
Gli Stati Uniti non hanno intenzione di inviare truppe in Israele a dirlo Kamala Harris, vicepresidente degli Stati Uniti. Il vicepresidente americano Harris ha dichiarato che Washington non ha intenzione di inviare truppe in Israele per partecipare ai combattimenti a Gaza. Ne ha parlato in un’intervista alla CBS. Altre fonti però riferiscono che cinquemila soldati americani hanno partecipato venerdì all’operazione di terra israeliana contro Gaza, come riportato dall’agenzia iraniana Tasnim partecipazione smentita dal Pentagono.
Nel frattempo è stato presentato al Congresso degli Stati Uniti un disegno di legge per fornire 14,3 miliardi di dollari in aiuti aggiuntivi di emergenza a Israele, separati dalle altre richieste di Biden per il sostegno militare all’Ucraina, a Taiwan e da altre voci di spesa.
John Kirby, Consigliere per la Sicurezza nazionale: «Non pensiamo che un cessate il fuoco sia la strada giusta da percorrere in questo momento».
In Cina il nome “Israele” è stato rimosso dalle mappe online delle principali app cinesi come Baidu e Alibaba, riporta il Wall Street Journal; in queste app compare solo il nome della Palestina.
L’ex segretario Generale NATO Javier Solana ha definito Netanyahu il “peggior politico” nella storia di Israele, riporta l’agenzia Anadolu. «Non credo che ne verrà fuori nulla di buono», ha detto al canale televisivo spagnolo Cadena Ser, riferendosi agli eventi di questo mese in Israele e Palestina. «Ma questo potrebbe portare alla scomparsa di Netanyahu dalla politica israeliana.»
Il rappresentante di Israele all’ONU Gilad Erdan, ha indossato nella sala riunioni del Consiglio di Sicurezza una stella gialla, simile a quelle che indossavano gli ebrei durante l’Olocausto. Ha riferito che la sua decisione di indossare le stelle gialle dell’“era nazista” resta fino a quando il Consiglio non condannerà Hamas e non chiederà il rilascio degli ostaggi israeliani.
Una delle province dello Yemen ha donato 250.000 dollari a Gaza. L’Ucraina, invece, dichiara Hezbollah e Hamas “organizzazioni terroristiche”.
Israele ha invitato i suoi cittadini ad astenersi dal viaggiare nel Caucaso settentrionale e gli israeliani già presenti a lasciare la regione dopo gli accadimenti in Daghestan.
L’Organizzazione araba per i diritti umani in Gran Bretagna (AOHR UK) ha invitato l’Unità antiterrorismo e crimini gravi (SO15) del Regno Unito a indagare sul reclutamento di riservisti con doppia cittadinanza britannico-israeliana che si uniscono alle unità militari israeliane per combattere nella guerra contro civili nella Striscia di Gaza.
L’AOHR UK ha sottolineato che molti resoconti dei media avevano suggerito che i britannici si fossero uniti all’esercito israeliano dopo che Tel Aviv aveva annunciato che avrebbe richiamato truppe di riserva da tutto il mondo per prendere parte alle operazioni militari contro la Striscia di Gaza.
Da Israele arriva la notizia che l’azienda Elbit realizzerà uno stabilimento per la produzione di munizioni per artiglieria per un cliente internazionale. La società di difesa israeliana Elbit Systems costruirà un impianto per produrre proiettili di artiglieria per un paese in anonimato. Lo ha riferito il servizio stampa della società sul proprio sito ufficiale. Il contratto avrà la durata di due anni. Il valore della transazione tra la società israeliana e il cliente internazionale è di 135 milioni di dollari.
Un’altra fonte afferma che una compagnia israeliana ha vinto un contratto con l’esercito americano. Lo US Army ha selezionato due aziende per sviluppare prototipi di un sistema di puntamento laser di prossima generazione che le truppe potranno trasportare e utilizzare sul campo per esplorare posizioni e coordinare gli attacchi.
Secondo gli annunci contrattuali, al progetto Joint Effects Targeting System II, o JETS II, lavoreranno sia Leonardo DRS, una filiale della Virginia dell’italiana Leonardo SpA, sia Elbit Systems of America, una divisione dell’israeliana Elbit Systems Ltd. Secondo fonti social media, la Elbit Systems israeliana starebbe testando nella Striscia di Gaza una nuova bomba, chiamata “Steel Sting”. Il portavoce del ministero della Sanità a Gaza, Dr. Ashraf Al-Qudra, ha detto che le squadre mediche hanno osservato Israele usare armi insolite che hanno causato gravi ustioni sui corpi dei palestinesi uccisi e feriti dalle bombe israeliane.
Secondo il Financial Times: il silenzio dell’esercito israeliano sull’invasione di terra è stato deliberato e mirato a ridurre la probabilità che Hezbollah e l’Iran entrassero in guerra. Naturalmente, la portata degli attacchi e dell’offensiva sembra dimostrare per la testata che Israele ha abbandonato la promessa di distruggere completamente Hamas e ha deciso di indebolirlo.
L’Ex consigliere per la sicurezza nazionale del primo Ministro Benjamin Netanyahu ha riferito alla stampa: «Questa settimana assisteremo all’arrivo delle forze armate israeliane nella Striscia di Gaza e ad attacchi di terra più profondi contro Hamas. Non possiamo più aspettare».
