Missione Spike

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Spike è la proteina più menzionata al modo in questo momento. La sua missione è quella di permettere al virus SARSCoV-2 di infettare il nostro corpo, quindi tutti cercano di usarla e sfruttarla per combattere l’incubo coronavirus. E mentre sono al vaglio delle autorità delle cure che potrebbero sfollare gli ospedali e dare così vita a un ripristino della normalità nel settore sanitario  e vedere finalmente in calo l’elenco dei morti in Italia e nel mondo, tutti hanno il mirino puntato su quello che è visto come la panacea di tutti mali: la creazione di un vaccino. Ma come funziona un vaccino e a che punto siamo? 

Per i complottisti noi siamo cavie a disposizione della scienza e questi vaccini servono solo a indebolire l’organismo, per gli scienziati sono l’unica via di salvezza per il genere umano, per i politici sono la cartina tornasole per tornare alla normalità. Noi abbiamo fatto una ricognizione sullo stato dell’arte senza entrare nel merito, cosa che si potrà fare solo tra qualche anno. Per ora dobbiamo fidarci di quello che ci riassumono le case farmaceutiche. 

Quanti e quali sono i vaccini arrivati in Italia

In pochi mesi, ricercatori e aziende farmaceutiche hanno messo a punto lo studio di vaccini e si è arrivati ad identificarne oltre 200 prototipi, 52 dei quali in fase di sperimentazione, 13 giunti alla fase finale della sperimentazione e 6 sono pronti per essere inoculati.

Secondo quanto riferito dal Ministero della Salute, in base agli accordi stipulati, l’Italia potrà contare sulla disponibilità di oltre 224 milioni di dosi.

Il primo vaccino ad essere stato autorizzato in Unione Europea è stato Comirnaty di Pfizer-BioNtech: il 21 dicembre 2020 dall’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) e il 22 dicembre dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA).
Il 6 gennaio è stato autorizzato dall’EMA anche il vaccino Moderna, autorizzato da AIFA il 7 gennaio.
Il 29 gennaio è stato autorizzato dall’EMA e il 30 gennaio dall’AIFA anche il vaccino AstraZeneca.

I vaccini a RNA: BioNTech – Pfizer e Moderna

L’Agenzia Italiana del Farmaco ha reso disponibili sul suo sito la documentazione relativa a entrambi i vaccini, contenenti informazioni riguardanti composizione, utilizzo e modalità di somministrazione. 

Il vaccino Pfizer ,somministrato nei soggetti di età pari o superiore a 16 anni, contiene una molecola di RNA (rnRNA) con le istruzioni per produrre una proteina presente su SARSCoV-2, il virus responsabile di COVID-19.

La sua somministrazione, che viene eseguita nel muscolo della parte superiore del braccio, avviene  in due iniezioni a distanza di 21 giorni l’una dall’altra.

I virus SARS-CoV-2 infettano le persone utilizzando una proteina di superficie ( Spike), che agisce permettendo l’accesso dei virus nelle cellule, in cui si possono riprodurre. Tutti i vaccini attualmente in studio sono stati messi a punto per indurre una risposta che blocca la proteina Spike e quindi impedisce l’infezione delle cellule. 

È composto da molecole di acido ribonucleico messaggero (mRNA) che contengono le istruzioni affinché le cellule della persona che si è vaccinata sintetizzino le proteine Spike. Nel vaccino le molecole di mRNA sono inserite in una microscopica vescicola lipidica che permette l’ingresso del mRNA nelle cellule.

Una volta iniettato, l’mRNA viene assorbito nel citoplasma delle cellule e avvia la sintesi delle proteine Spike. Le proteine prodotte stimolano il sistema immunitario a produrre anticorpi specifici. In chi si è vaccinato e viene esposto al contagio virale, gli anticorpi così prodotti bloccano le proteine Spike e ne impediscono l’ingresso nelle cellule. 

La vaccinazione, inoltre, attiva anche le cellule T che preparano il sistema immunitario a rispondere a ulteriori esposizioni a SARS-CoV-2.

