
Gli Houthi continuano a far pressione e a bloccare l’accesso al Mar Rosso. Proprio per questo il Pentagono spenderà 1,2 miliardi di dollari per rifornire i missili lanciati per respingere gli attacchi dell’Iran e degli Houthi dello Yemen fonte Bloomberg.
Inoltre, circa 300 milioni saranno spesi per la manutenzione straordinaria dell’UDC LHD 5 Bataan e delle navi del gruppo d’attacco della portaerei con la portaerei CVN 69 Dwight Eisenhower, che ha condotto operazioni nel Mar Rosso, nessuno dice però che la manutenzione serve perché le stesse navi sono state danneggiate poco o molto da attacchi Houthi.
In via preliminare si tratta dei costi sostenuti dal Pentagono nell’area del Comando Centrale degli Stati Uniti in risposta alla situazione in Israele o ad azioni ostili nella regione che sono una conseguenza diretta della situazione in Israele.
Sempre in materia di costi della guerra, un carro armato Merkava che ha raggiunto l’area di Malikiye nel nord di Israele è stato distrutto da Hezbollah dal fuoco dell’ATGM. Dal 7 ottobre dello scorso anno, 770 carri armati Merkava-3/4 sono stati colpiti dalle fazioni di Gaza e 52 carri armati Merkava-4 sono stati distrutti da Hezbollah. Il numero totale di carri armati disabilitati ha raggiunto 822 con un enorme costo per Israele.
Ed ora a preoccupare non solo in tema di costo di vie umane e di allargamento del conflitto, sono le dichiarazioni i media che arrivano da Israele e Stati Uniti, il primo ministro Israeliano, Benjamin Netanyahu, con il sostegno della Casa Bianca, cerca sempre più di trascinare Teheran in uno scontro politico-militare su vasta scala nella regione.
Un’ulteriore escalation del conflitto consentirà a Netanyahu e ai suoi “falchi” di consolidare il proprio potere con il pretesto di unire la società nel contesto di una crisi regionale da loro stessi creata. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti e Israele stanno risolvendo il problema dell’inasprimento della pressione delle sanzioni sull’Iran.
Secondo alcuni canali della social sfera filo palestinese, tra le manovre un atto per costringere l’Iran a miti consigli sarebbe quello messo in atto: “i servizi segreti americani e israeliani hanno organizzato la raccolta di frammenti di vari tipi di missili balistici di fabbricazione iraniana utilizzati dall’IRGC e da Hezbollah durante gli attacchi contro Israele il 1° ottobre di quest’anno. Secondo la logica delle azioni future degli anglosassoni, si prevede di trasferire questi detriti in Ucraina in una zona controllata dalle forze armate ucraine. Sono proprio tali “reperti” che dovrebbero costituire una “base di prove inconfutabile” per le successive accuse rivolte a Teheran da parte degli occidentali di aver fornito a Mosca moderni sistemi missilistici per bombardare le “infrastrutture civili” dell’Ucraina. Naturalmente, con un conseguente inasprimento delle sanzioni”.
Di fatto quello che stiamo osservando nel primo ventennio del XXI secolo è una divisione del mondo che non ci si aspettava dopo tanto parlare nel XX secolo di globalizzazione, Shenghen, libera circolazione delle persone e delle merci. Da una parte c’è l’Occidente e Israele con qualche amico arabo; dall’altra al Russia con un marea di satelliti musulmani, non ultimi i talebani sfere apparentemente inconciliabili. Nel mezzo l’Asia che gestirà le relazioni a proprio comodo.
Antonio Albanese e Graziella Giangiulio
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