CINA. La politica estera secondo lo Xi Jinping pensiero

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Pechino ha adottato mercoledì scorso una nuova legislazione che supervisiona la politica estera del Paese, l’ultimo sforzo per ampliare i mezzi legali treni a contrastare le sanzioni e altre azioni occidentali percepite come ostili.

Con un’attenzione particolare alla sicurezza nazionale e al contrasto della presunta giurisdizione degli Stati Uniti, la legge sulle relazioni estere dovrebbe aiutare Pechino a usare la legge nazionale per reagire alle sanzioni e scoraggiare future provocazioni, secondo Scmp.

Ma c’è il timore che la nuova legge, volta a consolidare ulteriormente il controllo del Partito Comunista sulle interazioni esterne del Paese, possa irrigidire il confronto di Pechino con Washington, in stile Guerra Fredda, e rendere più difficile per le aziende straniere operare in Cina.

Secondo Xinhua, la legge è stata adottata dal Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo, dopo che una bozza era stata resa nota a dicembre.

Negli ultimi tre anni, Pechino ha introdotto una serie di regolamenti volti a contrastare le sanzioni statunitensi, tra cui la legge sulle sanzioni anti-straniero nel 2021, che ha seguito gli sforzi degli Stati Uniti di utilizzare le proprie leggi interne per frenare la Cina attraverso la guerra commerciale e i controlli sulle esportazioni dal 2016.

Molte disposizioni della legge sulle relazioni con l’estero hanno in realtà lo scopo di contrastare le sanzioni straniere, la giurisdizione Usa e l’interferenza straniera negli affari interni cinesi.

La nuova legge stabilisce che la diplomazia cinese deve essere condotta sotto la guida dell’ideologia politica di Xi, nota come Pensiero di Xi Jinping sul Socialismo con Caratteristiche Cinesi per una Nuova Era, e in conformità con la Costituzione cinese.

Lo statuto cerca di riassumere le attuali dottrine di politica estera del Paese, ribadendo che la Cina si atterrà a principi quali la non aggressione e la non interferenza negli affari interni dell’altro, opponendosi all’egemonia e alla politica di potenza.

La legge afferma che la Cina «sostiene la pace e la sicurezza mondiale e promuove lo sviluppo globale comune. Sostiene la risoluzione delle controversie internazionali con mezzi pacifici e si oppone all’uso o alla minaccia dell’uso della forza nelle relazioni internazionali».

Oltre a rafforzare le norme che regolano i settori legati all’estero, la legge stabilisce che lo Stato deve anche «adempiere in buona fede ai propri obblighi” nell’ambito di trattati e accordi internazionali a cui la Cina ha preso parte “in conformità con la Costituzione e le leggi».

«I trattati e gli accordi conclusi o stipulati dallo Stato non devono essere in conflitto con la Costituzione», si legge.

Il testo afferma inoltre che saranno prese contromisure se la sovranità, la sicurezza e gli interessi di sviluppo della nazione sono minati da atti che hanno violato le leggi internazionali e le norme delle relazioni internazionali.

La nuova legge copre un’ampia gamma di questioni, come la governance globale, la sicurezza, la cooperazione giudiziaria e la protezione dei cittadini cinesi all’estero.

L’articolo 37 della nuova legge recita: «Lo Stato stabilisce un sistema e un meccanismo di lavoro per la protezione degli interessi all’estero».

I funzionari cinesi e i media statali parlano da anni della creazione di un quadro che integri misure politiche, economiche, diplomatiche e militari per proteggere gli interessi della Cina all’estero, compresi i suoi cittadini, entità e beni, le sue risorse energetiche e la sicurezza dei passaggi strategici.

Luigi Medici

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