Quindi cosa fa il vaccino? Non introduce nelle cellule di chi si vaccina il virus vero e proprio, ma solo l’informazione genetica che serve alla cellula per costruire copie della proteina Spike. Se, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare nuovamente in contatto con il SARSCoV-2, il suo sistema immunitario riconoscerebbe  il virus e sarebbe pronto a combatterlo. L’mRNA del vaccino non resta nell’organismo ma si degrada poco dopo la vaccinazione.

Il vaccino Moderna, invece, viene somministrato a persone dai 18 anni su. Il principio attivo è l’acido ribonucleico messaggero (mRNA) che codifica per la proteina spike del SARS-CoV-2. L’mRNA è inserito in nanoparticelle lipidiche contenenti il lipide SM-102.

Viene somministrato attraverso due iniezioni intramuscolari, da effettuarsi a 28 giorni di distanza l’una dall’altra.

Moderna stimola le naturali difese dell’organismo (il sistema immunitario),  inducendolo a produrre una protezione (anticorpi) contro il virus che causa COVID-19. 

Utilizza una sostanza chiamata acido ribonucleico messaggero (mRNA) per trasportare una serie di istruzioni che le cellule del corpo possono utilizzare per creare la proteina spike presente anche sul virus. Le cellule producono quindi anticorpi contro la proteina spike per contribuire a combattere il virus. In tal modo, l’organismo sarà in grado di proteggersi dal Covid. 

I vaccini a DNA

A differenza di quelli a base dell’mRNA, quelli basati sul DNA utilizzano DNA sintetizzato in laboratorio per indurre una risposta immunologica nell’ospite contro batteri e virus. 

La vaccinazione con DNA consiste nel trasmettere alle cellule dell’ospite i geni che contengono le informazioni necessarie alla cellula per produrre antigeni della proteina “spike” del SARS-CoV-2, la proteina che provocherà una risposta immunitaria specifica con anticorpi diretti contro la stessa proteina “spike”.

I geni vengono inseriti in laboratorio in un virus innocuo per l’uomo (vettore) che, una volta iniettato, porta i geni fino alla cellula. Qui vengono copiati in molecole di RNA messaggero (mRNA) che raggiungono i ribosomi – le microscopiche fabbriche di proteine della cellula – e fanno loro produrre la proteina “spike”.
Ma la proteina virale “spike” viene riconosciuta come estranea dal sistema immunitario che comincia quindi a produrre anticorpi diretti contro questa proteina. 

Uno dei vaccini a DNA prossimi all’utilizzo è quello prodotto da AstraZeneca. Questo vaccino utilizza come vettore un adenovirus di scimpanzé, cioè una versione indebolita e incapace di replicarsi nell’uomo di un comune virus del raffreddore, che trasporta i geni della proteina spike di SARS – CoV-2.

Dopo la vaccinazione, l’adenovirus trasferisce l’informazione genetica (DNA) della proteina “spike” e la fa produrre dalle cellule dell’ospite, attivando il sistema immunitario affinché attacchi il coronavirus in caso di contagio. Il vettore adenovirus è stato scelto per generare una forte risposta immunitaria già dalla prima dose e non può causare infezione nell’individuo vaccinato.

Il vaccino AstraZeneca

Realizzato con l’Università di Oxford,  non utilizza l’mRNA, ma è basato su un vettore adenovirale non replicativo. 

Destinato a persone di età pari o superiore ai 18 anni, è composto da un adenovirus di scimpanzé incapace di replicarsi (ChAdOx1 – Chimpanzee Adenovirus Oxford 1) e modificato per veicolare l’informazione genetica destinata a produrre la proteina Spike del virus SARS-CoV-2.

La sua somministrazione avviene in due fasi, da effettuarsi in un intervallo compreso tra i 28 e gli 84 giorni. 

