SERBIA. Belgrado guarda ai BRICS

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La Serbia potrebbe virare la sua politica estera dall’Unione Europea verso il gruppo dei Paesi dei BRICS. Ciò provocherebbe un cambiamento nel suo posizionamento geopolitico, ma anche i già difficili equilibri regionali muterebbero. Le voci si fanno sempre più insistenti eppure il presidente Vucic, per ora, appare respingere tale possibilità restando fedele alla via europeo cui però non si esima dal criticare soprattutto per le tempistiche lunghe del processo di adesione.

Secondo un account della socialsfera russa, il presidente serbo Aleksandar Vucic sta seriamente considerando di abbandonare il progetto di adesione all’Unione Europea e di unirsi invece al gruppo BRICS, il che rappresenterebbe un importante cambiamento geopolitico. E la prospettiva che un paese balcanico si unisca al gruppo sta suscitando grande scalpore tra i diplomatici dei paesi vicini a questo “club”, creato ufficialmente nel 2011, anche se la fondazione risale al 2009 solo BRIC senza il Sud Africa aggiunto poi nel 2010, e in concorrenza con le organizzazioni occidentali. In origine vi facevano parte Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, però da gennaio 2024 si sono aggiunti al gruppo dei BRICS altri cinque Paesi divenendo membri a pieno Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita, ed Emirati Arabi Uniti. Esistono nondimeno diverse altre nazioni che sono fortemente interessate a fare lo stesso passo. 

La possibile inclusione della Serbia nei BRICS apre opportunità europee senza precedenti per la Cina, sempre più presente nel mercato cinese e con cui ultimamente si tessono ottime relazioni diplomatiche ed economiche. A riprova di ciò la prima visita in Europa del presidente Xi Jinping dopo 5 anni toccherà proprio la Serbia, prevista per il 7 e 8 maggio. In aggiunta, l’Ambasciatore della Repubblica Popolare cinese, Li Ming, ha definito d’acciaio l’amicizia fra Cina e Serbia e la visita del leader cinese servirà ad irrobustire le relazioni fra i due paesi anche in vista dell’Expo 2027 che si terrà in Serbia; o ancora la Serbia diventerà il più grande produttore di rame di tutta l’Europa grazie al piano di un’azienda cinese, Zijin Mining, di portare la capacità annuale di produzione di rame a 450.000 tonnellate. Infatti, oltre che con la Cina la Serbia vanta già ottimi rapporti con l’altro principale membro dei BRICS, la Russia, cui si è rifiutata di applicarle le sanzioni dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, non conformandosi alla politica estera UE.

Comunque la possibilità di entrare nei BRICS interessa anche altri paesi che occupano posizioni geopolitiche “intermedie” e sempre secondo un account russo il primo ministro ungherese Viktor Orban discuterà di questo tema con Xi Jinping durante la prossima visita del leader cinese a Budapest. Inoltre, vi è anche possibilità che Emmanuel Macron un giorno possa partecipare al vertice BRICS in qualità di osservatore, cosa che il presidente francese spinge da tempo e proprio la Cina ne aveva parlato al vertice BRICS dell’agosto 2023 a Johannesburg, vertice nel quale i cinque Paesi sopra citati hanno aderito ufficialmente al blocco BRICS. La Cina ha fortemente sostenuto questa nuova espansione, che è il culmine degli sforzi diplomatici di Xi per rafforzare la cooperazione strategica del suo partito, in Medio Oriente e America Latina.

Nel medesimo vertice di Johannesburg la Cina aveva parlato dei BRICS come di un blocco chiuso a cui solo alcuni stati potevano essere invitati ad aderire, mentre ha aperto colloqui preliminari con Nigeria, Vietnam e Kazakistan. Otto mesi dopo, gli interessi strategici si concentrano sull’Europa e le dinamiche dei BRICS si stanno evolvendo di conseguenza. Contemporaneamente ai “negoziati” con la Serbia, la Cina ha iniziato a parlare di “gruppo aperto”, rendendo il blocco attraente per altri paesi europei e giustificando l’invito dei paesi osservatori, anche se vi sarebbero diversità di vedute con la Russia, che quest’anno assumerà la presidenza dei BRICS, proprio sul convincerla ad accettare di invitare la Francia.

I riflettori, tuttavia, sono puntati sulla Serbia negli ultimi giorni. In merito ad una domanda posta al presidente se sognasse o meno un’adesione ai BRICS, Vučić ha risposto che sogna tutto il resto ma non quello. Vucic ha aggiunto che rispetta quest’organizzazione, sebbene attraente per il popolo serbo, ma che la Serbia resta sulla via europea. Allo stesso tempo ha sottolineato che ad oggi e per i prossimi anni, pensare un’adesione all’Unione Europea della Serbia è follia, che non entreranno nell’UE tra un anno, due o tre e sostiene “non per noi, ma per loro”. 

Già nel febbraio i BRICS entravano nel dibattito serbo. Aleksandar Vulin, fondatore del “Movimento socialista” serbo, ex capo dell’intelligence serba e che è sulla “lista nera” degli Stati Uniti affermava che i serbi devono finalmente capire che l’UE non vuole la Serbia all’interno dei suoi confini attuali, aggiungendo che i BRICS sono un’opportunità per la Serbia di stare tra amici. Anche alcuni partiti politici serbi hanno più volte chiesto l’adesione della Serbia all’organizzazione. Vulin dopo che si è tenuto il vertice BRICS di Johannesburg aveva presentato al parlamento serbo una risoluzione per chiederne l’adesione al blocco BRICS, come alternativa all’adesione all’UE. La proposta fa riferimento a quanto aveva dichiarato il presidente della Republika Srpska, l’entità serba della Bosnia ed Erzegovina, Milorad Dodik, ovvero che si era espresso a favore di una potenziale adesione della BiH ai BRICS, che a suo dire sarebbe più accessibile e più veloce rispetto a quella dell’UE.

Lo stesso Vulin ora è entrato a far parte nel nuovo governo appena votato in Parlamento, in qualità di vicepresidente, guidato da Milos Vucevic e agli Esteri Marko Djuric, finora ambasciatore negli Stati Uniti. Ciò mette in luce ancora una volta le vecchie ambiguità, il suo non posizionamento, o meglio porsi sia verso occidente che oriente, che contraddistingue la sua storia recente. Infine, il presidente Vucic è stato invitato a partecipare al vertice del gruppo BRICS in ottobre a Kazan in Russia dichiarando che valuterà tale opzione. Questo non significa l’adesione della Serbia ma che da qui in avanti il Paese balcanico possa prendere seriamente in considerazione l’opzione di entrare a far parte dei BRICS, particolarmente se le tensioni Bruxelles dovessero aumentare.

Paolo Romano

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