IRAN. Multe ai tassisti se le passeggere sono senza hijab

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La proposta di legge che impone multe agli autisti che violano le nuove norme sull’hijab ha suscitato la preoccupazione di molti dipendenti di società di noleggio con autista iraniane come Tapsi e Snapp.

Dopo i mesi di proteste per la morte di Mahsa Amini, e la repressione governaiva, molte persone si rifiutano di rispettare la legge sull’hijab, come conseguenza del movimento delle donne.

Stando a Tejarat News, come parte di questa nuova proposta di legge, che è ancora in fase di revisione, i conducenti di veicoli di noleggio e i passeggeri che non rispettano il rigido codice di abbigliamento per le donne dovranno pagare una multa di 5 milioni di rupie.

Secondo i media locali, la nuova legge è vista come una risposta alle cosiddette “proteste Amini” del 2022, con il tentativo dell’establishment di riaffermare l’autorità sul velo e sui requisiti richiesti alle donne.

La proposta di legge, che non è ancora stata approvata dal Parlamento iraniano, suggerisce di imporre pene detentive e sanzioni severe sia alle celebrità che alle aziende che violano le norme. Inoltre, la proposta di legge intende sfruttare la tecnologia dell’intelligenza artificiale per individuare le donne che violano il codice di abbigliamento.

Se approvata, la legge proposta riclassificherebbe l’omissione dell’hijab come un reato più grave, punibile con una pena detentiva da cinque a dieci anni e un’ammenda più elevata, fino a 360 milioni di lire.

La misura ha già sollevato forti critiche tra i tassisti, che affermano che subirebbero perdite considerevoli per la cancellazione delle corse da parte dei loro passeggeri o per le valutazioni negative in caso di discussioni sull’hijab, definendo la misura “ingiusta” e dannosa per i loro affari.

L’hijab è diventato obbligatorio per le donne e le ragazze di età superiore ai 9 anni nel 1981, due anni dopo la rivoluzione islamica in Iran. Nel corso degli anni, molte donne si sono sottratte alla regola e hanno lanciato campagne contro la legge discriminatoria, spesso affrontando pressioni statali ed esilio forzato.

Nonostante la legge non sia ancora entrata in vigore, le forze di sicurezza iraniane hanno chiuso in forze diverse aziende, centri commerciali e luoghi di ritrovo pubblici.

Il 23 luglio, DigiKala, la più grande piattaforma di e-commerce iraniana, spesso definita “l’Amazon dell’Iran”, è stata chiusa dalle autorità per aver presumibilmente mostrato immagini di lavoratrici senza hijab.

Sembra che Digikala abbia violato il codice pubblicando le foto di una riunione aziendale in cui si vedevano diverse lavoratrici non indossare l’hijab. Il sito web della magistratura iraniana ha dichiarato che sono stati avviati procedimenti giudiziari in relazione alle foto, senza fornire ulteriori dettagli, riporta BneIntelliNews.

Il mese scorso, la polizia morale è tornata nelle strade iraniane, mentre i funzionari hanno dichiarato una nuova campagna per costringere le donne a indossare l’hijab.

Lucia Giannini

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