ISRAELE. Tutti si preparano allo scontro: pronto il Gabinetto di Guerra; esercito si prepara; ospedali svuotati. AQPA si congratula con Hamas; Houthi vicini al conflitto aperto

227

Se non viene fermata al più presto, la guerra in Israele rischia di diventare un conflitto regionale. Sulla social sfera si comincia ad abbandonare l’interesse per il conflitto ucraino e si è virato sulla guerra in Israele. Tre i tratti salienti della social sfera nella giornata dell’11 ottobre visti dal lato arabo. Li riportiamo da lettori e non di chi appoggia queste dichiarazioni, i trend sono tre: il discorso del presidente russo Vladimir Putin sull’escalation nella zona del conflitto israelo-palestinese; la posizione dell’Iraq e al Qaeda che con il gruppo AQAP riprende una campagna mediatica di al Qaeda: “Gerusalemme non sarà mai Giudeizzata”.

Per quanto concerne il discorso di Vladimir Putin i punti salienti sono o seguenti: «Il problema palestinese è nel cuore di ogni musulmano, ed è percepito da loro come una manifestazione di un’ingiustizia portata a un livello incredibile».

«Gli Stati Uniti hanno trascurato i meccanismi nella zona del conflitto arabo-israeliano e hanno fatto affidamento sui bisogni materiali delle persone nel territorio palestinese. Durante la creazione di Israele si parlò di creare subito una Palestina sovrana, ma ciò non fu mai fatto».

«Quello che sta accadendo è terribile. L’amarezza in Israele e Palestina è molto grande, ma dobbiamo sforzarci di ridurre al minimo le vittime civili, i bambini e le donne devono essere lasciati fuori dal conflitto. Se gli uomini hanno deciso di combattere tra di loro, allora lasciamoli combattere tra di loro».

«Non è noto se la situazione tra Israele e Palestina si calmerà nel prossimo futuro, ma ciò potrebbe portare a grossi problemi. La posizione della Russia su Palestina e Israele è ben nota ai partiti; siamo a favore dell’attuazione delle decisioni delle Nazioni Unite e della creazione di uno Stato palestinese. Sia negli Stati Uniti che in Israele ci sono molti sostenitori della creazione di uno Stato palestinese, ma le forze che sostengono una soluzione militare stanno prendendo il sopravvento».

«Le accuse contro l’Iran di coinvolgimento nell’aggravamento del conflitto israelo-palestinese sono infondate. Non capisco perché gli Stati Uniti stiano attirando gruppi di portaerei verso Israele, questo sta aggravando la situazione. Hanno deciso di spaventare qualcuno? Lì c’è gente che non ha più paura di niente».

«L’escalation in Israele non influirà sulla produzione petrolifera, ma potrebbe incidere sulla logistica, sulle assicurazioni e sul trasporto merci». «Spero che prevalga il buon senso.»

Le parole di Putin sono state ben ascoltate dal primo Ministro iracheno, Mohammed Shia al Sudani, in Russia per il forum energetico e che sta facendo proprio da mediatore per la causa palestinese. In Iraq, infatti a partire dal 7 ottobre ci sono state solo posizioni in favore della Palestina. Tra queste: quella del Segretario generale dell’Associazione degli Studiosi Musulmani in Iraq; Nouri Al Maliki, Faiq Sheikh Ali esprime solidarietà ai palestinesi. La coalizione “Nabni” annuncia il suo supporto alla resistenza palestinese. Portavoce del governo iracheno, Bassem al Awadi, dichiara che l’Iraq si schiera dalla parte del popolo palestinese affinché ottengano i loro pieni diritti senza i quali è impossibile una pace; avverte che l’escalation continua nei territori palestinesi si rifletterà sulla stabilità della regione e perciò esorta la Lega degli Stati Arabi a riunirsi urgentemente per discutere gli sviluppi della situazione.

