VENEZUELA. Ritorna l’incubo Alex Saab

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Di Alex Nain Saab Morán in Italia è stato detto praticamente tutto, compreso del suo arresto a Capo Verde mentre cercava di darsela a gambe con jet battente bandiera sammarinese, vedi articolo di Formiche, tra i capi di accusa: riciclaggio. È stato detto della moglie italiana, rifugiata forse in Russia, coinvolta negli affari di Saab, e ancora dei suoi loschi affari venezuelani in Italia che chissà dove porteranno quando i giudici finiranno di scavare nelle pieghe dei legami politici italioti del super ricercato Saab. Quello che non si è detto è che cosa gli Stati Uniti vogliono veramente da da lui.

Un ex procuratore di Miami, Dick Gregorie, lo ha spiegato in una lunga intervista alla testata Wlrn il 19 agosto. «Il governo venezuelano è una cleptocrazia e non vogliono certo che parli».

Secondo l’ex procuratore Saab è il maestro del riciclaggio di denaro sporco basato sul commercio che ha aiutato a mettere il defunto dittatore panamense Manuel Noriega dietro le sbarre a Miami 30 anni fa con l’accusa di traffico di droga. E quello che gli Stati Uniti vorranno questa volta da Saab è la testa di Maduro.

Sempre secondo l’ex procuratore Gregorie, l’abilità criminale di Saab è la capacità di creare vaste reti internazionali, che lo aiutano a gestire attività di appropriazione indebita, corruzione e schemi di manipolazione della valuta che coinvolgono la prodigiosa ricchezza petrolifera del Venezuela, un tempo prodigiosa, e le necessità critiche come le importazioni di cibo e le abitazioni pubbliche e quindi in sostanza a riciclare i milioni che queste attività producono. Un modello quello di Saab pronto a essere replicato in ogni paese in cui si accasa, chissà se lo ha fatto anche in Italia.

Inoltre le capacità di Saab è quella di coinvolgere nei suoi traffici persone insospettabili, come successe nel sud della Florida a un rispettato professore di studi internazionali dell’Università di Miami: Bruce Bagley. Il professore 10 anni fa mosso da buone intenzioni intervenne a persuadere un giudice americano a non far deportare Luis Hernandez in Colombia, paese che ne chiedeva l’estradizione per traffico di droga, per paura che questo venisse ucciso. Il professore in Florida era molto famoso per le numerose pubblicazioni in materia di traffico di droga per le sue battaglie istituzionali.

Hernandez poi presentò il professore a Saab e il professore finì incriminato per riciclaggio i danaro del valore di 3 milioni di dollari. Saab ha coinvolto Bagley nei suoi affari chiedendogli una consulenza per avere un visto per gli Stati Uniti per il figlio e da lì apertura di conti e quant’altro. Bagley era in difficoltà economica.

«Saab si limita a creare una società di comodo dopo l’altra, in una giurisdizione dopo l’altra», ha detto Vannesa Neumann, un esperto di criminalità economica internazionale che è anche l’ambasciatore in Gran Bretagna del leader dell’opposizione venezuelana Juan Guaidó, che gli Stati Uniti e quasi 60 altri paesi riconoscono come il presidente legittimo del Venezuela alla testata wlrn. «Più il popolo venezuelano soffre, più queste reti ne traggono profitto», ha detto Neumann, «e più Maduro rimane al potere».

Maduro sostiene che Saab stava viaggiando per affari ufficiali “umanitari” per il Venezuela quando è stato arrestato a Capo Verde. Questa è una sorprendente ammissione di quanto Saab sia vicino e importante al regime di Maduro – e del perché Maduro stia lottando così duramente in questo momento per impedire l’estradizione di Saab negli Stati Uniti.

Capo Verde e gli Stati Uniti non hanno un trattato di estradizione; Capo Verde potrebbe prendere la sua decisione su Saab già il mese prossimo.

La condanna di Bruce Bagley, nel frattempo, è prevista per ottobre. Il professore, 73 anni, rischia un massimo di 40 anni di carcere. Si è dichiarato colpevole.

Antonio Albanese
Graziella Giangiulio