Nei conflitti che sono sotto i nostri occhi, quelli degli ultimi due anni, parliamo di questi solo perché sono quelli più vicino al nostro cuore e ai nostri confini, oltre a contare i numeri dei morti e chiederci come si è passati dagli accodi di libero scambio a sparare sul vicino di casa, abbiamo registrato, chi più chi meno la guerra delle notizie.
In tempi remoti il problema non sussisteva, a parlare della guerra era sempre il vincitore e i vinti non avevano voce in capitolo. Ora nell’era della social sfera le cose non sono più così. Diciamo che la benevolenza e la malevolenza verso uno o l’altro contendente sono generati da algoritmi che orientano la nostra capacità di scelta verso una inclinazione che si crea con la “bolla informativa”. Senza rendersi conto che alla fine in un conflitto non esiste nessun vincitore. La vittoria sta nel trovare degli elementi comuni nella discordia più totale.
Se volgiamo lo sguardo al conflitto più recente tra Israele e Hamas ci sono stati due fatti che devono far molto riflettere sulla manipolazione delle informazioni: il primo è quello del report presentato alle Nazioni Unite in cui vi era: “violenza sessuale nell’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre” da parte degli uomini di Hamas nei confronti delle vittime israeliane.
Il secondo è quello presentato dalle Autorità palestinesi che denunciano l’attacco contro i civili mente questi stavano recandosi alla rotonda di Nablus per prendere il cibo lanciato con gli aerei.
Per quanto concerne il primo caso il rapporto delle Nazioni Unite conferma la violenza sessuale durante l’attacco di Hamas contro Israele. Dopo una missione durata poco più di due settimane, il team delle Nazioni Unite ha trovato “fondati motivi per ritenere” che “stupri e stupri di gruppo” abbiano avuto luogo durante l’attacco del 7 ottobre 2023, pur riconoscendo i limiti della propria indagine. Presentando il rapporto in una conferenza stampa presso la sede delle Nazioni Unite a New York, Pramila Patten, rappresentante speciale delle Nazioni Unite sulla violenza sessuale nei conflitti, ha affermato che esistono “informazioni chiare e convincenti sul fatto che la violenza sessuale, compreso lo stupro, la tortura sessualizzata, le pratiche crudeli, disumane e degradanti” è stato commesso.
Dall’altra parte l’8 marzo il Movimento di Resistenza Islamica – Hamas in un comunicato stampa dichiarano: “Rigettiamo i risultati dell’indagine fittizia e fuorviante presentata oggi dal criminale esercito di occupazione sionista riguardo al massacro della rotonda di Nabuls della scorsa settimana, che è costato la vita a circa 120 palestinesi che erano in attesa di ricevere aiuti, e ha incontrato una diffusa condanna a livello internazionale, Ciò ha spinto Israele a cercare di scagionare i suoi soldati terroristi dal crimine, che hanno commesso crimini orribili senza altra giustificazione se non la loro sete di uccidere ancora più gente del nostro popolo. Questa indagine falsa e ingannevole va oltre i fatti convincenti, che hanno documentato che i palestinesi sono stati sottoposti a fuoco diretto sulle parti superiori del corpo con l’intenzione di uccidere all’istante, cosa evidente dall’ispezione dei corpi dei martiri, inoltre ad altre prove che confermano che furono deliberatamente esposti al fuoco di soldati e carri armati. Questo orribile massacro rimarrà una testimonianza della criminalità e del nazismo di questa entità priva di valori umani e morali, e questo e altri massacri e violazioni rimarranno una maledizione che la perseguiterà finché non verranno raggiunti i diritti per il nostro popolo palestinese in lutto e per i suoi leader e i soldati vengono processati per i crimini e le violazioni commessi contro il nostro popolo palestinese”.
Il fatto, anche in questo caso, che ha portato alla morte di 120 persone, non è così acclamato come afferma il comunicato di Hamas e della Resistenza islamica. I video dei droni Israeliani mostrano una folla incessante di persone che si dirige verso i mezzi che trasportano aiuti umanitari e poi ci sono le immagini dei morti. Nessuna immagine della sparatoria.
In quei frangenti può essere successo di tutto e per comprendere cosa esattamente andrebbero intervistati i superstiti e ancora i militari di istanza nell’area. Senza arrivare a giudizi da una parta all’altra quello che si può senz’altro affermare che entrambe le parti hanno usato i due fatti per portare l’opinione pubblica dalla loro parte come se si trattasse di una campagna elettorale.
Nel mezzo di queste campagne mediatiche sostenute dalla tecnologia, leggasi algoritmi, ci sono gli esseri umani che continuano morire sotto i proiettili, le armi bianche, di fame, sete, di malattie comuni per mancanza di medicine per odio.
Antonio Albanese e Graziella Giangiulio