Le PMU, milizie irachene dichiarano che l’operazione Al Aqsa Flood è una risposta contro l’occupazione sionista. Il blocco Sadiqun dichiara piena solidarietà alla resistenza del popolo palestinese contro l’aggressione sionista. Il Movimento Irada considera i sionisti responsabili e esorta la comunità internazionale a porre fine alle loro politiche in Palestina.

Il Primo vice presidente del parlamento, Mohsen al Mandalawi dichiara che «L’operazione Al Aqsa Flood è stata una reazione naturale ai crimini dell’occupazione sionista». Il parlamentare Mahmoud al Qaisi dichiara di stare dalla parte dei palestinesi. Al Sadr dichiara di pregare per il popolo palestinese. La presidenza della Repubblica rinnova il pieno supporto dell’Iraq al popolo palestinese e condanna gli attacchi brutali contro di esso: «La presidenza della Repubblica esorta la comunità internazionale ad assumersi le sue responsabilità legali e morali affinché il popolo palestinese ottenga giustizia e garanzia dei propri diritti».

Al Sadr chiama un milione di persone a dimostrare sostegno alla Palestina in piazza Tahrir venerdì prossimo. Akram al Kaabi sostiene la manifestazione di venerdì.

Il primo ministro Al Sudani ha discusso al telefono con il Presidente egiziano El Sisi gli sviluppi della situazione nei territori palestinesi; ribadendo l’importanza dell’unità dei Paesi arabi e la posizione islamica riguardo alla lotta palestinese per i loro diritti contro le forze di occupazione sioniste; e ha sottolineato la necessità di un’azione per evitare ulteriore violenza, il che destabilizzerebbe l’intera regione; si chiede infine l’intervento della comunità internazionale contro le politiche di Israele.

Il primo Ministro Al Sudani e il re di Giordania hanno discusso telefonicamente della situazione nei territori palestinesi, sottolineando l’importanza dell’unità dei Paesi arabi e ribadendo la posizione islamica in supporto della causa palestinese; affermano inoltre la necessità di aderire alle risoluzioni internazionali, ignorate da Israele, e di continuare gli sforzi regionali e internazionali per ripristinare i diritti del popolo palestinese e affinché possano stabilire un loro Stato indipendente con Gerusalemme come capitale.

Tra i comunicati pervenuti in favore della Palestina quello di al Qaeda: AQPA – al Qaeda nella Penisola Araba – che apre il comunicato con le felicitazioni per quanto intrapreso in Palestina. Nel comunicato c’è una chiamata a tutti i jihadisti di: Egitto, Siria, Iraq, Libano e Giordania ad andare in supporto di Hamas.

Il canale ufficiale del gruppo sciita Hezbollah ha pubblicato un altro video con una minaccia diretta a Israele. Il filmato mostra varie distruzioni nella Marina, inclusi missili da crociera, sistemi antinave e navi missilistiche. Finora non si parla di entrare effettivamente nel conflitto, ma ci sono un sacco di video e dichiarazioni militanti. E la cosa più curiosa è che Hezbollah ha la capacità di colpire la flotta israeliana.

Dopo le parole di martedì del leader del movimento yemenita Ansar Allah, Abdul Malik Al-Houthi, sulla sua disponibilità a unirsi alla guerra contro Israele, nuove minacce degli Houthi sono apparsi su Internet. I canali affiliati al gruppo stanno distribuendo fotografie dell’equivalente yemenita del drone Shahed-136, Wayid-2, nonché di lanciamissili da crociera. Il tutto accompagnato da firme in arabo ed ebraico: “Stiamo arrivando, aspetta”.

A prima vista, sembra che la partecipazione degli Houthi dalla parte palestinese sia impossibile a causa della distanza dello Yemen da Israele, 2000 km. Tuttavia, gli Houthi, con l’aiuto degli iraniani, hanno sviluppato il proprio complesso militare-industriale a tal punto che tale distanza ha smesso di essere un problema insolubile.

