Nonostante le sue piccole dimensioni, la penisola coreana è uno dei luoghi più militarizzati del pianeta almeno da un sessantennio. Questo lembo di terra, che si diparte dall’Asia continentale per proiettarsi brevemente verso le coste giapponesi, ha una posizione talmente strategica nel contesto asiatico da essere stata per centinaia di anni sede di confronti politici e militari fra diverse nazioni. La storia della Corea è una lunga scia di dominazioni, di lotte e di conflitti per respingere le aspirazioni di vicini “ingombranti” (Cina, Giappone) e per preservare la propria identità. Il XX secolo è cominciato con la dominazione nipponica per arrivare, nel 1945, alla divisione della penisola in due parti: la Corea del nord e la Corea del sud, rispettivamente a guida comunista e capitalista. La guerra fredda che incombeva sul pianeta lasciò così a metà della penisola una frattura che tutt’oggi rimane aperta.
Questa divisione è il frutto amaro del conflitto del 1950-1953, la guerra di Corea, primo confronto militare dopo la Seconda guerra mondiale. La fine della guerra, nel 1953, lasciò le due nazioni devastate e tecnicamente ancora in stato di conflitto: è noto infatti che le due parti conclusero solo un armistizio, cui non seguì mai un trattato di pace. Anno dopo anno la situazione in Corea lentamente si normalizzò, con un nord filocinese e filosovietico ed un sud filoamericano. I due paesi, così simili culturalmente e linguisticamente, sono molto cambiati dal 1953. La Corea del Nord, con i suoi 20 milioni circa è un paese al limite della fame e periodicamente afflitta da carestie. Nonostante sia una repubblica popolare di tipo comunista, il potere politico è nettamente concentrato nelle mani degli eredi del primo presidente della Corea del Nord, Kim Il Sung, morto nel 1994 ma formalmente “presidente eterno” dello stato. A dicembre il potere è passato da Kim Jong Il, deceduto dopo alcuni anni di malattia, al figlio Kim Jong Un, aprendo la “terza generazione” dei Kim al potere. Anni di isolazionismo e la fine degli aiuti dei paesi socialisti hanno di fatto allontanato la Corea del Nord da qualsiasi prospettiva moderna, mentre si rafforzava a dismisura l’apparato militare. Nel paese manca in gran parte la luce elettrica, l’agricoltura è poco più che a livello di sussistenza e l’industria è quasi tutta concentrata sul settore militare, divenuto un tutt’uno con il partito dominante. L’interscambio con gli altri paesi è molto limitato, così come ci sono strettissimi controlli sui pochi turisti e visitatori che giungono in Corea del Nord. Il governo controlla completamente i media e la stampa, impedendo l’accesso ad internet se non ad una ristrettissima élite. Attraversando la zona demilitarizzata che taglia in due il paese si entra in Corea del Sud: è impressionante notare come solo pochi chilometri permettano di vedere una realtà completamente diversa. Il territorio governato da Seul venne completamente devastato dalla guerra degli anni ’50, e la fine del conflitto segnò l’instaurazione di un regime filoccidentale comunque autoritario. Nonostante le repressioni del dissenso e la mancanza di democrazia, l’economia sudcoreana nel corso del XX secolo si è espansa, portando il paese dalla tragiche condizioni del dopoguerra alle prospettive attuali. In particolare la svolta democratica del 1987 e le olimpiadi di Seul del 1988 segnarono la storia del Sud, aprendo le porte ad una democrazia di tipo occidentale, mentre nel contempo l’economia e la finanza prosperavano. Oggi la Corea del Sud con i suoi quasi 50 milioni di abitanti ed i 20.000 $ di reddito pro capite è la terza economia dell’Asia nonché la tredicesima al mondo. Settori d’avanguardia come elettronica e tecnologie avanzate sono di casa nel Sud, mentre intanto l’influsso culturale (noto come “korean wave”, “onda coreana”) comincia a fasi sentire anche nei paesi vicini, grazie a fumetti e soap opera. Quella che una volta era una povera terra di agricoltori è divenuta un importante partner economico per molti stati nonché un fondamentale alleato per gli Stati Uniti, che mantengono nelle terre di Seul quasi 30.000 militari. Le disparità fra i due paesi sono divenute sempre più evidenti con il passare degli anni. Nella stretta penisola oggi convivono due “mondi” diversi, che ultimamente hanno sofferto di una gravissima crisi politico-militare. Il 2010 è stato un anno tragico per la penisola, che per via di un affondamento di una corvetta sudcoreana e il bombardamento di un’isola di Seul ha rischiato di far scatenare un nuovo conflitto. Per di più il Nord dal 2006 ha una capacità nucleare militare, cosa che preoccupa tutte le popolose aree vicine. La Corea rimane quindi una terra di grandi potenzialità ma con una fragilità politica che, se gestita male, potrebbe aprire le porte ad un conflitto convenzionale di grandi dimensioni. La nuova leadership nordcoreana, insediatasi a dicembre 2011, potrebbe forse aprire dei nuovi canali di relazioni fra le due Coree, che negli ultimi due anni hanno avuto dei rapporti particolarmente tesi.