REGNO UNITO. È a rischio la produzione di acciaio

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I produttori britannici a più alto consumo energetico, compresi i produttori di acciaio, vetro, ceramica e carta, hanno avvertito il governo che se non si fa qualcosa per affrontare l’impennata dei prezzi del gas all’ingrosso, potrebbero essere costretti a chiudere la produzione.

I prezzi sono aumentati del 400% quest’anno in Europa, in parte a causa delle basse scorte e della forte domanda dall’Asia, mettendo sotto pressione le industrie ad alta intensità energetica. I capi dell’industria britannica hanno avuto incontrato lo scorso venerdì il ministro per gli affari economici, l’energia e la strategia industriale Kwasi Kwarteng, ma hanno detto che gli incontri si sono conclusi senza soluzioni immediate, riporta The National.

«Se il governo non intraprende alcuna azione, allora quello che vedremo per il settore siderurgico saranno sempre più pause di produzione in certi momenti della giornata e queste pause diventeranno più lunghe», ha detto a ITV News Gareth Stace, direttore generale di UK Steel.

Andrew Large, direttore generale della Confederazione delle industrie della carta, ha detto di non poter escludere che le fabbriche debbano sospendere la produzione a causa dell’aumento dei costi energetici. David Dalton dell’Associazione Britannica dei Produttori di Vetro ha detto che alcune aziende erano a pochi giorni dal bloccare la produzione.

Dopo aver incontrato i leader dell’industria, il Ministero britannico ha detto che era determinato ad assicurare un futuro competitivo per le industrie britanniche ad alta intensità energetica.

Il Ministero ha fatto sapere di aver «promesso di continuare a lavorare a stretto contatto con le aziende nei prossimi giorni per capire ulteriormente e aiutare a mitigare gli impatti di qualsiasi aumento dei costi affrontati dalle imprese». Tuttavia, alcuni politici chiedono che si faccia di più per le industrie ad alta intensità energetica.

L’economia britannica sta già lottando con una crisi della catena di approvvigionamento: la carenza di lavoratori post-Brexit, esacerbata dalla pandemia Covid-19, ha colpito le catene di approvvigionamento della Gran Bretagna che coinvolgono tutto, dal carburante al pollame e all’acqua in bottiglia.

Lucia Giannini