RISIKO. Donbass e Sud America: gli scenari della contrapposizione tra Usa e Russia

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La tensione tra Caracas e Bogotà è il secondo teatro del confronto tra Mosca e Washington accanto a quello del Donbas. In quest’ottica abbiamo letto quanto accade oggi in Sudamerica nell’ultima puntata di Risiko.

Il podcast può essere ascoltato cliccando qui.

Il confine tra il Venezuela e la Colombia, una distesa di vegetazione di circa 2.000 km, è tornato ad essere teatro di forti tensioni. I governi di Caracas e Bogotà, infatti, hanno inviato truppe e forze speciali nelle zone di confine. Le città di Apure (sul versante venezuelano) e di Arauca (sul versante colombiano) da settimane sono al centro di guerriglie tra trafficanti di droga e contrabbandieri, membri dell’Esercito di liberazione nazionale (ELN) e dissidenti delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC) che ancora rifiutano la pace di Cuba del 2016. La rivalità tra i governi di Nicolas Maduro e di Ivan Duque va avanti dal 2018, tant’è che i due Paesi non hanno più alcun rapporto diplomatico.

L’aspetto che più preoccupa di questa situazione è la possibile escalation a livello internazionale, che vede ancora una volta la contrapposizione tra Usa e Russia. Da un lato ci sono gli Stati Uniti, che da quando l’ex presidente Trump ha inviato ingenti forze militari per gestire la lotta al narcotraffico, sono molto presenti in territorio colombiano. Dal lato opposto c’è la Russia, che con il Venezuela ha siglato nel 2019 un accordo di reciproco aiuto militare, che prevede tra l’altro l’accesso delle navi da guerra dei due Paesi nei rispetti porti.

Situazione questa – ha spiegato il direttore di AGC Communication, Antonio Albanese – che presenta molte similitudini con quanto sta avvenendo nella regione del Donbass. Insomma, lo scontro tra Usa e Russia si infiamma sempre di più e investe molteplici teatri di guerra, con il rischio che prima o poi qualcosa sfugga di mano. Nel frattempo, si susseguono le minacce “diplomatiche”.

Proprio ieri il presidente russo, Vladimir Putin, ha lanciato il suo ultimo avvertimento. “Vogliamo avere buoni rapporti con tutti i membri della comunità internazionale”– ha affermato il presidente Putin nel suo discorso annuale alle Camere – “ma se qualcuno percepisce la nostra buona volontà come indifferenza o debolezza, e i ponti è pronto a bruciarli completamente, o addirittura farli saltare in aria, allora la risposta della Russia sarà asimmetrica, rapida e dura”.

Questa guerra a distanza tra le due superpotenze sta avvenendo nel silenzio assordante ( e inquietante) dell’Unione europea che – come ci ha riferito l’europarlamentare Alessandro Panza – già particolarmente assente in politica estera, sembra non prestare attenzione a quanto avviene nelle “zone calde” del resto del mondo. Parimenti, la UE non ha ancora pensato ad una strategia efficace per gestire le crisi internazionali, diversa dal fallimentare sistema delle sanzioni. In tutto questo scenario, continua la grave crisi umanitaria, con migliaia di profughi in fuga dal Venezuela.

Nonostante la crisi venezuelana abbia prodotto un numero di rifugiati pari a quelli siriani, la democratica Europa rimane indifferente a questo dramma, mentre dall’ONU solo proclami a “basso costo”.

Buon ascolto!

Cristina Del Tutto