#ISRAELHAMASWAR. Hamas attacca due volte tel Aviv. Houthi hanno sempre sparato contro le navi nonostante gli attacchi USA

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Gli Stati Uniti stanno facendo pressione su Israele. John F. Kirby ha dichiarato: «È tempo che Israele interrompa le operazioni nella Striscia di Gaza». Il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha detto che gli Stati Uniti stanno conducendo “intense” discussioni con Israele sul passaggio ad operazioni di “minore intensità” nella Striscia di Gaza. «Crediamo che sia giunto il momento per una tale transizione. Ne stiamo parlando adesso», ha detto Kirby.

Secondo il New York Times, la CIA ha creato una task force speciale subito dopo gli attacchi del 7 ottobre per fornire a Israele informazioni sui massimi leader di Hamas. E ancora, sembra che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e i suoi collaboratori siano sempre più insoddisfatti del fatto che il primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu si rifiuti di seguire le raccomandazioni della parte americana sulla situazione nella Striscia di Gaza, ha riferito il portale Axios.

Secondo Axios tra i funzionari statunitensi, “il presidente Biden e altri funzionari statunitensi sono sempre più irritati da (…) Netanyahu e dal suo rifiuto della maggior parte delle recenti richieste degli Stati Uniti riguardo alla guerra a Gaza”.

Una fonte nell’amministrazione americana ritiene che “la pazienza del presidente si stia esaurendo”, mentre un’altra ha affermato che Washington sta vivendo “un’enorme delusione”.

Il mediatore americano Amos Hockstein nel frattempo si è mosso tra Libano e Israele per cercare di garantire che Hezbollah non sparasse sui residenti che tornavano alle loro case.

Il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto ha spiegato alla stampa internazionale che «i soldati italiani non saranno coinvolti nella missione contro i ribelli Houthi perché gli alleati dell’Italia sanno benissimo che abbiamo bisogno del permesso parlamentare, non possiamo intervenire militarmente se non a seguito di una risoluzione internazionale o dopo una richiesta di aiuto da parte di un Paese specifico». 

In risposta alle pressioni statunitensi: il primo Ministro Netanyahu afferma: «Israele metterà fine alla guerra con Hamas solo dopo aver preso il controllo del confine della Striscia di Gaza con l’Egitto (…) Distruggeremo Hamas, smilitarizzeremo Gaza, ma l’equipaggiamento militare e altre armi mortali continueranno a fluire in questo buco meridionale, quindi dobbiamo chiuderlo».

Nonostante le dichiarazioni del primo Ministro in Israele si sarebbe aperto il settimo fronte quello tra Netanyahu e Galant. A darne notizia Yedioth Ahronoth: “Il brutto litigio nella sessione del consiglio di guerra, tra il primo Ministro Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Galant, è semplicemente l’espressione della acuta tensione tra i due, che risale a prima della guerra, e la verità è che c’è chi descrive il rapporto tra loro che è il settimo fronte della guerra e può influenzare il resto dei fronti”. Gli altri fronti sono: tre su Gaza, uno nel sud del Libano, Rafah, l’eliminazione dei leader di Hamas nel mondo. 

Secondo Avigdor Lieberman: “Il gabinetto di guerra ha perso il Nord” . Nel commentare le immagini provenienti da Gaza mette anche in guardia nuovamente dal pericolo proveniente dal fronte settentrionale.


Esmail Qaani numero uno delle Quds iraniane ha dichiarato: «Israele non è stata in grado di ottenere alcun risultato strategico nella Striscia di Gaza».

Sempre più difficile la circolazioni delle merci nell’area del Mar Rosso. Dopo gli intensi bombardamenti. Americani e britannici contro insediamenti Houthi è continuata l’attività di assalto alle navi da parte degli Houthi. Il 12 gennaio gli Houthi hanno avvicinato una petroliera russa che aveva il transponder spento, rendendo impossibile l’identificazione poiché la nave apparteneva alla “flotta di petroliere grigie”. Secondo indiscrezioni la petroliera ha continuato il suo tragitto. 

