
La Serbia, rappresenta il Paese nei Balcani occidentali che ha subìto da sempre maggiormente l’influenza russa, non tanto per gli investimenti in termini economici, ma più per altre questioni politiche, ideologiche o morali, come la religione cristiana ortodossa. Inoltre, per la Russia la Serbia rappresenta un importante punto nel Europa. Tutti i suoi legami e i vincoli si sono visti con l’aggressione da parte della Federazione Russa all’Ucraina nello scorso febbraio.
D’altro canto, però, nel corso degli ultimi anni la Serbia aveva dato prova della sua volontà di avvicinarsi all’Europa ed aveva iniziato il percorso per l’integrazione nell’Unione Europea. Nel 2008 con la firma da parte dello stato dell’Accordo di Stabilizzazione e Associazione (ASA) con l’UE è iniziato ufficialmente il processo di adesione, ma in realtà i negoziati ASA iniziarono già nel 2005, quando addirittura la Serbia era ancora confederata al Montenegro. Nel 2009 il Paese deposita la sua candidatura, mentre nel 2012 il Consiglio europeo concede lo status ufficiale di Paese candidato, e fra il 2013 e 2014 si da il via allo screening e ai negoziati, che comprende ben 24 capitoli.
Questo trend verso il cammino europeo della Serbia sembrava aver allentato i rapporti e l’influenza con la Russia, pur rimanendo comunque stabili e solidi, ma lo scoppio della guerra in Ucraina ha messo in evidenza che così non è, anzi. Tutti i nodi però del suo districarsi fra la Russia e l’UE sono venuti al pettine nell’ultimo anno.
La Serbia è l’unico Paese dei Balcani occidentali a non aver adottato le sanzioni contro la Russia, conformandosi in particolare all’UE, nonostante le grandi pressioni subite da parte europea ed americana invitandola ad adottarle come contromisure per l’aggressione all’Ucraina. Il presidente Vucic ha resistito, sostenendo che non è nell’interesse del Paese adeguarsi a questo tipo di misure. Ciò ha provocato un cortocircuito nel processo negoziale, in particolare nel cluster che riguarda la politica estera e di sicurezza dell’UE, che affinché questo capitolo vada in porto il Paese si deve conformare strettamente alle decisioni europee. Infatti, nel 2022 tutte le istituzioni europee hanno raccomandato alla Serbia di seguire nelle sanzioni ciò che l’UE aveva stabilito, perché questo ha portato ad uno stallo nei negoziati, anzi a detta dell’UE un arretramento. Nei Balcani, a differenza serba, gli altri stati non membri dell’UE, come Montenegro e Macedonia del Nord ad esempio, si sono conformati con l’Unione ed l’hanno seguita nell’adottare le sanzioni contro la Russia.
La Serbia, quindi ora si trova sempre più in bilico fra le due realtà opposte. Cerca di destreggiarsi come può. Non rinuncia al processo negoziale, ma soprattutto ai fondi europei cha ha ricevuto, essendo il Paese non UE che ne riceve di più, anche in campo energetico, ed adottando degli accordi per farla essere più competitiva a livello europeo. L’ultimo in ordine cronologico è l’accordo che consente alla Serbia di accedere al bilancio dell’UE per la ricerca. Con questo accordo, le organizzazioni di ricerca scientifica serbe saranno in una posizione di parità con le organizzazioni dei paesi che sono membri a pieno titolo dell’UE. Inoltre, è stato anche adottata la Decisione sulla costituzione della Rete per la lotta contro le frodi e la gestione delle irregolarità nella gestione delle risorse finanziarie dell’UE al fine di attuare in modo più efficace misure e procedure per la prevenzione, il controllo, l’individuazione e il sanzionamento di irregolarità e frodi nella gestione delle risorse finanziarie dell’Unione.
Allo stesso tempo, però, l’influenza russa non diminuisce affatto. A riprova di ciò le ultime notizie che giungono sono emblematiche. La Serbia ha iniziato a partecipare attivamente al reclutamento di mercenari russi per la guerra in Ucraina, a dichiararlo è Aleksandar Olenik, membro della coalizione Zajedno za Vojvodina Vojvodjana nel parlamento serbo, che ha valutato che la Serbia sta “diffondendo propaganda di guerra” della Russia. Lo sta facendo permettendo al portale russo Russia Today (RT), che ha recentemente iniziato a funzionare in Serbia anche se è vietato nella maggior parte dei paesi europei, di trasmettere un annuncio della Wagner, la compagnia militare privata, per volontari, anche con delle condizioni salariali allettanti. L’annuncio del gruppo Wagner per nuovi volontari rappresenta propaganda politica, lo sostiene anche il presidente dell’Associazione dei giornalisti indipendenti della Serbia, definendo la pubblicazione di quel testo “pura provocazione”, e ha valutato che mostra anche “che molte leggi qui non si applicano ai russi”, poiché la Serbia ha vietato per legge il viaggio dei suoi cittadini su campi di battaglia stranieri già da diversi anni. Questo come ultima dimostrazione del rafforzamento della narrativa di vicinanza tra serbi e russi. Infine, da notare anche il sostegno russo sulla questione kosovara, cardine e centrale per il governo di Belgrado.
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Paolo Romano