UNGHERIA. La logica dell’atteggiamento di Orban con Mosca

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Tra gli effetti della crisi ucraina sulla stabilità europea, vale anche la pena di citare il riallineamento dell’Ungheria di Orban. Nel 2022 non stupisce il fatto che il governo di Budapest nei confronti del Cremlino abbia deciso di attenersi a un atteggiamento diverso rispetto agli atri ventisei partner europei, eppure lo stesso premier ungherese in passato si poneva in una posizione ben diversa nei confronti della Russia: nel 1999, nel corso del primo mandato come capo del governo, il leader di Fidesz impedì il passaggio sul territorio ungherese di convogli russi con aiuti umanitari per i serbi durante la guerra del Kosovo, fatto che all’epoca provocò una crisi diplomatica tra i due paesi.

Alla base del cambio di atteggiamento del governo ungherese nei confronti di Mosca c’è ovviamente la questione energetica, aspetto essenziale soprattutto in vista delle elezioni che si terranno nei prossimi mesi: secondo i dati Eurostat, tra i ventisette membri Ue l’Ungheria è rimasto il terzo paese per prezzi del gas più bassi per i consumatori. In questo senso, la visita di Orban a Mosca a inizio febbraio è stata pianificata anche nell’ambito della campagna elettorale per il 2022: in quell’occasione, il premier ungherese ha definito “ragionevoli” le richieste del Cremlino e ha sottolineato la necessità di negoziare per trovare una soluzione alla crisi ucraina.

Eppure, l’atteggiamento di Budapest in questa vicenda sembra in qualche modo non riguardare soltanto la questione energetica, che pure resta l’aspetto principale. Mosca rimane un importante partner per l’Ungheria anche in quanto modello politico e sociale. La famosa intervista di Vladmir Putin al Financial Times del 2019 in cui il Presidente russo definiva obsoleto il modello di democrazia liberale si ricollegava volutamente anche alla dottrina proposta da Viktor Orban in Ungheria già nel 2014.

Tutto questo ovviamente non rappresenta una novità, tuttavia bisognerebbe chiedersi fino a che punto l’atteggiamento di Budapest possa favorire gli interessi economici del paese, visto che nonostante le prese di posizione del tutto opposte a quelle di Bruxelles, l’economia ungherese dipende innanzitutto da quella europea. Basti pensare che prima del 2019 le esportazioni ungheresi verso paesi extra-Ue sono diminuite, anziché raggiungere un terzo degli scambi come inizialmente promesso da Orban.

Altri partner europei come Italia o Germania hanno in gioco interessi commerciali ben più consistenti quando si parla delle relazioni con la Russia; nel caso dell’Ungheria, bisognerebbe capire se la posizione di Orban può effettivamente rispondere a una concreta strategia politica e fino a che punto nel lungo termine questo favorisca la stessa Ungheria.

Carlo Comensoli