Il 13 gennaio si apprende gli Houthi hanno erroneamente attaccato una petroliera battente bandiera panamense che trasportava petrolio russo nel Golfo di Aden, ha riferito la compagnia britannica Ambrey. Il British Maritime Trade Centre ha segnalato un incidente nel Mar Rosso meridionale al largo delle coste dell’Eritrea il 14 dicembre che ha coinvolto due piccole imbarcazioni.

Mentre il 15 gennaio secondo Ambrey Company: gli Houthi hanno lanciato 3 missili, uno dei quali ha colpito una nave mercantile di proprietà degli Stati Uniti d’America vicino ad Aden. La conferma è arrivata anche dal Comando Centrale USA: “una nave americana è stata colpita da un missile balistico lanciato dagli Houthi al largo delle coste dello Yemen”.

L’attacco è avvenuto dopo che la nave ha respinto gli avvertimenti che le erano stati indirizzati. Si tratta di una petroliera. Gli Houthi hanno parlato di vendetta contro gli attacchi britannici e americani. A partire dal 12 di gennaio gli Houthi hanno fatto sapere che tutti gli interessi americani e britannici sono diventati obiettivi legittimi in risposta alla loro aggressione diretta e dichiarata.

Il Qatar ha deciso di smettere di esportare GNL in Europa attraverso il Mar Rosso e di spedirlo in giro per l’Africa, il che porterà anche ad un aumento dei prezzi del GNL. Le assicurazioni degli Stati Uniti sulla sicurezza della navigazione non impressionano nessuno: navi di paesi amici dell’Iran hanno navigato e continuano a navigare attraverso il Mar Rosso. Così come quelle navi che dichiarano apertamente di non avere alcun legame con Israele. Il resto è a rischio. A livello strategico, l’Iran ha un chiaro vantaggio.

Non solo sembra che l’arsenale missilistico Houthi e altre armi non siano stati danneggiati a seguito degli attacchi statunitensi e britannici, ha detto a RIA Novosti un membro della dirigenza Houthi. Quanto ci sia di vero in questa dichiarazione è difficile stabilirlo. Di certo c’è che dal 2015 ad oggi gli Houthi hanno lavorato in collaborazione con gli iraniani specializzati nel costruire nascondigli nelle montagne cosa che avranno sicuramente fatto in prospettiva di un ingresso a sostegno di Hamas che pianificava l’attacco del 7 ottobre da almeno due anni. 

Il New York Times afferma che gli attacchi statunitensi di venerdì sera contro obiettivi militari Houthi dello Yemen hanno ridotto la loro capacità di lanciare attacchi missilistici e droni solo del 20-30%, citando due funzionari statunitensi.

Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi sugli attacchi Houthi nel Mar Rosso ha detto: «La Cina chiede la cessazione immediata di qualsiasi danno alle navi civili».

Centcom ha riferito che ieri gli Houthi hanno lanciato un missile da crociera contro il cacciatorpediniere statunitense DDG 59 Laboon il 156 gennaio e un aereo in volo lo ha abbattuto con successo. Non ci sono stati feriti e non è stato causato alcun danno.

Il segretario alla Difesa britannico Grant Shapps sulla possibilità di ulteriori attacchi nello Yemen: “Aspetteremo e vedremo”. Il primo Ministro britannico, Rishi Sunak, è stato più categorico nelle sue dichiarazioni: «Gli attacchi contro le navi nel Mar Rosso devono cessare e faremo tutto il necessario per ridurli. la mancata azione contro gli attacchi Houthi avrebbe indebolito la sicurezza globale e minacciato la navigazione marittima». 

