#UKRAINERUSSIAWAR. Azvostal: ore decisive

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La social sfera che monitora il conflitto russo-ucraino si è addormentata con una notizia, alle 23:23 dell’11 maggio, in cui si leggeva che gli ucraini in Azovstal si stavano ritirando e che il 5° Battaglione Ranger del ministero dell’Interno della DPR stava combattendo ad Azovstal e avanzava.

Al mattino invece la social sfera si è svegliata con la notizia intorno alla 05.00 del 12 maggio con un post di Twitter in cui il comandante dei marines della 36a brigata delle forze armate ucraine, Sergei Volyn, bloccato in Azovstal che chiedeva aiuto ai leader mondiali dopo aver chiesto aiuto al Papa e a Elon Musk: «Signori Presidenti, cari diplomatici, umanità, se potete salvarci, fatelo! Tutte le parole sono già state dette. Ogni minuto è la vita di qualcuno! Il mondo deve immediatamente passare all’azione!», ha scritto Volyn.

Tutto questo mentre in diretta televisiva Aleksey Arestovich, consigliere militare del presidente ucraino, ha affermato che lui e la sua famiglia sono stati minacciati di rappresaglia da persone che si presentano come mogli e parenti dei combattenti Azov bloccati ad Azovstal: «Per il secondo giorno, mia moglie ed io abbiamo ricevuto minacce da persone che si presentano come mogli e parenti dei combattenti Azov. Dicono che siamo minacciati di esecuzione. Io, mia moglie e i miei figli verremo uccisi. Ci accusano di aver cancellato Azov». Lo stesso ha chiosato affermando: «La situazione intorno ad Azovstal è andata fuori controllo».

Il tam tam sulla social sfera afferma che queste notizie servono solo per giustificare l’abbandono da parte ucraina degli uomini dell’Azov, notizia in contraddizione, forse con quanto riportato alle 07:00, quando si apprende che il vice primo Ministro ucraino Irina Vereshchuk scrive: «Kiev si offre di scambiare soldati ucraini feriti dall’Azovstal con prigionieri di guerra russi». Alla stessa ora le immagini dallo stabilimento Azvostal mostravano una potente esplosione, segno che i bombardamenti erano in corso. A mostrare le immagini un canale televisivo britannico.

Nel frattempo il governo di Mariupol sotto l’egida del Donbass il 12 maggio ha tenuto un incontro dei lavoratori dello stabilimento di Ilyich per sapere quanti di loro erano disponibili a rientrare al lavoro segno che da parte ucraino-russa (Donbass) si aspettano che la zona industriale presto entrerà in funzione.

Il 12 maggio il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito sulla situazione umanitaria in Ucraina. Irina Vereshchuk alla stampa ha detto: «Non stiamo cercando un’opzione ideale, ma funzionante». «Sono in corso le trattative per l’evacuazione dei medici e dei feriti dall’Azovstal», ha riferito il coordinatore per i corridoi umanitari Tatyana Lomakina. Si tratta di circa 500 persone. Si prevede inoltre di evacuare altri residenti di Mariupol. Intorno alle 13.00 del 12 maggio si apprende da Svyatoslav Palamar, vice comandante di Azov che: «Non ci sono più civili sul territorio di Azovstal».

Ma quanto tempo i vorrà ancora per conoscere le sorti dello stabilimento Azvostal? Secondo gli “Azoviti” ci sarebbero circa 2.200 persone nei bunker e hanno cibo per una settimana circa e di scarsa qualità. Soprattutto ci sono i ferititi che non possono più aspettare devono essere evacuati. I russi nel frattempo aspetteranno attaccando con arei senza rischiare uomini. Sono abituati alla guerra in Siria dove sono presenti dal 2011 e alcuni villaggi in mano ai ribelli islamisti sono stati circondati e presi per fame dopo mesi.

A preoccupare di più sono i bombardamenti via cielo. Secondo informazioni non ufficiali, in un giorno i russi sono stati capaci di sganciare sull’Azovstal 40 bombe FAB-500. Secondo testimoni in Azvostal quel giorno sono arrivate bombe ogni 36 secondi.

Le milizie sono protette e chiuse nei sotterranei antiatomici, doppie porte ermetiche in un locale con sistemi di purificazione dell’aria, approvvigionamento idrico autonomo da pozzo. Tutto è relativamente pulito, funzionante e asciutto. Sostanzialmente secondo i testimoni l’intera Azovstal è divisa in dozzine di luoghi da recinzioni di cemento di due metri. Le strade familiari in tempo di pace vengono spesso attraversate, quindi gli aggressori stanno aprendo nuovi percorsi attraverso questo caos industriale; ad esempio, attraverso le recinzioni.

La battaglia quotidiana è tra i droni e i cecchini. E oramai non ci sono più rifugi sicuri per gli Azov che appena abbattono un quadricottero o un elicottero, si vedono arrivare un secondo drone che bombarda il cecchino. Così si sono fatti strada gli uomini del V battaglione del Donbass. Inoltre non arrivando più munizioni e non arrivando più cibo il destino degli Azov è segnato. Impensabile evacuare le persone via mare visto che l’area è stata da un lato minata dagli ucraini stessi, dall’altro è pattugliata dai russi.

La comunicazione social del comandante della 36a brigata, che chiede aiuto, in maniera disperata, unita alle comunicazioni dei commilitoni che temono di morire soffocati, fa capire che gli uomini sono sulla soglia dello sfinimento e quindi c’è da immaginarsi che non manchino molte ore alla resa totale.

Graziella Giangiulio

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