#WORLDWAR3. Il tragico filo rosso che lega il 1914 e il 2022

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Lo scenario internazionale che ci si sta aprendo davanti assomiglia molto più a quello del 1914 che a quello del 1939, come lo stanno dipingendo i media internazionali. La Prima guerra mondiale con il suo intreccio di interessi e di timori, di meccanismi politici e alleanze tradizionali può essere una buona chiave di riferimento per orientarsi nelle complessità odierne.

Nel 1914, la Francia cercava giustamente la restituzione di Alsazia e Lorena che la Germania aveva annesso nel 1870; la Russia temeva giustamente che l’influenza tedesca avrebbe bloccato lo sviluppo dei suoi centri industriali e la sua base fiscale nelle parti occidentali del suo impero; l’Inghilterra temeva che la Germania avrebbe invaso il suo impero d’oltremare; la Germania temeva che il sistema ferroviario russo in rapida espansione, avrebbe superato il suo vantaggio in mobilità e quindi, in termine militari, in potenza di fuoco.

Nessun paese voleva una guerra, costava troppo, come oggi, ma ognuno di loro decise che era meglio combattere nel 1914 che combattere più tardi in una posizione di svantaggio.

La storiografia recente ha eliminato tutte le distorsioni propagandistiche che davano la patente di buoni e di cattivi a tutti gli attori nel voler iniziare un conflitto europeo: Christopher Clark nel suo I sonnambuli. Come l’Europa arrivò alla Grande guerra, libro del 2013 ha posto la parola fine definitivamente alla versione della responsabilità tedesca nell’aggressione del 1914, che dopo l’attentato di Sarajevo, nel 1914, diede la stura al conflitto; Clark ha consultato, tra le sue fonti, gli archivi storici russi provando che la mobilitazione dello Zar, con l’incitamento francese, ha di fatto provocato lo scoppio della guerra. Dietro la prima tragedia del XX secolo, non c’è nessun machiavellismo, ma solo politici mediocri e meschini incapaci di fare un passo indietro dall’orlo del baratro.

Ciascun attore ha agito razionalmente nel perseguimento dei suoi interessi vitali, ma allo stesso tempo ha agito stupidamente e malvagiamente, e il periodo 1914-1945 con le guerre mondiali che vi furono combattute distrussero di fatto conquiste di millenni di civiltà occidentale, per poterne poi faticosamente uscire ed arrivare all’oggi che tutti stiamo vivendo.

Occorre farsi una domanda sola, come la pone AT a suoi lettori, come mai i leader dell’Occidente abbiano potuto essere così cocciuti e miopi; e come tutto ciò sembra si stia ripetendo di nuovo oggi.

Il 1914 dovrebbe essere una lezione per la crisi ucraina di oggi: Vladimir Putin ha agito illegalmente, invadendo l’Ucraina, ma lo ha fatto anche razionalmente: la Russia ha un interesse esistenziale a tenere la Nato lontana dai suoi confini. La Russia non tollererà i missili americani a Kiev più di quanto gli Stati Uniti hanno tollerato e non tollererebbero i missili russi a Cuba.

Gli Stati Uniti avrebbero potuto evitare una crisi aderendo al quadro di Minsk II, fatto di regole locali per le province russofone dell’Ucraina orientale all’interno di uno stato ucraino sovrano, ma Washington ha scelto invece di tenere aperta l’opzione dell’ammissione dell’Ucraina all’Alleanza Atlantica; opzione aperta da moti lustri, ma mai presa in considerazione seriamente da altre classi politiche alleate È una posizione razionale, ma anche politicamente stupida, perché ha di fatto messo Putin in un angolo.

Non ci sono scuse per l’azione di Putin, ma c’è una spiegazione che è simile a quella applicata alla Russia di Nicola II nel 1914: Putin ha scelto di attaccare prima che l’Occidente avesse la possibilità di armare l’Ucraina con armi sofisticate che avrebbero aumentato i futuri costi di una sua azione nucleare per tutelarsi. La follia dello Zar Nicola portò a quattro anni di guerra di trincea e a terribili sofferenze per tutta l’Europa. Dopo solo cinque mesi di combattimenti, nel 1914 il numero di morti e feriti andò oltre i quattro milioni di uomini.

Oggi c’è un altro attore geopolitico importante da tenere in considerazione: la Cina di Xi Jinping. Pechino, nei fatti e in potenza molto più pericolosa della Russia, sta guardando all’Ucraina con una freddezza calcolatrice. Pechino, quindi il partito comunista cinese, esprime sì simpatia per le preoccupazioni di sicurezza di Putin, ma si rammarica delle sue azioni, del suo “avventurismo militare”, a voler usare una espressione cara al regime. Pechino non sta aiutando direttamente Mosca a evadere le sanzioni che l’Occidente ha imposto alla Russia; per non voler provocare al momento l’Occidente; ma stiamo sempre lì “al momento”.

La Cina ha creato sì dei meccanismi per finanziare il commercio nella propria valuta, il renmimbi / yuan, andando a sostituire lo Swift, cancellando le transazioni bancarie internazionali in valute occidentali, dollaro in primis, ma ha chiesto una soluzione negoziata, al momento. Di fatto esistono accordi per dedollarizzare gli scambi sino russi, come sta già avvenendo da anni.

Ma la Cina sta guardando cosa accade in Ucraina anche attraverso lo stretto di Taiwan: Pechino ha la sua linea guida politica, Una sola Cina, per cui Formosa, volente o nolente, sarà riunita alla terraferma. Quello cinese, oggi della dinastia comunista, non è un semplice stato nazionale, ma un impero multietnico e poliglotta, già suddiviso in feudi in guerra con l’aiuto dell’intervento straniero negli anni ’30 del Novecento; un’umiliazione che deve essere cancellata e mai più ripetuta perché ogni “provincia ribelle” minaccia la stabilità dello stato cinese; come ha ricordato Xi Jinping per i cento anni del Partito.

Se Taiwan dovesse politicamente essere autonoma rompendo i vincoli con la “parte continentale”, la Cina la prenderà con la forza: Xi Jinping lo ha detto in più occasioni. È qui il parallelismo con la guerra russa in Ucraina. Se l’Occidente tentasse di rendere Taiwan autonoma e capace di rispondere all’invasione cinese, la Cina userà la forza prima di perdere la possibilità di farlo.

Allora avremo scatenato le Furie della Guerra. È una scenario dipinto benissimo e in maniera affascinante dall’ammiraglio James Stavridis, ex comandante della flotta del Pacifico degli Stati Uniti e Saceur Nato, e Elliot Ackerman, nel loro 2034. Un romanzo sulla nuova Guerra mondiale.

In questo scenario, quello di 2034, la Cina affonda le portaerei americane con missili terra-nave e forse può farlo non solo nel thriller.

Nei media ufficiali cinesi, agenzie di stampa, ma anche e sopratutto giornali più o meno ufficiali, c’è una vivace discussione sul parallelo tra l’Ucraina e Taiwan. Attendere per vedere cosa l’occidente farà e come reagirà; con che tipo di strumenti e quindi come agire nello scacchiere Pacifico.

Se nessuna sanzione o denuncia potrà trattenere l’esercito russo, a quanto pare; occorre tenere in mente che lo stesso vale per la Cina. Cercare di avere politicamente un migliore status quo è soluzione migliore del flettere i muscoli e ripetere nel 2022 quanto accaduto nel 1914. Stavolta con strumenti infinitamente più letali.

Antonio Albanese e Graziella Giangiulio