Il Leader del Partito laburista britannico, Keir Rodney Starmer: «Condanniamo fermamente gli attacchi alla navigazione nel Mar Rosso Gli Stati Uniti hanno riferito sempre il 15 di gennaio che non sono interessati alla guerra nello Yemen, alle operazioni di terra o a qualsiasi altro conflitto fonte Casa Bianca. L’esercito americano annuncia la scomparsa di due soldati delle forze speciali della US Navy nel Golfo di Aden mentre inseguivano una nave sospettata di “trasportare armi” per il movimento Ansar Allah».

Da fonti social filo russe si apprende che un aereo da trasporto ucraino An-124 che trasporta rifornimenti dalla base aerea cipriota di Akrotiri alla base americana a Gibuti, è arrivato a Gibuti nel fine settimana una parte degli aiuti della NATO destinati all’Ucraina è stata invece destinata al rafforzamento delle forze a Gibuti. Secondo la social sfera il fatto che Gibuti non sia ancora stato attaccato è probabile perché si prevede che le basi nella regione saranno riempite di equipaggiamenti e munizioni. Il rafforzamento degli Stati Uniti comincia gradualmente ad espandersi oltre il semplice bombardamento aereo. Nel lungo post si legge. «Gli aerei da trasporto arrivano da settimane. Gli aerei da trasporto ucraini di fabbricazione sovietica sono progetti avanzati utilizzati per trasportare compagnie mercenarie, squadre speciali, consiglieri militari e uomini della CIA, soprattutto in Medio Oriente. È quindi naturale che gli Houthi abbiano lanciato esercitazioni militari su larga scala e avvertano apertamente di un possibile intervento militare di terra degli Stati Uniti».

Tornando sul suolo Israeliano a Tel Aviv si regista un doppio attacco da parte di una ma molto probabilmente due persone che hanno portato alla morte di tre persone. Dal ferimento di 19 altre persone. 

L’attacco terroristico è avvenuto nella città di Ra’nana, che si trova 19 km a nord di Tel Aviv. Per l’accaduto ci sono stati due arresti. Il tutto avviene a meno di 24 ore dopo il discorso di Abu Ubaida, in cui invitava i giovani della Cisgiordania e gli abitanti dell’interno a impegnarsi nella battaglia di Al-Aqsa, rispondono all’appello con una doppia operazione a Tel Aviv. 

Ed ora uno sguardo alla linea del fronte.

Rafah sta affrontando una crisi del pane a seguito della grande densità di popolazione dopo che la città ha accolto decine di migliaia di sfollati, nonostante la riapertura di alcuni panifici sostenuti dall’UNRWA, che però non sono sufficienti a soddisfare i bisogni della popolazione.

Gli aerei israeliani hanno lanciato una serie di violenti raid sulla città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Il tutto a seguito della comunicazione di Tel Aviv all’Egitto della sua intenzione di lanciare un’operazione militare per controllare l’Asse di Filadelfia (linea rossa) e stazionare le forze dell’IDF lungo il confine per impedire ad Hamas di contrabbandare armi nella Striscia di Gaza.

Resta elevata la tensione anche nel sud del Libano il 15 gennaio Hezbollah ha rilasciato una dichiarazione in cui annuncia un attacco contro una concentrazione di soldati israeliani nella base Mitat, al confine settentrionale, durante il quale l’IDF ha subito vittime. Altri attacchi di Hezbollah registrati a Birkat Risha. L’esercito “israeliano” ha trasferito l’unità “Duvdevan” dalla Striscia di Gaza alla Cisgiordania, a causa delle tensioni sulla sicurezza. I bombardamenti dell’artiglieria israeliana hanno preso di mira la periferia delle città di Al-Dhahira – Al-Jabain – Tair Harfa – Aita ash Shaab periferia di Hanin.

