SVIZZERA – Ginevra 15/06/2014. Un nuovo protocollo globale per la lotta contro il lavoro “forzato”, adottata questa settimana dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil), accelera l’azione contro la schiavitù moderna.
Il settore privato è responsabile del 90% dei circa 21 milioni di vittime del lavoro “forzato”. Il 92% dei governi, dei datori di lavoro e dei lavoratori delegati alla Conferenza dell’Oil, ha votato a favore del protocollo, che porta uno degli strumenti più antichi dell’Oil, la Convenzione 29, «nell’era moderna». Il Qatar, che è accusato di utilizzare “lavoro forzato” per costruire le infrastrutture della Coppa del Mondo del 2022, si è astenuto dal voto.
Sharan Burrow, Segretario Generale Ituc, ha dichiarato: «Questa settimana il mondo ha imparato che una grande fetta del mercato mondiale di pesce è basato sulla schiavitù moderna nel settore della pesca thailandese. Questa è solo una parte di un quadro molto più grande dello sfruttamento per l’approvvigionamento globale. Il nuovo protocollo Oil deve rivitalizzare la sua azione per porre fine al “lavoro forzato”, e stiamo mettendo sul chi va là tutti coloro che lo usano».
Persone costrette al “lavoro forzato” contemporaneo sono migranti, popolazioni indigene e gruppi svantaggiati impiegati nei settori dell’agricoltura, dell’edilizia, del lavoro domestico, della pesca e di altri settori in cui la rappresentanza sindacale è limitata o repressa. L’adozione del protocollo, e una raccomandazione di accompagnamento, sono il culmine di due anni di campagna internazionale fatta da una coalizione di sindacati e di altri gruppi della società civile.