UE. I fertilizzanti russi per l’Europa ora vanno in Africa. States primi acquirenti

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Tra i motivi che hanno portato alla rottura dell’accordo del grano tra Russia, Turchia e ONU il fatto per il quale alla Russia è stato impedito il trasporto dei fertilizzanti dal porto di Odessa per l’Europa e l’Africa. E ancora l’impossibilità di utilizzare una banca russa per incassare i proventi dalle vendite dei cereali e dei fertilizzanti. Il 13% della produzione mondiale di fertilizzanti arriva da Mosca.

Molte aziende europee con il rincaro dei fertilizzanti o delle materie per produrre i fertilizzanti (ammoniaca) che ora sono di importazione non russa hanno dovuto aumentare il prezzo finale dei loro prodotti. Eppure si scopre che tra i primi importatori di fertilizzanti russi ci sono gli Stati Uniti. Ricordiamo che i fertilizzanti non sono compresi nelle sanzioni UE. A marzo 2022 la Russia ha raccomandato alle sue aziende di sospendere le esortazioni. Non solo il fatto che alcuni porti non riescono più a operare ha di fatto troncato il commercio di tali beni.

Secondo i dati forniti da Roscongress, gli stati hanno acquistato fertilizzanti russi per un valore di 596 milioni di dollari nei primi tre mesi di quest’anno. Secondo Roscongress, gli Stati Uniti sono uno dei primi tre esportatori di fertilizzanti russi, dietro India e Brasile. Tuttavia, le spedizioni a Nuova Delhi sono cresciute di più, salendo a 708 milioni di dollari.

In Europa, la situazione è l’opposto. La Russia ha reindirizzato le forniture dall’UE ad Algeria, Egitto, Trinidad e Tobago. Cresce anche la domanda sul mercato interno, che ha permesso di aumentare la produzione di fertilizzanti del 3%. Secondo l’Associazione russa dei produttori di fertilizzanti, il nostro paese fornisce il suo complesso agroindustriale in questo settore dell’80%.

Dal 1° settembre, il dazio all’esportazione sarà aumentato all’8%. Alcuni rappresentanti delle imprese lo considerano ingiusto, poiché il tasso non tiene conto della differenza di costo e redditività dei vari tipi di fertilizzanti. Tuttavia, le statistiche del Ministero delle finanze mostrano che il precedente metodo di calcolo del dazio non si giustificava: nei primi 6 mesi sono stati raccolti solo 5 miliardi di dollari contro il previsto 120 miliardi di dollari.

È difficile dire se le esportazioni ne risentiranno, ma è comprensibile la riluttanza delle imprese a pagare di più. Nel frattempo, sullo sfondo di una riduzione delle entrate del petrolio e del gas, solo il complesso agroindustriale può compensare il deficit in futuro. Un’altra cosa è che l’industria agricola non è così “ricca” come l’industria petrolifera.

Anna Lotti

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