AUTOMOTIVE. Cina e Indonesia tagliano la produzione di Nichel

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Due dei principali paesi produttori di nichel al mondo, Indonesia e Cina, stanno pianificando tagli alla produzione quest’anno per limitare le perdite derivanti dal calo dei prezzi del metallo delle batterie dei veicoli elettrici.

I prezzi del nichel erano aumentati nel 2022, raggiungendo un record superiore a 100.000 dollari dopo le aspettative di una riduzione delle forniture da parte del principale produttore russo in seguito all’invasione dell’Ucraina, riporta AF.

Ora, il metallo viene scambiato a circa 16.000 dollari a tonnellata dopo che la produzione è aumentata in Indonesia, che lo scorso anno rappresentava più della metà delle forniture minerarie globali, stimate in circa 3,4 milioni di tonnellate.

In un contesto di calo dei prezzi del nichel, l’Indonesia è ora pronta a ridurre la produzione del metallo di almeno 100.000 tonnellate cercando di limitare le perdite.

La Cina, il settimo produttore di nichel al mondo, sta valutando tagli alla produzione simili quest’anno.

Commercianti e analisti affermano che sarebbero necessari ulteriori tagli se i produttori volessero aumentare i prezzi e rimuovere il surplus dal mercato, piuttosto che limitarsi a fermare le perdite.

Finora, i tagli hanno “rimosso” più di 230.000 tonnellate, ovvero circa il 6% della fornitura potenziale per quest’anno, ma non è bastato a far lievitare i prezzi. Secondo Benchmark Mineral Intelligence, quest’anno saranno necessari tagli di oltre 250.000 tonnellate per bilanciare il mercato globale del nichel.

La maggior parte dell’eccesso di offerta e delle scorte elevate riguardano la ghisa al nichel, Npi, un’alternativa più economica al nichel di alta qualità per la produzione di acciaio inossidabile, hanno detto gli analisti. La Cina e l’Indonesia rappresentano il 70% delle forniture globali di nichel, in gran parte Npi.

Si stima che i costi di produzione delle Npi siano rispettivamente di 10.000-11.000 dollari a tonnellata e 12.000 dollari a tonnellata in Indonesia e Cina, il che significa che è molto difficile realizzare un profitto.

Poiché i costi delle materie prime, compresi i minerali di nichel, l’elettricità e il carbone, rappresentano fino al 73% dei prezzi degli Npi, molti stabilimenti in Cina sono diventati non redditizi, secondo Bank of America e quindi impossibile chiusura.

Luigi Medici

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