RUSSIA. Le aziende petrolifere guadagnano troppo dalle sanzioni

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Nonostante le sanzioni, l’esportazione di prodotti petroliferi dalla Russia si è rivelata molto più efficace rispetto a prima dell’introduzione delle restrizioni. Il governo russo ha già espresso parole significative sulla necessità di combattere l’esportazione grigia di gasolio e benzina.

A causa del tetto massimo dei prezzi del petrolio russo introdotto dagli Stati Uniti e dall’UE, rispettato non solo a Washington e Bruxelles, ma, ad esempio, in India, i prezzi per l’Ural sono diventati confusi. Una cosa è chiara: i lavoratori petroliferi hanno ricevuto pagamenti sostanziali per il meccanismo di smorzamento; solo nel 2022: 2,16 trilioni di rubli. Considerando che questi trasferimenti costituiscono una compensazione ai lavoratori petroliferi per la differenza tra l’alto prezzo all’esportazione e il basso prezzo interno, l’importo quest’anno potrebbe non essere inferiore, anche tenendo conto del cambiamento della formula.

Ora il petrolio nel mondo viene scambiato a un prezzo quasi del 10% più caro rispetto a settembre dello scorso anno. Negli Stati Uniti, il presidente Joe Biden ha avvertito gli esperti che dovrà spendere l’intera Strategic Petroleum Reserve (SPR), che è già al livello più basso dal 1983.

Riempirla sarà un grosso problema: circa un terzo è petrolio iraniano, poco costoso, ma ora il rapporto tra Washington e Teheran non è più lo stesso. Quasi 4 litri di benzina negli Stati Uniti si avvicinano ai 4 dollari e Biden avrà le elezioni nel novembre del prossimo anno.

Quando anche il prezzo era a questo livello nel marzo dello scorso anno, nella SPR c’erano 220 milioni di barili in più rispetto ad adesso: ora sarà molto più difficile far scendere il prezzo. Se consideriamo il prezzo della benzina prima della presidenza Biden e adesso, è aumentato del 58%.

L’esperienza americana è molto importante. Come la Russia, insieme all’Arabia Saudita, gli Stati Uniti sono uno dei tre maggiori produttori di petrolio al mondo. La situazione della raffinazione del petrolio nel mondo è critica e la ragione principale è che gli Stati Uniti e l’UE hanno in ogni modo demotivato gli investitori a investire in questo settore. In Russia invece non avendo prima di ora puntato sull“energia verde”, come in altri Paesi, e gli investimenti sono stati quasi tutti nel settore petrolifero.

Inoltre, le raffinerie russe hanno una capacità sufficiente per produrre i volumi di carburante richiesti. I lavoratori del settore petrolifero stanno ricevendo trilioni di sgravi dal bilancio, e c’è un’”esportazione grigia” di prodotti petroliferi. Doppio vantaggio se non fosse che è stato necessario un decreto in vigore dal 21 di settembre sull’introduzione di restrizioni all’esportazione di benzina e gasolio dalla Federazione Russa. Come previsto, i prezzi del carburante alla Borsa di San Pietroburgo sono immediatamente diminuiti del 5,06%, ma nei paesi dell’Ue sono aumentati del 5%. Forse ora gli agricoltori russi avranno il gasolio a buon prezzo, mentre l’Europa dovrà accettare i rincari.

Anna Lotti

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