Benjamin Netanyahu ha detto: «Hamas deve rilasciare immediatamente e incondizionatamente gli ostaggi. Un appello al cessate il fuoco è un appello alla resa, ma non lo faremo e vinceremo. Ci rammarichiamo che un gran numero di nostri amici non abbiano insistito su una condanna decisa dei barbari. Ha anche detto che ciò che sta accadendo nella Striscia di Gaza è un messaggio per Hezbollah». «Dichiaro a Hezbollah che se deciderai di intervenire completamente nella guerra, commetterai l’errore più grande della tua vita. Prenderai un colpo che non puoi nemmeno immaginare. Prometto che Hamas sarà paralizzato, Hamas sarà sconfitto, Gaza sarà diversa». Per il premier, l’operazione su Gaza contro Hamas è entrata nella terza fase: espansione dell’operazione di terra.
Non molto tempo fa, il quotidiano israeliano Haaretz ha scritto che i funzionari israeliani hanno molta paura di iniziare una guerra su più fronti. Anche Isaac Brik, un generale israeliano, ha chiosato come “terribile” la guerra su più fronti.
Reuters riferisce che Hezbollah si sta preparando per un conflitto di lunga durata. Hezbollah, che conta circa 100.000 persone, sta cercando di ridurre le perdite nelle scaramucce al confine con Israele, anche utilizzando armi di precisione, in preparazione a un possibile conflitto prolungato.
Il Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate iraniane ha dichiarato che: «Nella parte settentrionale di Gaza, i combattenti della resistenza hanno costruito più di 400 km di tunnel attraverso i quali passano auto e moto. I combattenti della resistenza palestinese sono pronti ad attaccare Israele sul terreno».
L’ex comandante dell’IRGC Mohsen Rezaei in un’intervista ad Al Jazeera ha dichiarato. L’Iran non era a conoscenza dell’operazione Al-Aqsa Flood del 7 ottobre. L’Iran non ha avuto alcun ruolo nell’attacco di Hamas contro Israele, e sono le forze della resistenza a prendere la decisione.
Il Vice capo del Politburo di Hamas Musa Abu Marzouk ha dichiarato Financial Times: «Non avremmo raggiunto il successo senza l’Iran e Hezbollah». Secondo lui, «l’attacco della resistenza del 7 ottobre al regime Israele non avrebbe avuto successo senza l’aiuto dei nostri alleati – Iran e Hezbollah».
Forze Armate della Repubblica Islamica dell’Iran affermano che i comandanti del CENTCOM US Army e US Navy stanno assistendo gli israeliani nel loro attacco contro i palestinesi in una base sotterranea a Tel Aviv.
Ali Bagheri, Vice Ministro degli Affari Esteri iraniano ha detto: «Se la guerra si estende, il regime israeliano sarà distrutto».
Ed ora uno sguardo al conflitto israelo-palestinese alle 12:00 del 31 ottobre.
Le forze israeliane continuano i loro attacchi sulla Striscia di Gaza, prendendo di mira l’edificio dell’ospedale turco e i magazzini della Mezzaluna Rossa palestinese.
Il gruppo corazzato dell’IDF ha compiuto progressi significativi, avanzando in profondità nell’enclave a sud di Gaza e raggiungendo l’incrocio di Netzerim sull’autostrada Salah ed-Din. Le riprese di quest’area mostrano un carro armato israeliano che apre il fuoco su un veicolo civile che tenta di fuggire. Inoltre, un video circolato nei media arabi mostra un missile anticarro Yassin che colpisce un carro armato vicino all’autostrada.
Le forze palestinesi hanno lanciato numerosi attacchi contro gli insediamenti di confine, nonché a Tel Aviv, Gerusalemme e Beersheba, provocando danni a diversi edifici residenziali. In un altro incidente, gli Houthi yemeniti del movimento Ansarallah hanno tentato di colpire il sud di Israele, ma i missili sono stati intercettati sul Mar Rosso.
I rappresentanti di Hamas il 31 ottobre hanno affermato che i nuovi raid delle truppe israeliane hanno effettivamente segnato l’inizio di un’operazione di terra, ma l’IDF, come prima, si rifiuta di annunciarlo chiaramente, mantenendo spazio di manovra.
Attualmente le truppe israeliane stanno attaccando in un’area che è stata praticamente ridotta in rovina a seguito di massicci attacchi. Secondo resoconti social da entrambe le parti, le truppe israeliane a nord sono riuscite ad avvicinarsi alla periferia di Beit Lahiya e Beit Hanoun. E a sud di Gaza, le unità dell’IDF hanno nuovamente tentato di avanzare verso l’autostrada Salah ed-Din.
Hamas conferma i combattimenti in queste zone, ma riferisce, come di consueto, della distruzione di diverse unità di veicoli corazzati israeliani da parte sia dei missili anticarro Yassin che dell’artiglieria.
In effetti, il comando israeliano continua a sondare le capacità di Hamas e a mettere alla prova le sue capacità di combattimento nell’enclave, non decidendo uno spiegamento di truppe su larga scala fino alla fine dei negoziati sul destino della Striscia di Gaza.
Negli ultimi giorni si può notare un aumento dell’intensità degli attacchi dell’IDF, ma in sostanza l’approccio israeliano rimane lo stesso. E la leadership militare israeliana è consapevole che una rapida offensiva delle truppe israeliane potrebbe trasformarsi in un disastro, dato che Hamas dispone di decine di chilometri di tunnel sotterranei. Per non parlare del rischio di un’escalation del conflitto con i paesi vicini.
La situazione umanitaria nella Striscia di Gaza resta disastrosa. Il 30 ottobre un convoglio di 26 camion carichi di aiuti umanitari è passato attraverso il checkpoint di Rafah. Rapporti apparsi sui media occidentali suggeriscono che Israele stia valutando la possibilità di aumentare a 100 l’ingresso giornaliero di camion. Tuttavia, l’IDF ha dichiarato che l’ingresso del carburante non sarà consentito nella regione, nonostante le richieste delle organizzazioni umanitarie e delle Nazioni Unite.
Antonio Albanese e Graziella Giangiulio