Cina

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Il Celeste impero ha tradizionalmente esercitato la sua influenza sull’Asia, soprattutto sulla parte pacifica. Nonostante i diversi tentativi (mai riusciti) di conquistare il Giappone, l’antico impero cinese, rinato nelle forme politiche di una repubblica comunista (dal 1949) ha da sempre una influenza forte su tutto il contesto regionale in cui è inserita. La Cina rurale ed agricola dei tempi di Mao e delle teorizzazioni della lotta della “campagna” (i contadini) contro “la città” (i “borghesi”), con la scontata vittoria della prima “classe”, è ormai poco più che una vestigia del passato. Ovvero, sotto la scorza ideologica che caratterizza il governo di Pechino, dietro i ritratti di Mao e la retorica celebrazione del “socialismo reale” (che di realmente socialista ha perso quasi tutto) e del partito comunista, che nel 2011 ha compiuto il novantennale, si cela una delle locomotive economiche del pianeta, che da poco ha sorpassato il Giappone nelle classifiche mondiali. Il paese del Sol Levante, infatti, si è visto “scippare” la posizione di seconda economia del mondo dall’eterno rivale cinese, che forte del suo PIL in costante crescita ha avuto ragione sul vicino nipponico.

La forza della Cina odierna si basa su alcuni elementi che pochi altri stati al mondo possono vantare. Per prima cosa c’è la consapevolezza di una millenaria tradizione che affonda le sue origini nelle nebbie della storia: fin dai tempi più antichi le dinastie cinesi che si sono succedute hanno sempre avuto una precisa idea di sé stesse e del proprio ruolo, principio giunto fino ad oggi. Lo stesso sistema di scrittura cinese è originario ed autoctono, ed ha influenzato molte delle culture circostanti. In secondo luogo le dimensioni del paese, quasi dieci milioni di chilometri quadrati, rendono la Cina una sorta di subcontinente in un’Asia caratterizzata da molti stati decisamente più piccoli (a parte Russia ed India). Vi sono poi gli abitanti, oltre un miliardo e trecento milioni in patria, con consistenti comunità all’estero sempre più in espansione; il quadro è poi completato dalla serie di rapidi cambiamenti che la Cina sta fronteggiando, destinati, secondo diversi analisti, a modificare gli equilibri mondiali in maniera marcata.

L’espansione economica cinese è quindi una realtà solida ed affermata, che fino ad oggi è stata capace di sfidare con successo la recessione della crisi mondiale post-2008. La crescita costante del PIL nell’ultimo triennio è indicativa: + 9% nel 2008, + 9,1% nel 2009 e + 10,3% nel 2010, con previsioni intorno al 10% anche per il 2011. I tradizionali insediamenti urbani della costa cinese sono diventati nel corso degli anni agglomerati urbani di milioni e milioni di abitanti: così città come Shanghai, Macao o Hong Kong si sono imposte nel mondo come piazze economiche di primissimo piano, attirando sia investitori stranieri sia migliaia di contadini che, allontanandosi dalle campagne, andavano ad ingrossare le popolazioni urbane. Il quadro economico è completato da una moneta (yuan) appositamente debole in modo da agevolare le esportazioni, cosa che ha reso i prodotti cinesi così presenti in tutto il mondo. Queste spinte produttive stanno facendo aumentare la “sete” energetica del paese (carbone, petrolio, nucleare e presto anche capacità idroelettrica) e la ricerca di materie prime.

Ma la crescente potenza cinese non è priva di contraddizioni. I timori geopolitici di Pechino si concentrano in aree geografiche ben precise: lo Xinjiang con la minoranza uigura (di religione islamica) ed il Tibet, con le loro spinte al separatismo, minacciano l’integrità territoriale cinese, causando periodiche rivolte represse nel sangue. Contemporaneamente la bizzarra Corea del Nord e la “provincia ribelle” di Taiwan (stato indipendente nato in contrapposizione alla Cina comunista) sono altre due aree di crisi ad oriente. Nel sud il mar cinese meridionale è tutt’altro che tranquillo, dato che vi sono interessi di moltissime nazioni diverse ed in forte crescita, come il Vietnam o le Filppine. La corruzione negli ambienti governativi e le paure per le progressive aperture ad un capitalismo rampante e senza regole inquietano la società cinese, così come la stretta repressiva sui mezzi di comunicazione e la libertà di espressione. Infine rimane il complesso problema demografico, che cerca di limitare la crescita della popolazione (famosa la “politica del figlio unico”) mentre le migrazioni interne stanno spingendo sempre più la popolazione verso le più ricche (e sempre più affollate) città della costa. La Cina, oggi attore mondiale di primo piano, è un mondo autonomo non privo di sfaccettature e contraddizioni che un domani potrebbero però giungere a minarne la stessa crescita, anche se tutta l’area dell’Oceano Pacifico sembra oggi in piena ascesa.