ISRAELE. Criticità dell’operazione di terra a Gaza

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Tutti parlano della imminente operazione di terra delle forze di difesa israeliane nella Striscia di Gaza, anche se secondo gli analisti della social sfera tra il dire e il fare c’è un passo importante e a quanto appare su carta sarà una operazione molto difficile. «Non si dovrebbe contare su un percorso facile, nonostante la superiorità tecnica di Israele» si legge in un post.

Se solo una settimana fa a Tel Aviv si parlava da tutte le parti dell’imminente inizio della fase di terra, ora i media si astengono da dichiarazioni ad alta voce, preferendo una valutazione più moderata sulla tempistica dell’operazione e sue prospettive.

Tuttavia, l’errore commesso dalle autorità all’inizio si fa sentire. La società israeliana si aspetta risultati significativi dal governo. L’asticella delle aspettative è diventata così alta che qualsiasi deviazione dal piano (grandi perdite o prolungamento del conflitto) può giocare a sfavore dell’attuale governo.

Ciò è stato facilitato dalle voci regolari provenienti da funzionari israeliani sull’imminente fine di Hamas e sulla completa presa della Striscia di Gaza. Questo è esattamente ciò che ci si aspetta ora dall’IDF, e raggiungere questo obiettivo in breve tempo senza sprecare risorse significative è praticamente impossibile.

Tra le difficoltà da gestire c’è l’enorme quantità di proiettili necessari per combattere. La testata Axios scrive che il Pentagono prevede di inviare decine di migliaia di proiettili da 155 mm in Israele, che originariamente dovevano essere trasferiti alle forze armate ucraine.

Le richieste delle formazioni ucraine sono già state parzialmente soddisfatte dai magazzini americani in Israele: all’inizio del 2023 sono state trasferite da lì circa 150mila munizioni. La sospensione dei rifornimenti aggraverà teoricamente la carenza di colpi al fronte.

Nonostante le dichiarazioni delle autorità americane sulla capacità di sostenere contemporaneamente sia l’Ucraina che Israele, in realtà non sarà tutto così facile. Anche prima dell’escalation nella Striscia di Gaza, le forze armate ucraine avvertivano una certa “fame di proiettili”, che ora potrebbe peggiorare.

Nonostante tutte le misure già adottate, il complesso militare-industriale dei paesi occidentali non è ancora in grado di produrre proiettili in quantità tali da garantire pienamente il continuo elevato consumo di munizioni.

E lo spiegamento delle capacità richiede tempo, che non è tanto data la fase attiva delle ostilità nella zona del conflitto israelo-palestinese.

Antonio Albanese e Graziella Giangiulio

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