CINA. A picco i legami UE

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Dopo anni di crescita, i legami commerciali della Cina con l’Unione europea, sembrano affondare. Pechino e Bruxelles hanno frizioni sulla questione dell’acciaio, sull’accesso al mercato, sui diritti umani e sul Mar Cinese Meridionale.

Le tensioni si sono manifestate alla fine dello scorso anno, quando Bruxelles e Pechino avrebbero dovuto tenere l’annuale dialogo economico ad alto livello Cina-Ue, ma l’incontro non si è mai svolto, secondo quanto riporta il South China Morning Post. 

Al termine del vertice annuale Cina-Ue tenutosi a Bruxelles in giugno, non vi è stata alcuna dichiarazione congiunta a causa di una frattura nella concessione dello status di economia di mercato alla Cina, che renderebbe più facile per gli esportatori cinesi evitare elevati dazi antidumping e antisovvenzioni. 

Inoltre, la partecipazione di Pechino al massiccio piano di investimenti di Bruxelles procede lentamente.

Un segno della tale sfiducia è il calo del 9,1% degli investimenti dell’Ue in Cina lo scorso anno, secondo i dati del ministero del Commercio cinese. Nel frattempo, sempre l’anno scorso, gli investimenti cinesi nell’Ue sono aumentati del 76%. La Cina ha cercato di aumentare la sua presenza sul mercato europeo per anni e ha mostrato un rapido interesse ad investire nel piano proposto dal Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker alla fine del 2014.

Pechino ha espresso interesse a partecipare al piano Juncker, senza però impegnare alcun importo specifico. Il Fondo europeo per gli investimenti strategici, Efsi, che è il fulcro del piano d’investimento, ha generato impegni di spesa per un valore di 264,3 miliardi di euro, come afferma l’Ue sul suo sito web, metà dell’obiettivo di 500 miliardi di euro entro il 2020.

Secondo il giornale, Pechino aveva previsto un contributo di 2 miliardi di euro all’Efsi nel 2015, quando l’Ue era alle prese con la crisi del debito europeo e aveva disperato bisogno di capitali.

«L’importo non era molto, ma è stato simbolicamente significativo avere la Cina nel programma di investimentI», afferma Scmp. Tuttavia, la fonte ha detto, Pechino è stata delusa perché il suo contributo non sarebbe stato considerato da Bruxelles come una garanzia di contratti commerciali, ma solo come un pass per consentire alle imprese cinesi di competere per i progetti di piano di investimento, e così, nel 2016, la Cina ha abbandonato il suo piano di contribuire al fondo; inoltre, Bruxelles era preoccupata che l’intervento di Pechino potesse minacciare gli interessi europei in materia di sicurezza. Nonostante la battuta d’arresto, entrambe le parti hanno chiesto che il progetto Belt and Road e lo schema Juncker fossero collegati.

L’investimento cinese totale nei 16 paesi europei, 11 dei quali membri dell’Ue, ha raggiunto i 9 miliardi di dollari l’anno scorso, con progetti che includono la produzione di automobili, i trasporti e la logistica. 

Ma la più stretta interazione economica tra la Cina e i paesi dell’Europa centrale e orientale ha alimentato a Bruxelles le preoccupazioni che la Cina cercasse di dividere l’Ue e influenzare le questioni europee.

Graziella Giangiulio