Riapre il grande mercato iraniano?

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ITALIA – Roma 06/05/2015. In attesa di una svolta, è finalmente arrivato l’accordo di Losanna dello scorso due aprile, tra Teheran ed il gruppo dei 5+1.

L’accordo quadro prevede la rimozione delle sanzioni economiche inflitte allo stato iraniano, causate dalla controversa questione nucleare, riaprendo così un mercato cruciale nella regione. Lo sblocco del sistema bancario rimetterebbe in circolazione la liquidità necessaria a far ripartire consumi ed investimenti per il paese.
Le sanzioni economiche degli ultimi anni avevano tagliato fuori le imprese europee, italiane in particolare, dagli scambi con la Repubblica Islamica, la quale si è vista costretta a rivolgere i suoi interessi verso oriente, Cina ed India in primis. Prima dell’entrata in vigore delle sanzioni, il Belpaese e l’Iran avevano scambi che si aggiravano intorno ai 7 miliardi di euro annui, un volume sceso successivamente al miliardo (una perdita quindi di circa 6 miliardi netti). L’Italia è stata, a partire dalla II Guerra Mondiale, un partner storico dell’Iran, sia a livello della grande industria, sia a livello delle piccole e medie imprese che lentamente sembrava svanire, basti pensare al recente embargo petrolifero, dove la partnership decennale tra l’Eni e l’ente nazionale petrolifero iraniano “Nioc” (National Iranian Oil Company), che prevedeva il 75% dei profitti per gli iraniani ed il resto alla compagnia italiana, rischiava di saltare. Ora grazie all’accordo sulle questioni nucleari, la possibilità di far ridecollare le relazioni economiche con l’Iran è stata subito messa in agenda.
L’Italia, percepita come una delle più importanti potenze europee, assieme a Gran Bretagna, Germania e Francia, svolge un ruolo di rilievo in ambito economico, industriale e commerciale, assicurando agli iraniani un reale punto di riferimento in ambito europeo. Alcune industrie italiane, come quella dell’acciaio e del tessile, hanno conquistato spazi sul mercato iraniano, ma la maggior parte delle transizioni tra i due paesi consiste nella fornitura petrolifera da parte dell’Iran.
È ancora prematuro parlare di ripresa totale delle collaborazioni tra Iran ed Occidente, come sottolineato dal portavoce del Dipartimento di Stato americano Jeff Rathke: «Le sanzioni infatti saranno rimosse in più fasi», aggiungendo che: «Il processo sarà lento ma costante, controllato di volta in volta». Non si è fatta neppure attendere la risposta del capo dell’organizzazione per l’energia atomica dell’Iran, Ali-Akbar Salehi: «Nessun impianto nucleare iraniano interromperà le sue attività», visto che non è stata decisa la sospensione di alcuna delle attività nucleari nei suoi impianti, e ha ribadito che continuerà il ciclo del combustibile. La speranza, comunque, è che l’accordo venga finalizzato entro giugno, perché potrebbe riguardare anche altre importanti questioni dello scenario medio-orientale. Il vice Ministro degli Affari Esteri Lapo Pistelli, ai margini del seminario della “Igs” (Institute for global studies) a Roma, non ha fatto mistero dell’importanza dell’accordo di Losanna, sponsorizzato dalla diplomazia, via migliore per il dialogo e per la risoluzione in futuro di altre questioni in un Medio Oriente che vede l’Iran principale partner ed interlocutore per la stabilità e gestione della politica e sicurezza della regione.
Non si può dimenticare che l’Iran può vantare un mercato molto dinamico: da tempo è in atto uno dei più rapidi fenomeni di urbanizzazione del mondo oltre al fatto che costituisce un imponente mercato petrolifero e di gas naturale, oltre ad costituire un elemento di stabilità geopolitica in uno scacchiere sempre più afflitto da terrorismo e ambigui atteggiamenti politici di paesi dell’area.
La Repubblica Islamica è da tempo impegnata a contrastare gruppi jidahisti, che prendono di mira sia i non-musulmani, che gli stessi musulmani seguaci di altri credo.