In un articolo pubblicato pubblicato dall’agenzia di stampa Bloomberg si riporta che si registra l’invio di centinaia di kamikaze al confine iraniano a causa di una disputa sull’acqua, l’agenzia riferisce che questo farebbe parte di una campagna esacerbare le relazioni tra i paesi.
A partire dal sette di agosto sono numerose le notizie da fonti locali afgane che parlano dell’invio di uomini al confine con l’Iran. La siccità sta dilaniando le regioni iraniane da più di un mese. In particolare, la provincia sudorientale del Sistan e del Balochistan che hanno sofferto a causa della mancanza di acqua dall’Afghanistan.
E in un periodo abbastanza breve, in assenza di misure significative da parte della leadership iraniana, questo problema può portare a disordini più gravi e anche all’uso della forza. E aspettarsi concessioni dai talebani è una speranza vana. La crisi umanitaria nel Paese è solo peggiorata durante gli anni del regime talebano e l’acqua è quel poco che hanno gli afgani. E nessuno condividerà il bene più prezioso nei mesi caldi.
Sul web sono apparsi filmati dell’addestramento delle forze dell’ordine iraniane – molto probabilmente, i Basij – per reprimere le manifestazioni antigovernative nella città di Shiraz. Dove, a causa della mancanza di acqua sono già iniziate le proteste.
A peggiorare la situazione potrebbe essere, tra poco più di un mese, l’anniversario della morte della ragazza curda Mahse Amini, morta il 16 settembre scorso e diventata simbolo delle proteste e delle proteste armate. Ora l’attività dell’opposizione è praticamente svanita a causa della stanchezza della gente e dell’inutilità di quanto sta accadendo, e si è passati alla fase della lotta per l’informazione.
E date così significative (soprattutto l’anno dalla morte di Amini) sono una grande occasione per riaccendere l’attività di protesta. Questo è noto a Teheran e si stanno semplicemente preparando a spegnere in anticipo una possibile ondata di proteste che potrebbero essere associate ad un malcontento generale.
Antonio Albanese
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