Nell’ultimo mese, gli Stati Uniti hanno effettuato almeno 200 attacchi aerei nello Yemen. Tutti questi sforzi statunitensi, che hanno bombardato principalmente esche e montagne, non sono riusciti ad aprire lo stretto di Bab el-Mandeb.
Secondo le fonti yemenite “gli Stati Uniti e il Regno Unito subiscono la più grande sconfitta navale dalla seconda guerra mondiale contro un pugno di uomini sulle montagne dello Yemen”.
Scott Olinger, ex ufficiale dell’intelligence statunitense, parlando a Sky News: «Nonostante i nostri attacchi, gli Houthi sono ancora forti e non si sono lasciati scoraggiare dagli attacchi americani! Sembra che la missione intrapresa dagli Stati Uniti sia fallita perché gli europei non si fidano del governo e del comando militare degli Stati Unit».
Non solo: a dimostrare il fallimento occidentale nei confronti degli yemeniti di Ansar Allah le parole del viceministro degli Esteri del governo di Sanaa, Hussein Al-Ezzi, che ha affermato il 21 marzo: «l’America sta mentendo sulla navigazione marittima, ribadendo che è sicura e non vi è alcuna minaccia dallo Yemen».
Al-Ezzi ha spiegato in una conferenza stampa che a tre nazionalità è vietato navigare nel Mar Rosso: “israeliana, americana e britannica”, sottolineando che garantire la navigazione marittima senza Sana’a è una “illusione” e chiunque la pensi così si sbaglia. Ha aggiunto che l’America non può proteggere le sue navi, che passavano pacificamente prima dell’attacco allo Yemen, e ora sono impotenti.
Egli ha sottolineato che durante questa settimana, 283 navi hanno attraversato il Mar Rosso in modo sicuro e protetto, spiegando che «le compagnie di trasporto sono state purtroppo colpite dalla propaganda americana e si registra un declino a causa della militarizzazione americana del Mar Rosso».
Ha continuato: «Il presidente Al-Mashat ha formato un consiglio umanitario per coordinare l’attraversamento sicuro del Mar Rosso, e il coordinamento continua». Il Vice Ministro degli Esteri di Sana’a ha sottolineato che ci sono stati colloqui costruttivi tra Sana’a e l’Unione Europea durante i quali abbiamo confermato che la navigazione marittima è sicura e ci rivolgeremo a tutti i paesi in comunicazione con il Consiglio Umanitario.
Ha inoltre sottolineato che «prima dell’entrata in vigore della classificazione americana, abbiamo avviato colloqui mediati dalla Norvegia, e ci sono state fatte grandi offerte per rinunciare alla nostra posizione, e noi abbiamo rifiutato, sottolineando che la classificazione rappresentava per noi un indicatore di vittoria nella nostra posizione con la Palestina, e se avessimo accettato le loro offerte, sarebbe stato un pugnalata alle spalle per la Palestina».
Antonio Albanese e Graziella Giangiulio