Dopo la somministrazione, l’adenovirus modificato e incapace di modificarsi si lega alla superficie delle cellule umane e penetra nel nucleo della cellula. Lì fornisce il codice genetico per produrre la proteina Spike del coronavirus. Le cellule immunitarie (cellule T) circolanti riconoscono lo stimolo della proteina Spike, inducono una risposta immunitaria cellulare e la produzione di anticorpi neutralizzanti il virus.

Il sistema immunitario produce inoltre cellule dotate di memoria difensiva contro la proteina Spike del coronavirus, facilitando il riconoscimento e la risposta immunitaria rapida in caso di futura esposizione al coronavirus responsabile della COVID-19.

La vaccinazione quindi introduce nelle cellule di chi si vaccina solo l’informazione genetica che serve per costruire copie della proteina Spike. L’adenovirus non è in grado di replicarsi e quindi non si può diffondere nell’organismo delle persone che hanno ricevuto la vaccinazione.  Dopo la somministrazione l’informazione genetica viene degradata ed eliminata.

I vaccini sono sicuri?

Allo scetticismo dilagante, la medicina ha risposto producendo in meno di un anno oltre 200 potenziali vaccini, di cui 52 in fase di sperimentazione, 13 in fase finale e 6 pronti ad essere utilizzati per avviare la campagna di vaccinazione. 

Si è potuti giungere ad un risultato simile grazie a molteplici fattori: finanziamenti consistenti, sistemi di produzione che mettono in moto un’ accelerazione nel processo di creazione, la dichiarazione dello stato di emergenza e le ricerche svolte in precedenza su virus simili (è il caso dei vaccini a base di DNA, iniziata 25 anni fa, e dei vaccini a base di RNA, che hanno beneficiato di 10-15 anni di ricerca).

Se da un lato i processi di produzione possono essere accelerati, la parte più lenta riguarda la ricerca di potenziali candidati a cui somministrare le dosi di vaccino prodotte. 

La rapida approvazione dei vaccini ha sollevato dubbi soprattutto riguardo la loro sicurezza. I rigidi criteri per l’approvazione sono rimasti gli stessi e sono stati rispettati. La differenza principale rispetto al passato è che questi sono stati applicati in parallelo, permettendo di fare molti più test contemporaneamente e su larga scala. 

Il Piano strategico del Ministero della Salute

Il ministro della Salute Roberto Speranza ha presentato il 2 dicembre 2020 al Parlamento le linee guida del Piano strategico per la vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19 (Decreto 2 gennaio 2021), elaborato da Ministero della Salute, Commissario Straordinario per l’Emergenza, Istituto Superiore di Sanità, Agenas e Aifa. 

Nel Piano si legge “L’obiettivo della campagna di vaccinazione della popolazione è quello di prevenire le morti da Covid e raggiungere al più presto l’immunità di gregge per il SARS-CoV2.

La campagna è partita il 27 dicembre in forma dimostrativa in Italia ed Europa con il vaccine day e in modo effettivo il 31 dicembre 2020, dopo l’approvazione da parte dell’EMA (European Medicines Agency) del primo vaccino anti COVID-19. Dopo una fase iniziale, che dovrà essere limitata, per il numero di dosi consegnate, essa si svilupperà in continuo crescendo secondo il Piano strategico approvato dal Parlamento il 2 dicembre 2020. I vaccini saranno offerti gratuitamente a tutta la popolazione, secondo un ordine di priorità, che tiene conto del rischio di malattia, dei tipi di vaccino e della loro disponibilità.”

Durante questa prima fase, le categorie ad aver ricevuto la prima dose sono state: professionisti sanitari, personale sanitario e sociosanitario di ospedali e servizi territoriali, ospiti e personale dei presidi residenziali per anziani.

Come previsto dal Piano, l’8 febbraio 2021 è stato pubblicato il documento che aggiorna le categorie e l’ordine di priorità per la seconda fase della campagna vaccinale contro il Covid-19 in base all’evoluzione delle conoscenze e alle informazioni sui vaccini disponibili.

 

C.G.