Lo stesso “Vayid-2”, secondo dati non confermati, ha un raggio di combattimento di 2500 km. E in termini di armi missilistiche, le unità Ansar Allah possono vantare missili da crociera Quds-3, che, secondo i produttori, sono in grado di colpire bersagli a una distanza massima di 2.100 km.

Quindi l’unica domanda è se entreranno effettivamente in conflitto. Finora tutto ciò sembra propaganda coordinata, ma non ci sono ancora segni di preparazione per un’azione reale.

Ed ora uno sguardo alla linea del fronte alle ore 13.00 dell’11 ottobre 2023.

Direzione nord: Nella notte si sono verificati nuovamente scontri ad Ashdod, due residenti sono rimasti feriti. Anche i reciproci attacchi missilistici non sono diminuiti: sono avvenute esplosioni nelle vicinanze di Sderot.

Direzione est: L’IDF sta conducendo un’operazione per cercare militanti nell’area di Netivot. La vicenda dei “bambini decapitati da Hamas” a Kfar Aza non ha trovato conferma ufficiale: la fonte primaria era la giornalista Nicole Zedek, ma l’IDF non ha potuto confermare queste notizie.

Cisgiordania: Di notte si sono verificati scontri a Tubas, Qalqilya, Tulkarem e negli insediamenti circostanti. Ci sono state segnalazioni di trasferimenti di forze armate giordane ai confini occidentali.

Confine con il Libano: Due missili sono stati lanciati dal Libano sulla città di Metula. L’IDF ha reagito utilizzando munizioni incendiarie. I media israeliani hanno riportato alcuni incidenti legati alla sicurezza nel nord del Paese, che presumibilmente potrebbero cambiare il volto del conflitto.

Continuano i lanci missilistici sul sud e sul centro di Israele. Gli uomini di Hamas continuano ad emergere in diversi luoghi. Non è chiaro se si tratti di nuove infiltrazioni o di terroristi che hanno fatto irruzione sabato e si sono nascosti nella zona. Gli ospedali del nord stanno trasferendo i pazienti al centro del paese in preparazione ad un’escalation nel nord.

Striscia di Gaza: L’aeronautica israeliana bombarda l’enclave. Per la prima volta dal 2006, gli M270 MLRS sono stati utilizzati per attacchi a Gaza. La maggior parte della Striscia di Gaza non ha elettricità e accesso a Internet. Secondo gli ultimi dati, nella regione sono state uccise almeno 1055 persone, più di cinquemila sono rimaste ferite.

Contesto politico:

Tutte le forze parlamentari israeliane hanno concordato di creare un governo di emergenza. Netanyahu ha istituito un gabinetto di guerra limitato con Benny Gantz, ex capo di stato maggiore e leader di uno dei partiti di opposizione, che è primo in tutti i sondaggi. Le parti hanno convenuto che finché la guerra continuerà, non verrà avanzata alcuna legislazione riguardante le riforme giuridiche che hanno causato una grande divisione nella società israeliana. Non c’è nessun cambiamento nel ruolo dei ministri, ma è chiaro che la gestione pratica la faranno Netanyahu Gantz Eisenkot e Dermer.

Sono emerse informazioni secondo cui la piattaforma di criptovaluta Binance ha bloccato i conti che finanziano la Palestina e la Striscia di Gaza. Irlanda, Spagna, Danimarca e Lussemburgo hanno bloccato il divieto dell’UE sull’assistenza finanziaria alla Palestina. È arrivata in Israele la prima spedizione di armi americane, che presumibilmente includeva munizioni per l’aeronautica militare e il sistema di difesa missilistico Iron Dome.

Antonio Albanese e Graziella Giangiulio

Per la versione inglese dell’articolo, cliccare qui – To read the english version, click here
Segui i nostri aggiornamenti su Spigolature geopolitiche: https://t.me/agc_NW e sul nostro blog Le Spigolature di AGCNEWS: https://spigolatureagcnews.blogspot.com/