CROAZIA. Nuove divisioni tra Milanović e Plenković su Svezia e Finlandia nella NATO

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In Croazia la prospettiva dell’adesione alla Nato di Svezia e Finlandia ha creato una nuova spaccatura tra il presidente della repubblica Zoran Milanović e il governo guidato da Andrej Plenković. Se premier ha fin da subito appoggiato la candidatura dei due paesi seguendo la linea atlantista del governo, il capo dello stato ha dichiarato che Zagabria dovrebbe imporre il veto alle richieste dei due paesi scandinavi, pretendendo in cambio il supporto per l’introduzione di una riforma del sistema elettorale in Bosnia Erzegovina.

Ormai da tempo si discute per riconfigurare il funzionamento del voto in Bosnia Erzegovina, in modo da garantire equa rappresentanza politica alla popolazione croata del paese. Fin da subito la Croazia ha insistito sulla necessità di una riforma elettorale a Sarajevo, portando il tema a Bruxelles. La questione ora si fa ancora più urgente, visto che le prossime elezioni generali in Bosnia Erzegovina dovrebbero tenersi a ottobre, tuttavia al momento è abbastanza improbabile che le parti riescano a raggiungere un accordo sulla riforma in tempo, come ha ammesso lo stesso leader politico bosgnacco Bakir Izetbegović proprio questa settimana.

L’idea di Milanović dunque sarebbe quella di porre una sorta di ricatto ai partner occidentali, quasi sulla falsa riga delle richieste ben più pressanti poste dal presidente turco Erdogan. Al momento tuttavia la posizione del capo dello stato rimane isolata: secondo il presidente del Parlamento di Zagabria Gordan Jandroković un veto alle candidature di Svezia e Finlandia lederebbe alla reputazione della Croazia tra i partner occidentali; il Ministro degli Esteri Gordan Grlić Radman è invece intervenuto per ribadire che il governo croato intende supportare in pieno le richieste dei due paesi anche in virtù dei “valori comuni condivisi”.

Le dichiarazioni del presidente Milanović compromettono ulteriormente i rapporti con il Primo ministro Plenković. Dall’inizio della guerra in Ucraina non è la prima volta che il capo di stato e di governo si dividono sul posizionamento internazionale di Zagabria: durante le settimane che hanno portato all’invasione russa, il Capo dello stato aveva minacciato il ritiro dei contingenti croati dalla Nato nel caso di un’escalation, arrivando anche ad accusare Bruxelles di aver “provocato” le proteste di piazza Maidan del 2014.

Carlo Comensoli