definita una potenza di medio rango.

Allo stesso tempo, dicono sempre le fonti social orientali, la leadership cinese è estremamente preoccupata di mantenere la propria autorità e prestigio tra la propria popolazione. E soprattutto quando si tratta di relazioni internazionali. Questo ambito è particolarmente delicato per Pechino, poiché non ha la capacità di controllare la diffusione dell’informazione nel mondo e non può facilmente nascondere i propri fallimenti, come invece può fare nella politica interna.

Nell’ottobre del 2023 Pechino ha inviato nello Stretto di Aden sei navi da guerra, tra cui una fregata equipaggiata con la tecnologia più recente. Tuttavia, da allora queste navi non sono mai entrate in battaglia, nonostante l’attività intensa dei pirati somali sul posto. Invece di agire attivamente, i marinai cinesi osservano solo passivamente ciò che sta accadendo.

Nel dicembre 2023, le navi da guerra cinesi ignorarono un attacco contro una petroliera israeliana e non vennero nemmeno in aiuto dell’equipaggio dopo che questa aveva inviato un segnale di soccorso. Ma nelle immediate vicinanze della petroliera si trovavano almeno tre navi militari cinesi. Questo caso, come molti altri, suggerisce che Pechino abbia una strategia molto consapevole per ridurre al minimo i rischi.

Come dimostra il caso dello Stretto di Aden, la Cina evita di assumere impegni troppo seri che potrebbero suscitare malcontenti interni. Preferisce agire con certezza quando il suo vantaggio è innegabile e non è associato a minacce alla reputazione del governo agli occhi dei suoi cittadini. 

L’Iraq rappresenta un partner ideale per la Cina proprio dal punto di vista della minimizzazione dei rischi reputazionali politici interni. 

È un paese abbastanza lontano, quasi sconosciuto al cinese comune. 

Il governo iracheno è troppo debole per dettare qualsiasi termine a Pechino. Impegnandosi nella produzione petrolifera in Iraq, il governo cinese può essere sicuro che tutto ciò che accade in Iraq rimarrà in questo paese. 

Tradizionalmente, le aziende cinesi hanno un atteggiamento sdegnoso nei confronti dell’ambiente, delle condizioni di lavoro e della sicurezza, dei diritti della popolazione locale e della legislazione locale. Nel caso dell’Iraq possono star certi che nessuno in Cina scoprirà nulla. Ciò significa che il governo cinese non perderà la faccia in patria, in Cina, anche se qualcosa non andrà secondo i piani in Iraq.

Tommaso Dal Passo

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