INTELLIGENCE. Libia, Russia Ucraina, Israele Libano e Mar Rosso dietro l’aumento del greggio

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“I prezzi del petrolio sono aumentati vertiginosamente lunedì mattina, con il Brent che ha superato gli 81 dollari e il WTI che è salito verso i 77 dollari”. Così riapre  una interessante riflessione pubblicata da OilPrice collegando questo improvviso rialzo dei prezzi del greggio alla complessa, intricata e correlata situazione geopolitica. 

L’accelerazione al rialzo è avvenuta a causa della difficile situazione geopolitica  in Europa e Medioriente che ha fatto aumentare i rischi per le forniture in questo scacchiere e quindi una minore disponibilità, prevista, ha fatto impennare il meccanismo del rialzo affondando tutte el altre possibili variabili. 

Nel dettaglio il cocktail esplosivo è stato creato dagli attacchi lanciati da Israele contro Hezbollah in Libano, dal recente  massiccio attacco missilistico e di droni lanciato dalla Russia contro l’Ucraina e soprattutto l’uscita, temporanea, dal mercato di tutta la produzione libica: la dichiarazione di forza maggiore da parte del governo libico di Bengasi su tutti gli impianti petroliferi ha fatto salire vertiginosamente i prezzi del petrolio. Di fatto il GNS ha bloccato produzione ed export sine die. 

Per quanto riguarda il primo aspetto, il 25 agosto mattina, Israele ha lanciato un attacco preventivo contro Hezbollah nel Libano meridionale. Il volume di fuoco è stato il più grande tra i due paesi dalla guerra del 2006 durata 34 giorni. Nell’attacco Israele sostiene di aver distrutto la gran parte delle strutture di Hezbollah: nelle prime ore della mattinata, Israele ha inviato 100 jet a colpire 40 siti in Libano, tutti ritenuti obiettivi legittimi perché installazioni di Hezbollah. Da part sua, Hezbollah ha affermato di aver lanciato più di 340 razzi contro 11 obiettivi militari in Israele e sulle alture del Golan. Questi attacchi hanno messo a dura prova i colloqui in corso in Egitto, ma a quanto pare non li hanno affondati. 

Questo scenario poi ha una variante quella del Mar Rosso e della logistica globale che salta completamente il Canale di Suez, quella petrolifera inclusa. Anzi con la chiusura degli oleodotti russi verso l’Occidente e con Suez fuori gioco, si può dire che la lievitazione dei prezzi è costante da molti mesi. 

Andando poi sullo scenario russo ucraino, la Russia ha preso di mira le infrastrutture energetiche ucraine con un grande attacco di missilistico e droni, tra domenica sera e lunedì mattina.

Secondo il presidente Zelensky, la Russia ha lanciato oltre 100 missili e 100 droni d’attacco. La Russia ha detto di aver mirato a colpire le infrastrutture critiche ucraine.

Da ultima la Variante libica. Nella tarda mattinata del 26 agosto, il governo orientale della Libia ha annunciato la chiusura sia della produzione che delle esportazioni di petrolio, dichiarando cause di forza maggiore. 

Questo governo,  non riconosciuto a livello internazionale, controlla la maggior parte dei giacimenti petroliferi libici. Le motivazioni di questo blocco produttivo ed estrattivo, sono da ricercare nel recente incremento delle tensioni politiche nel paese mediterraneo, scatenate dai tentativi di estromettere il capo della Banca centrale della Libia: la reazione dal politico si è spostata al cinetico in un batter di ciglia, si sono  infatti mobilitate le fazioni armate e sono partiti i primi colpi.

È su queste basi e correlazioni che occorre inquadrare l’aumento di prezzo del greggio con tutte le conseguenze che questo fatto avrà nella finanza e nella vita di molte nazioni occidentali, e non solo. 

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Antonio Albanese