AMBIENTE. Il successo della COP 26 è a rischio

133

Una forte attività di lobbying sembra essere messa in atto da alcuni Stati per far saltare gli intenti della Cop 26.

È questo che sembra emergere dalle rivelazioni diffuse dalla Bbc e da alcuni quotidiani britannici e che potrebbero scuotere il mondo della diplomazia e della ricerca scientifica che si prepara al summit Cop26 di Glasgow, al via il prossimo 31 ottobre.

Stando a questi documenti un gruppo di Paesi starebbe cercando di alterare il Report più cruciale del secolo: quello sui cambiamenti climatici che orienterà le nazioni riunite in Scozia per decidere i provvedimenti chiave della lotta al surriscaldamento globale.

Di questa “lobby” sembrerebbero farne parte parte in primo luogo Arabia Saudita, Giappone e Australia, tre fra i Paesi che con maggior insistenza chiedono all’Onu di minimizzare la necessità di allontanarsi rapidamente dai combustibili fossili.

L’obiettivo di questi paesi sarebbe quello di alterare la seconda parte del VI Report dell’Ipcc, il panel intergovernativo delle Nazioni Unite sul climate change.

I documenti trapelati, e riportati dalla stampa britannica, contengono ben 32.000 osservazioni presentate da governi, aziende e altre parti interessate al team di scienziati che compilano il Rapporto delle Nazioni Unite si occupa di analizzare gli studi di tutto il mondo e fornire orientamenti e prove scientifiche su come affrontare il cambiamento climatico.

Tale fuga di notizie mette in evidenza come alcune nazioni ricche stiano mettendo in dubbio l’orientamento secondo cui dovrebbero contribuire economicamente allo sviluppo di tecnologie verdi negli stati più poveri per co-finanziarne la transizione ecologica; a questo bisogna aggiungere che un terzo delle nazioni del Pacifico (quelli che spingono di più per non fermare l’uso di carbone ed altre fonti energetiche climalteranti) non sarà presente a Glasgow.

Si può dunque presumere che se la Cop26 di Glasgow si aprirà sotto questi auspici, non sarà difficile assistere al suo fallimento.

Salvatore Nicoletta