CINA. La guerra dell’import con l’UE

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L’Ue ha raggiunto un accordo su severe nuove regole contro le importazioni a basso costo, una mossa che rischia di accendere le relazioni già tese con Pechino.

Dal luglio, la Commissione europea, i governi nazionali dell’Ue e i membri del Parlamento europeo hanno discusso di nuove norme per il calcolo dei dazi all’importazione tesi a frenare pratiche commerciali sleali, in particolare da parte della Cina, riporta Scmp.

L’Unione è stata sottoposta a forti pressioni da parte delle principali industrie europee affinché venissero mantenute forti misure di difesa commerciale a causa delle sovvenzioni pubbliche cinesi e del suo eccesso di produzione, in particolare nel settore dell’acciaio e di altri metalli.

Le nuove misure sono intese a controbilanciare le conseguenze della concessione alla Cina dello status di economia di mercato in seno all’Organizzazione mondiale del commercio, che renderà più difficile dimostrare l’uso di pratiche commerciali illegali da parte di Pechino.

Il tema è così delicato che la Cina ha sconvolto l’Unione europea in un vertice di giugno, rifiutandosi di approvare una dichiarazione congiunta sul cambiamento climatico a causa dell’insoddisfazione sulla questione dello status. Quando la Cina ha aderito all’Organizzazione mondiale del commercio nel 2001, è stato inserito nei termini dell’accordo che gli Stati membri potevano considerarla come un’economia non di mercato per 15 anni.

Nell’ambito di questo regime, l’Ue e gli altri paesi dell’Omc hanno mantenuto il potere di stabilire unilateralmente norme antidumping rapide e severe senza violare le regole dell’Organizzazione mondiale dl Commercio.

Il termine dei 15 anni è scaduto alla fine dello scorso anno, ma l’Unione europea intendeva concedere il nuovo status una volta che queste nuove norme fossero entrate in vigore.

Pechino ha detto in precedenza che il rifiuto di concedere alla Cina lo status di economia di mercato è un esempio di «protezionismo occulto» e un uso della politica dei “due pesi e due misure” da parte dell’Occidente.

Graziella Giangiulio