I contadini dell’Alta Galilea chiedono che il governo israeliano risarcisca i danni causati alle loro fattorie dai missili Hezbollah e dubitano della possibilità che ciò accada. Il capo del Consiglio regionale della Galilea occidentale, Meta Asher, e il capo del Forum della linea di conflitto, commentano gli attacchi di Hezbollah e il fuoco anticarro: «Cento giorni di guerra. È tempo di dire che il governo israeliano ha fallito nei confronti del Nord. Cento giorni in cui Hezbollah attacca e noi rispondiamo. Cento giorni senza dormire per chi resta qui alla frontiera (…) Il tempo lavora contro di noi nel nord. Ogni giorno che passa senza che il governo fissi obiettivi e non lavori per garantire la sicurezza in Galilea causa danni irreparabili».

Nella giornata del 15 gennaio l’esercito ha bombardato siti nel sud del Libano da cui sono stati sparati proiettili verso la città di Mitat nell’Alta Galilea. Hezbollah ha risposto con un missile anticarro lanciato dal Libano verso Al-Malikiyah nell’Alta Galilea.

Il 14 sera le forze di sicurezza israeliane hanno condotto uno dei più grandi raid in oltre dieci insediamenti dell’Autorità Palestinese in Cisgiordania. L’operazione più grande ha avuto luogo a Nablus, dove unità dell’IDF sono entrate nel campus dell’Università An-Najah per la prima volta dal 1992 per arrestare studenti. Secondo gli ultimi dati, circa 25 persone sono state arrestate con l’accusa di legami con Hamas.

A Qalqilya, le forze di sicurezza israeliane hanno distrutto due case, condotto perquisizioni nell’area di uno degli ospedali e arrestato più di dieci palestinesi. Ci sono stati anche scontri a fuoco con terroristi locali, provocando il ferimento di un militante.

I raid su larga scala sono stati probabilmente una risposta agli appelli di ieri dei radicali per una protesta generale dopo che gli israeliani hanno ucciso diversi adolescenti vicino a Ramallah.

La situazione in Cisgiordania rimane ancora sotto il completo controllo degli israeliani. Tutti i recenti tentativi da parte di attivisti locali di organizzare disordini nella regione non hanno avuto il sostegno della popolazione o sono stati prontamente repressi dalle forze di sicurezza. Stessa cosa è successa nella giornata del 15 gennaio.

Gli aerei israeliani hanno continuato a bombardare le aree residenziali nella parte settentrionale della Striscia di Gaza. Secondo gli ultimi dati, la notte scorsa più di 30 residenti sono stati uccisi e diverse decine sono rimaste ferite. Intanto i media palestinesi riferiscono che 70mila unità abitative nell’enclave sono state completamente distrutte e 290mila sono in rovina. Ciò significa che circa il 70% della parte settentrionale della Striscia di Gaza è ormai inabitabile.

Secondo la Radio dell’Esercito Israeliano a oggi c’è stato il ritiro della 36a Divisione dalla Striscia di Gaza che comprende la Brigata Golani, la 7a Brigata, la 188a Brigata, la 6a Brigata e il Corpo del Genio. Nella Striscia di Gaza rimangono tre divisioni dell’esercito israeliano: la 162a, la 99a e la 98a divisione.

Se a Rafah si sente la fame, a Gaza City e al nord a mancare è l’acqua. L’Euro-Mediterranean Human Rights Monitor rinnova il suo avvertimento sulle ripercussioni dell’aggressione a Gaza, concentrandosi questa volta sulla scarsità di acqua potabile e descrivendo la questione come una forma di genocidio commesso da “Israele” contro i civili.

A Gaza centro si sono sentite esplosioni vicino alla città di Acri e si sta indagando sui retroscena dell’evento. Le Brigate Al-Qassam distruggono le concentrazioni nemiche a est del campo di Bureij, nel centro della Striscia di Gaza, con colpi di mortaio di grosso calibro. 

A Gaza sud continuano gli scontri a Khan Yunis. Hamas e alleati continua a compiere attentati contro i militari israeliani. 

Antonio Albanese e Graziella Giangiulio

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