ENERGIA. Il prepotente ritorno delle perforazioni petrolifere offshore

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Le compagnie petrolifere e del gas hanno intensificato la caccia a nuovi giacimenti, reinvestendo parte dei profitti record derivanti dall’impennata dei prezzi dei combustibili fossili guidata dalla guerra in Ucraina, secondo i dati e i dirigenti del settore.

Stando a Reuters, il rilancio dell’esplorazione, in particolare da parte delle major europee, riflette un rinnovato impegno nel settore del petrolio e del gas dopo che Shell e BP hanno rallentato i piani per abbandonare le loro attività tradizionali e investire nelle energie rinnovabili nell’ambito della transizione energetica.

La decisione risponde alle pressioni esercitate dalla maggioranza degli investitori per massimizzare i profitti del settore petrolifero e del gas piuttosto che investire in attività a basso margine nel settore delle energie rinnovabili. Inoltre, sfida le proteste di una minoranza di investitori attivisti che vogliono che le compagnie petrolifere siano più strettamente allineate con gli sforzi globali per mitigare il cambiamento climatico.

Il rinnovato appetito per le riserve e la produzione di petrolio e gas rappresenta una svolta particolarmente importante per BP, che tre anni fa si è sbarazzata della maggior parte del personale della sua unità di esplorazione.

L’esplorazione è un’attività a lungo termine e ad alto rischio. I progetti offshore di grande portata richiedono in genere cinque anni per essere sviluppati dopo la scoperta e almeno altri 10 anni per rientrare dell’investimento iniziale.

Ma come fonte di profitto, si è dimostrata più affidabile per le major dell’energia rispetto al modello di business molto diverso della produzione di energia rinnovabile. Il petrolio e il gas a monte hanno avuto storicamente rendimenti intorno al 15%-20%, mentre la maggior parte dei progetti di energie rinnovabili ha prodotto fino all’8%.

La corsa verso l’alto dei prezzi del petrolio e del gas, guidata dai fatti d’Ucraina, si è tradotta in profitti record per le major dell’energia. Questo ha aumentato la fiducia nelle esplorazioni offshore più costose e ad alto rischio, che possono anche dare i maggiori frutti.

I principali fornitori di dati e consulenti del settore sostengono questa tesi. Il numero di navi di perforazione offshore utilizzate per l’esplorazione e la produzione di petrolio e gas è risalito a maggio ai livelli pre-pandemia, aumentando del 45% rispetto ai minimi dell’ottobre 2020.

Si prevede un continuo aumento dell’attività di esplorazione e perforazione offshore che dovrebbe crescere del 20% entro il 2025.

L’aumento delle trivellazioni ha già contribuito a portare le tariffe giornaliere degli impianti di perforazione in leasing ai livelli più alti dal 2014, quando i mercati delle materie prime hanno subito un crollo.

Le dimensioni potenziali dei giacimenti offshore possono garantire economie di scala, il che significa che viene utilizzata meno energia per estrarre ogni barile, limitando le emissioni.

L’Agenzia Internazionale per l’Energia prevede che gli investimenti globali nel settore petrolifero e del gas a monte aumenteranno di circa l’11%, raggiungendo 528 miliardi di dollari nel 2023, il livello più alto dal 2015.

Il cosiddetto Triangolo d’Oro – Golfo del Messico, Sud America e Africa occidentale – e parte del Mediterraneo rappresenteranno il 75% della domanda globale di piattaforme galleggianti fino al 2027.

Si veda l’esempio della Namibia, che pur non avendo ancora prodotto petrolio e gas, ha attirato un forte interesse dopo che Shell e TotalEnergies hanno fatto delle scoperte al largo della costa del Paese dell’Africa meridionale.

Il 14 giugno, Shell ha dichiarato che i risultati dei test di perforazione effettuati finora erano incoraggianti. Insieme ai suoi partner QatarEnergy e la compagnia petrolifera nazionale della Namibia, Shell prevede di trivellare altri due pozzi in Namibia entro il terzo trimestre di quest’anno.

Shell ha inoltre richiesto una licenza per la perforazione di altri 10 pozzi di esplorazione e di valutazione. TotalEnergies ha fatto una scoperta di petrolio nel febbraio 2022 nel pozzo Venus nella Petroleum Exploration Licence – Pel 56 della Namibia, che conterrebbe 3 miliardi di barili di petrolio equivalente (boe).

La Shell ha riferito di scoperte nei pozzi Graff, La Rona e Jonker nella Pel 39, che insieme si stima contengano 1,7 miliardi di boe. Nel tentativo di invertire il declino della produzione di petrolio e gas dopo il passaggio alle energie rinnovabili, BP si è rivolta al Golfo del Messico e alle coste orientali del Canada, dove sta incrementando le attività di esplorazione petrolifera.

Lucia Giannini

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