Russia – Paesi Baltici – Ue. Circospezione e sospetti

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Mar BalticoRecentemente, il ministro degli Esteri estone Urmas Paet ha espresso il desiderio che i rapporti politici con la Russia vadano incontro a sostanziali miglioramenti, nella generale speranza che cambiamenti di rilievo si potranno avere quando i vertici della politica russa saranno ricoperti da una generazione senza passato sovietico.

Considerazione che rispecchia l’impasse politica che caratterizza le relazioni dell’area baltica con la Russia, date le note sensibilità al riguardo della scelta dei tre paesi di entrare come membri sia nell’Ue che nella Nato. Il tutto, nonostante i rapporti economici tra le tre entità statali baltiche e la Russia siano attualmente caratterizzati da una discreta stabilità e una dinamica di crescita.

 

D’altra parte, rimane aperta la questione dei residenti baltici di lingua russa sprovvisti di cittadinanza, dichiarati dal ministro degli esteri russo SergeJ Lavrov nel corso del suo tradizionale appuntamento con gli studenti dell’università di Mosca “una vergogna”, tornando a sottolineare la necessità di un riconoscimento automatico della cittadinanza ai figli degli apolidi, che si trovano in una condizione al di fuori del diritto internazionale. Dichiarazioni che lasciano interdetti alla luce della scelta di molti residenti baltici che sembrano preferire il passaporto russo a quello del paese ospitante, indotti da motivi pragmatici legati al trattamento pensionistico ed al regime dei visti russi più favorevoli. Condizione che porterebbe a naturali illazioni al riguardo del carattere geopolitico di una situazione di fatto indotta.

Eloquente il caso della Lettonia, dove negli ultimi dieci anni i cittadini con passaporto russo sono passati da circa 8mila a 40mila, grazie alle facilitazioni del Cremlino che non richiede esami di lingua e storia della nazione per ottenere la cittadinanza e alle possibilità date dal passaporto russo che permette di entrare in Russia e negli altri paesi della Comunità di Stati Indipendenti senza la necessità di ottenere un visto. Inoltre, stando alle legislazioni vigenti, la nazionalità russa permetterebbe di usufruire di un sistema pensionistico di retaggio sovietico con soglie di età pensionabili più basse rispetto all’Unione Europea, stante una differenza irrisoria nel trattamento economico. In Estonia, d’altra parte, il numero dei cittadini russi ha superato quello degli apolidi presenti nel paese, sottendendo una strategia geopolitica da parte russa collegata alla responsabilità diretta di protezione, anche militare, dei propri cittadini qualunque sia il loro paese di residenza.

Si profilerebbe allora una concezione di temporaneità da parte della potenza russa dell’attuale posizionamento geopolitico dei Paesi Baltici, alimentata da un condizionamento diplomatico, oltre che economico, forte di una mancata risposta in termini di stabilità istituzionale da parte delle tre repubbliche europee.

Nel frattempo, ricorre nel 2012 il ventesimo anniversario del Consiglio degli Stati del Mar Baltico. Organizzazione che vorrebbe per spunto programmatico portare i suoi membri a diventare parte integrante del benessere europeo, attraverso la contrastante scelta di passare lo scorso luglio la presidenza dalla Germania alla stessa Russia.

Rispetto a questa situazione, la risposta tedesca, forte del suo rinnovato ruolo all’interno dell’Unione non è tardata ad arrivare. Nel corso del mini vertice diplomatico che ha avuto luogo lo scorso agosto a Riga tra Estonia, Lettonia, Lituania e Repubblica Federale, la Germania ha evidenziato la gravità della spaccatura tra nord e sud dell’Unione. Il ministro degli esteri tedesco Guido Westerwelle si è pertanto apprestato mettere il proprio sigillo su una dichiarazione non vincolante che riaffermerebbe la Germania come locomotiva finanziatrice dell’eurozona, Paesi Baltici compresi.

Evidentemente, le difficoltà legate alle crisi economica, potrebbero portare, nei timori mitteleuropei, le economie dei tre stati baltici ad allontanarsi dall’idea politica dell’Unione, dunque alla potenziale ricerca di un modello autorevole di sviluppo che la Repubblica Federale vorrebbe preventivamente fornire allo scopo di contenere la sempiterna pressione Russa.