ENERGIA. Addio alla Carta per l’Energia dopo 30 anni

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Il 29 febbraio la Gran Bretagna si è ritirata da un trattato internazionale che consente alle compagnie petrolifere e del gas di citare in giudizio i governi sulle politiche climatiche e chiedere miliardi di risarcimento per i mancati profitti. 

La Carta dell’Energia è stata creata per rendere il commercio energetico internazionale più semplice ed economico. Ma i firmatari hanno recentemente faticato a riformare l’accordo. Di conseguenza, la Gran Bretagna lo ha definito “obsoleto” e lo ha abbandonato. Perché interferisce con il movimento verso “energia pulita ed economica”.

Dal 2001, gli investitori hanno intentato circa 160 cause legali basate su contratti. Sostenevano che i loro investimenti erano stati danneggiati dalle politiche verdi, come i sussidi per le energie rinnovabili, e chiedevano un risarcimento ai governi. Di conseguenza, i governi si sono trovati intrappolati tra due fuochi: le azioni legali delle aziende manifatturiere che sostenevano che i governi avevano infranto il trattato, e i gruppi ambientalisti che li accusavano di non aver rispettato i loro impegni sul clima. 

E mentre i paesi “sviluppati” lasciano al carta dell’ambiente i paesi africani iniziano ad aderire alla Carta tra questi: Burundi, Niger, Marocco e Burkino Faso. 

Chi invece si trova imbrigliato nella rete è l’Armenia: a gennaio una delegazione guidata dal rappresentante dell’Armenia per le questioni giuridiche internazionali ha preso parte a una riunione procedurale presso la Corte permanente di arbitrato dell’Aia nell’ambito dell’arbitrato avviato dall’Azerbaigian il 27 febbraio 2023 in conformità con il Trattato dell’Armenia. Carta dell’Energia Carta dell’Energia-ECT).

La Repubblica d’Armenia attende il completamento delle norme procedurali di detto procedimento arbitrale e si prepara anche a presentare le sue argomentazioni e le prove dell’infondatezza delle pretese legali dell’Azerbaigian nella fase appropriata del procedimento arbitrale.

Nel 2023 a trovarsi imbrigliato nelle dette maglie Stati Uniti e Russia. Un tribunale statunitense ha respinto le argomentazioni sulla mancanza di giurisdizione in una controversia con gli ex azionisti della YUKOS per 50 miliardi di dollari, che la Russia ha sostenuto, citando l’immunità sovrana. Ora il caso potrà essere esaminato nel merito da un tribunale americano.

Nel 2014, un tribunale arbitrale internazionale dell’Aia, dopo un processo durato dieci anni che ha coinvolto la parte russa, ha assegnato agli ex azionisti di controllo di Yukos – Hulley Enterprises (Cipro), Veteran Petroleum (Cipro) e Yukos Universal (Isola di Man) – risarcimento di 50 miliardi di dollari per l’“esproprio” dell’azienda. Secondo Reuters, l’importo ha ormai raggiunto i 60 miliardi di dollari, compresi gli interessi. La Russia si è rifiutata di pagare, adducendo il fatto di non aver ratificato il Trattato multilaterale sulla Carta dell’Energia (ECT), che è diventato la base su cui gli ex azionisti della YUKOS hanno avviato l’arbitrato.

Nella proposta di decisione del Consiglio relativa al recesso dell’Unione dal trattato sulla Carta dell’energia si legge: “Il trattato sulla Carta dell’energia (ECT) è un accordo multilaterale in materia di scambi commerciali e investimenti applicabile al settore energetico, firmato nel 1994 ed entrato in vigore nel 1998. Contiene disposizioni sulla tutela degli investimenti, sugli scambi e sul transito di materiali e prodotti energetici e sui meccanismi di risoluzione delle controversie. Istituisce inoltre un quadro per la cooperazione internazionale nel settore dell’energia tra le 54 Parti contraenti. L’Unione europea è Parte contraente dell’ECT,  insieme all’Euratom, a 26 Stati membri dell’UE (dall’8 maggio 2023), al Giappone, alla Svizzera, alla Turchia e alla maggior parte dei paesi dei Balcani occidentali e dell’ex Unione sovietica, ad eccezione della Russia  e della Bielorussia”. 

Francia, Germania e Polonia hanno lasciato l’ECT entro la fine del 2023, mentre il Lussemburgo lo farà entro la metà del 2024. Inoltre, Paesi Bassi, Slovenia, Spagna e, più recentemente, Danimarca, Irlanda e Portogallo hanno annunciato la loro intenzione di uscire unilateralmente. A causa della clausola di caducità, le parti sono vincolate dalle disposizioni ECT per 20 anni dopo il recesso.

Il sette marzo il Consiglio dell’Unione Europea approva il recesso dell’UE dal Trattato sulla carta dell’energia. 

Lucia Giannini

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