RUSSIA. Il Nord Stream 2 è quasi pronto, come le sanzioni USA

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Nord Stream 2 è oramai oltre il punto di non ritorno, anche se nel National Defense Authorization Act, Ndaa, che aumenta il bilancio del Pentagono di 22 miliardi di dollari portandolo a 738 miliardi di dollari, sono state a lungo minacciate sanzioni sul gasdotto sottomarino russo Nord Stream 2. 

Nel disegno di legge della Camera, che dovrebbe essere approvato dal Senato la prossima settimana e poi sia firmato da Donald Trump, sono presenti misure che prendono di mira specificamente alle aziende che assemblano il gasdotto, si tratta dell’ultimo sforzo degli Stati Uniti per bloccare il progetto che permetterebbe alla Russia di esportare il gas naturale direttamente in Germania, privando l’Ucraina delle tariffe di transito del gas di cui c’è un disperato bisogno lungo l’attuale percorso per le forniture russe. 

Il Nord Stream 2 da 10,5 miliardi di dollari, che corre parallelo al gasdotto Nord Stream, è stato guidato da Gazprom e da cinque società energetiche europee, e sarebbe in fase di completamento. Si prevede che raddoppierà le spedizioni di gas russo verso la più grande economia dell’Ue, la Germania. Washington teme che possa dare a Mosca una significativa influenza geopolitica sull’Europa e allo stesso tempo punire l’Ucraina, riporta Oil Price.

Negli ultimi mesi del 2019 il completamento è stato costantemente definito «entro la fine dell’anno», da qui la corsa del Congresso per agire ora sulle sanzioni, ma, al di là della propaganda, mancherebbero ancora mesi al completamento. Ad ogni modo, il capo di Gazprom Alexei Miller va dicendo da mesi che è «oltre il punto di non ritorno» e che nulla lo farebbe ritardare: «Stiamo lavorando dall’idea che Nord Stream 2 sarà realizzato rigorosamente secondo il calendario previsto». 

Trump ha a lungo accusato la Germania di dare essenzialmente “miliardi” di dollari alla Russia. All’inizio di quest’anno uno sforzo guidato dalla Francia nell’Unione Europea ha tentato di fermare il progetto, ma la Germania è risultata vincente. 

E ora Berlino sta facendo marcia indietro rispetto ai nuovi sforzi sanzionatori, accusando Washington di “ingerenza” nella politica energetica europea. Il il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas, ha detto: «La politica energetica europea deve essere decisa in Europa, non negli Stati Uniti (…) Respingiamo fondamentalmente l’intervento esterno e le sanzioni con effetto extraterritoriale», riporta Bloomberg. Il completamento è ancora lontano mesi, anche se si prevedeva che fosse operativo entro la fine del 2019. Senza dubbio le sanzioni statunitensi potrebbero complicarne ulteriormente il completamento. 

La Germania si aspetta azioni punitive di questo tipo, che hanno un sostegno bipartisan al Congresso. Le misure si rivolgono inoltre ai dirigenti delle società che gestiscono le navi che posano il gasdotto. La società francese Engie Sa e la Royal Dutch Shell sono tra le altre grandi società, insieme a Gazprom, attori del progetto.

Graziella Giangiulio