#ISRAELHAMASWAR. L’Iran attacca interessi americani e turchi in Siria e Iraq. Israele attacca il sud del Libano. Scontri nel sud di Gaza. Houthi attaccano una nave di Malta

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Il 15 gennaio 2024 passerà alla storia come la notte dei missili lanciati dall’Iran regione del Kuzestan verso Siria e Iraq. Il comandante della forza missilistica della Guardia rivoluzionaria iraniana, generale Haji Zadeh ha dichiarato: «4 missili Kheibar sono stati lanciati dall’Iran meridionale verso le posizioni dell’ISIS a Idlib, e 11 missili balistici di precisione sono stati lanciati dall’Iran occidentale verso obiettivi nel Kurdistan iracheno». Nel flusso di informazioni passate nella social sfera, si apprende che il Ministro per gli esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian poco prima degli attacchi in una telefonata al suo omologo, Sergej Lavrov lo aveva avvisato di una escalation della tensione nel Mar Rosso. 

In Siria l’obiettivo era il TIP, il patito islamico turkmeno, che sta a Idlib: i missili iraniani hanno colpito il quartier generale dei militanti del Partito islamico del Turkestan, classificati come terroristi, nella zona di Jabal al-Summaq e nei pressi della cittadina di Harem. Anche se le fonti locali riportano attacco con missili balistici iraniani contro le aree controllate dai militanti Hay’at Tahrir al-Sham sempre a Idlib. In Iraq l’Iran ha preso di mira 8 siti vicino al consolato americano a Erbil. Due funzionari americani hanno detto a Reuters il 15 alle 23:30:Nessuna struttura americana è stata presa di mira dai missili a Erbil in Iraq, e non ci sono state perdite americane”. 

L’Iran sostiene di aver preso di mira la sede del Mossad a Erbil. Il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche ha dichiarato: “Prendere di mira il quartier generale del Mossad è una risposta all’assassinio da parte di Israele dei leader delle Guardie Rivoluzionarie e di altri”. Sempre secondo l’Iran sarebbe stato colpito “il centro per lo sviluppo di operazioni di spionaggio e la pianificazione di operazioni terroristiche contro l’Iran”. 

Di certo si sa che a morire è stato l’uomo d’affari iracheno Peshraw Dizayee e sua figlia Zhina. La moglie e gli altri due figli sono feriti e in ospedale. Dizayee ha completato il progetto di costruzione dell’Empire World a Erbil, come sottolineato dal presidente del governo regionale curdo iracheno (KRG), Nechirvan Barzani.

Attraverso la sua società Falcon Group, l’imprenditore iracheno operava in diversi settori, tra cui l’edilizia, il petrolio, il gas naturale, la tecnologia, l’agricoltura, i cosmetici e la sicurezza. Il nome di Dizayee era anche associato al Development Road Project, che cercava di collegare l’Iraq all’Europa attraverso la Turchia. È stato riferito che l’uomo d’affari aspirava a svolgere un ruolo nel segmento iracheno di questo importante progetto. Un segnale forse quello dei missili iraniani oltre che per gli Stati Uniti è per Ankara accusata insieme agli USA di addestrare i terroristi in Afghanistan e portarli in Iran per gli attentati sotto la bandiera di ISIS. 

Continuano anche gli attacchi degli Houti sul Mar Rosso. Un messaggio ufficiale dal Comando Centrale dell’Esercito degli Stati Uniti recita: “Il 15 gennaio, intorno alle 16:00 ora locale, i militanti Houthi sostenuti dall’Iran hanno lanciato un missile balistico antinave dalle aree dello Yemen controllate dagli Houthi e hanno colpito la nave portarinfuse Gibraltar Eagle, di proprietà e gestita dagli Stati Uniti, battente bandiera delle Isole Marshall. Non sono stati segnalati feriti o danni gravi sulla nave e la nave continua la sua navigazione”.

Nella giornata del 16 di gennaio la segnalazione di attacchi Houthi contro navi in transito nel Mar Rosso sono due: una battente bandiera panamense, una seconda battente bandiera di Malta. Mohammed al-Buhaiti, membro del Politburo Houthi ha dichiarato: «Le forze armate yemenite stanno migliorando le loro capacità missilistiche e presto ci attendono sorprese». In un comunicato ufficiale degli Houthi si ribadisce: «Le Forze Armate yemenite confermano la continuazione del movimento commerciale nel Bahrein arabo e nel Mar Rosso verso tutte le destinazioni tranne i porti della Palestina occupata e che continuano ad adottare tutte le misure difensive e offensive nel diritto di difendere e contrastare l’aggressione americano-britannica». Diventano invece legittimi, secondo Ansarallah, gli attacchi alle navi battenti bandiera britannica e statunitense. 

Ed ora uno sguardo al fronte di Gaza e del Libano del 16 gennaio aggiornato alle 17.00. 

In Israele continuano le tensioni interne al governo. I media israeliani del 16 gennaio accusano il governo di aver ritirato le truppe da Gaza nord da dove sono partiti i razzi che hanno colpito Netivot e nei suoi dintorni nel Negev occidentale. La Radio dell’Esercito afferma: “I razzi sono stati lanciati contro l’insediamento di Netivot da un’area dalla quale l’esercito si è ritirato ieri”. L’Ospedale Soroka nel Negev ha dichiarato che: “Durante la giornata del 15 gennaio abbiamo ricevuto 15 soldati israeliani a seguito delle battaglie a Gaza”.

Nella giornata del 15 gennaio si registrano scontri al confine con l’Egitto. Una soldato israeliano è stato ferito, quando circa 20 trafficanti di droga hanno cercato di oltrepassare il confine. Si contano diverse vittime nella zona di confine vicino a Nitzana. Gli Apache israeliani partecipano al bombardamento dei militanti all’interno del confine egiziano. 

Nella giornata del 16 gennaio bombardamenti israeliani nel sud del Libano. In una nota IDF si legge: “Abbiamo preso di mira una piattaforma di lancio di missili anticarro di Hezbollah nella città di Kafr Kila”. Secondo i media di Hezbollah la città è stata attaccata con munizioni al fosforo. E ancora riportano i media del sud del Libano che: “L’artiglieria israeliana prende di mira la città di Mays al-Jabal”. Sempre da artiglieria israeliana colpita la periferia della città di Hula. Sempre l’IDF nel pomeriggio del 16 lancia nel sud del Libano, circa 30 razzi a Wadi Al-Hujair.

Se a Gaza nord ci sono scontri per le strade ma l’esercito si è ritirato, si registrano anche nella giornata del 16 di gennaio scontri Khan Yunis, sud della striscia di Gaza. Gli israeliani avanzano a Ein Nafaq a est di Khan Yunis. 

Sempre più alta la tensione in Cisgiordania: il ripristino dell’unità della Striscia di Gaza Musta’rab “Dovdovan” indica una possibile perdita di controllo sulla situazione in Cisgiordania, affermano i media israeliani. 

Antonio Albanese e Graziella Giangiulio

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