L’euro ancora nel mirino degli speculatori

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ITALIA – Roma. All’indomani della notizia che Fitch declassa l’Italia da A- a BBB+ con Outlook negativo, vista l’incertezza politica, si fanno più insistenti le voci che vedono l’euro a rischio. E politicamente parlando con il movimento 5 stelle che grida al referendum per l’uscita dell’Italia dall’euro che si aggiunge a quello dei britannici che vogliono uscire dall’Europa, gli speculatori si preparano al massacro, quindi domani all’apertura delle borse aspettiamoci di finire sotto scacco. Il taglio del rating italiano porterà all’aumento dei tassi di interesse che il Tesoro sarà costretto a pagare ai suoi creditori. Inoltre le banche italiane che hanno nella loro casse Titoli di Stato italiano vedranno un ulteriore peggioramento dello stato patrimoniale, fatto questo che avrà conseguenze negative anche sui risparmiatori italiani.

Di certo c’è che se la politica italiana non interviene sin da subito in favore degli italiani, questi seguiranno qualsiasi sirena prometta loro il ritorno alla “normalità”. Quello che nessun politico locale vuol vedere è che l’idea del movimento a 5 stelle, quella uscire dall’eurozona, sembra accompagnare il pensiero di numerosi economisti britannici e statunitensi, quelli che normalmente lavorano per multinazionali e centri di potere, che mirano da tempo a rompere il sogno europeo. Questi economisti, dicevamo, da tempo si chiedono come uno stato dovrebbe comportarsi se dovesse decidere di uscire dall’euro. Domanda che è stata, sin dallo scorso anno, una sorta di tormentone, al punto tale che è diventato il quesito del Premio Wolfson per l’economia, con sede a Londra, award per importanza, secondo solo al nobel.
L’edizione 2012 è stata vinta da Roger Bootle, amministratore delegato della Capital Economics, sede a Toronto, Londra, Singapore. Il progetto presentato dal team di Bootle ha un titolo al quanto significativo: «Guida pratica all’uscita dall’euro». Secondo tale ipotesi se un singolo stato, all’epoca l’esempio era la Grecia, esce dall’euro, lo deve fare silenziosamente, equiparando inizialmente la moneta 1 a 1 per poi coniare moneta, durante la notte,  (chiudendo temporaneamente le banche) per arrivare a una grande svalutazione. Questo produrrebbe inizialmente uno shock ma nel tempo, sempre secondo il team di Bottle, si avrebbe una ripresa economica dovuta alla maggiore competitività. E se l’idea di Capital Economics sembra bizzarra, è invece preoccupante la dichiarazione che fa il presidente della giuria del premio Wolfson, Derek Scott, all’indomani dell’assegnazione del premio: «L’attuale configurazione dell’Unione economica e monetaria dell’Unione europea (UEM) è insostenibile ma i politici si rifiutano di ammetterlo; farebbero bene a leggere il documento di Roger Bootle invece di studiare nuove “soluzioni” per la crisi dell’eurozona che non possono funzionare e non funzioneranno».
Lo shock iniziale di cui parla Capital Economics non dice che riguarderebbe tutti i cittadini che vedrebbero le loro “ricchezze bancarie” svanire come neve al sole, e che la svalutazione renderebbe il paese, fuoriuscito dall’euro, preda di tutti gli altri che per difendersi dovrebbero innalzare barriere doganali, svalutazioni e così via. Diventerebbe l’Europa una sorta di giungla di nazioni che per vendere svaluterebbero di continuo dovendo poi fare i conti con i costi di energia e materie prime. Quali rapporti politici- economici potrebbero crearsi all’indomani di una tale azione?
Agli economisti questo non interessa, e a quanto pare nemmeno al movimento 5 stelle, ma i danni sarebbero incalcolabili internamente, basta pensare all’impennata dell’inflazione, e poi lo stato, inteso come nazione, perderebbe di credibilità nei confronti del mondo. Così tutti i disoccupati mantenuti dai genitori o dai nonni si troverebbero disoccupati e senza sostegno economico familiare perché i soldi dei loro cari in banca dimezzerebbero o sparirebbero.
Certo nquinquennio questo porterebbe a un vantaggio competitivo, dicono gli economisti, ma in quel decennio che farebbero gli esodati dall’euro? I grandi economisti che vedono un ritorno a una competitività maggiore con l’uscita dall’euro ancora una volta non tengono conto delle vite umane che ci sono dietro questa decisione.  Non si conterebbero i fallimenti e le chiusure di attività economiche, etc..
Eppure, Joseph Stiglitz, l’economista che piace tanto al movimento, sul The Guardian, il 6 di marzo suggeriva all’Europa di dare alle nazioni l’opportunità di svalutare la moneta. In modo da dare ossigeno ai paesi in forte difficoltà. L’economista non ha calcolato che con un’azione del genere si potrebbe innescare una guerra di svalutazione tra paesi già poveri. Il problema mondiale non è la svalutazione della moneta o l’uscita dall’euro, è l’economia sostenibile. Capito che non si possono avere o sviluppare plusvalori che affossano le economie di altri Paesi con speculazioni create ad hoc da pochi soggetti internazionali, bisogna creare un nuovo circolo virtuoso che premi l’economia reale e non solo la finanza.
C’è da chiedersi infine, perché Bank of America Merrill Lynch e i media britannici si dedichino così tanto all’uscita dall’euro, mentre potrebbero cominciare a dare al mondo una nuova idea, una nuova proposta, per una nuova economia reale.