Il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato l’introduzione del “lavoro politico-militare” nella Guardia Nazionale russa, riaprendo la strada all’educazione politica e ideologica di stampo sovietico. Un decreto firmato da Putin il 21 settembre non ha fornito dettagli su ciò che la nuova pratica avrebbe comportato. Ma viene dopo che il capo della Guardia Nazionale, la Rosgvardia, Viktor Zolotov ha annunciato l’intenzione di introdurre «un corpo di istruttori di politica militare» all’interno del servizio federale russo.
«Noi associamo l’ulteriore sviluppo del supporto morale e psicologico all’attuazione delle proposte elaborate l’anno scorso e sostenute dal comandante supremo in capo sulla creazione di corpi politico-militari nelle truppe», ha detto Zolotov durante una riunione del consiglio di amministrazione della Guardia Nazionale a marzo, ripreso da Rferl.
La Guardia Nazionale, formata nel 2016 dalle truppe del ministero dell’Interno, non fa parte delle forze armate e risponde al presidente sotto il suo ruolo di presidente del Consiglio di Sicurezza nazionale. Zolotov, che detiene il rango di generale dell’esercito, è un membro del Consiglio di Sicurezza ed è considerato uomo profondamente fedele a Putin.
Il nuovo provvedimento è l’ultimo segnale di un ritorno all’indottrinamento delle truppe con l’ideologia politica e la propaganda, pratica iniziata nel 1919 nella Russia sovietica, ma terminata con la caduta dell’Unione Sovietica nel 1991.
Nel luglio 2018, Putin ha decretato l’istituzione, all’interno del ministero della Difesa, di un Direttorato politico-militare. Il direttorato si descrive come impegnato in «propaganda e agitazione politico-militare»; «mantenere lo stato morale e politico dei militari»; e «la formazione di una personalità ideologicamente convinta di un militare».
Andrei Kolesnikov, presidente del programma di politica interna russa al Carnegie Moscow Center, ha suggerito che la modifica di legge che amplia il ruolo della Guardia nazionale potrebbe essere vista come una «preparazione alla rivolta» in Russia.
«L’esperienza bielorussa è stata presa in considerazione» ha twittato il 21 settembre, riferendosi alle grandi proteste contro il presidente bielorusso Alyaksandr Lukashenko dopo la contestata elezione, e alla violenta repressione della polizia che ne è seguita. All’interno della Rosgvardia inizierà il “lavoro politico-militare”, cioè l’incitamento all’odio contro i manifestanti nella polizia antisommossa.
Anna Lotti