AUTOMOTIVE. Il boomerang dei dazi sull’EV cinese

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La Commissione europea ha dichiarato il 13 settembre di aver avviato un’indagine sui sussidi statali cinesi per i veicoli elettrici e sull’opportunità di imporre tariffe per proteggere le case automobilistiche locali. La decisione segue un’intensa preoccupazione e mesi di dibattito sull’”invasione” dei veicoli elettrici cinesi che si è riversata recentemente in Europa.

Si teme che i sussidi cinesi per i veicoli elettrici stiano distorcendo il mercato nell’Unione Europea e minacciando la produzione di veicoli elettrici nel continente, riporta AF.

La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha sottolineato l’importanza dei veicoli elettrici per gli ambiziosi obiettivi ambientali dell’UE, ma ha affermato che il mondo è inondato di veicoli cinesi a basso costo: «I mercati globali sono ora invasi da auto elettriche più economiche. E il loro prezzo è mantenuto artificialmente basso da enormi sussidi statali», ha detto Von der Leyen nel suo discorso annuale all’Europarlamento.

Le case automobilistiche europee si sono rese conto di dover combattere per produrre veicoli elettrici a basso costo e cancellare il vantaggio della Cina nello sviluppo di modelli più economici e più adatti ai consumatori.

Bruxelles è stata sotto pressione per imporre restrizioni sui veicoli elettrici della Cina a causa delle preoccupazioni che tali importazioni arrivino in Europa su una scala tale da minacciare la produzione interna europea di veicoli Ev.

I produttori cinesi di veicoli elettrici stanno intensificando gli sforzi per espandere i mercati esteri mentre la competizione interna si intensifica e la crescita interna si attenua. Secondo la China Passenger Car Association, le esportazioni automobilistiche cinesi sono aumentate del 31% ad agosto dopo un balzo del 63% a luglio.

Case automobilistiche come Byd, Great Wall e Ora hanno lanciato quest’anno una campagna di vendite in Europa e, secondo quanto riferito, hanno guadagnato rapidamente quote di mercato. Ad esempio, Atto-3 di Byd è stato il veicolo elettrico più venduto in Svezia a luglio.

Secondo la società di consulenza automobilistica Inovev, dei nuovi veicoli elettrici venduti in Europa quest’anno, l’8% è stato prodotto da marchi cinesi, rispetto al 6% dello scorso anno e al 4% nel 2021.

Le azioni dei produttori cinesi di veicoli elettrici sono crollate dopo l’annuncio dell’Ue. Le azioni Byd erano scambiate in rialzo del 4,5% prima della notizia, ma hanno chiuso in ribasso del 2,8%. Nio è sceso dell’1% e Xpeng del 2,5%.

Ad aprile, il fondatore di Nio ha affermato che i produttori cinesi di veicoli elettrici dovrebbero prepararsi alla possibilità di politiche protezionistiche contro di loro da parte di governi stranieri mentre sfruttano i vantaggi in termini di costi per espandere le esportazioni. Ha stimato che la sua azienda e altri produttori cinesi di veicoli elettrici avessero un vantaggio in termini di costi di circa il 20% rispetto a rivali come Tesla grazie al controllo della Cina sulla catena di approvvigionamento e sulle materie prime.

L’unità di difesa commerciale della Commissione è in trattative da diversi mesi sull’opportunità di avviare un’indagine che potrebbe consentire all’Ue di imporre dazi aggiuntivi o un’indagine antidumping e antisovvenzioni su tali auto. La Cina utilizza vasti programmi di sussidio per le industrie che Pechino ritiene possano diventare campioni a livello mondiale. Ma c’è disaccordo nell’Ue su come rispondere al problema senza provocare una guerra tariffaria che colpisca le auto europee vendute in Cina.

L’Ue può limitare le importazioni dall’esterno dell’Unione se il suo dipartimento commerciale rileva che alcuni prodotti sono stati sovvenzionati o vengono venduti sottocosto e stanno distruggendo l’industria dell’Unione.

Il mese scorso, la Commissione Europea ha imposto un regolamento sulle batterie per garantire che le batterie dei veicoli elettrici vengano raccolte, riutilizzate e riciclate in Europa. La Commissione ha dichiarato il 17 agosto che vuole che le batterie abbiano un basso impatto ambientale, utilizzino poche sostanze nocive e che necessitino di meno materie prime provenienti da paesi extra-Ue.

La Cina ha seguito da vicino questi sviluppi e ha riconosciuto che “le preoccupazioni stanno aumentando” riguardo all’ingresso delle auto elettriche e delle batterie cinesi nel mercato europeo.

Ma ha sostanzialmente avvisato che i paesi, o le regioni, che escludono le batterie cinesi per ragioni geopolitiche o per paura della concorrenza, probabilmente finiranno con aziende nazionali che producono veicoli elettrici che saranno più costosi e più lenti da sviluppare a causa dell’insufficienza delle forniture nazionali.

Global Times riportava il 12 settembre che la Gran Bretagna non imporrà restrizioni all’importazione di batterie per veicoli elettrici dalla Cina: il ministro del Commercio britannico Kemi Badenoch ha detto: «Al momento, la Cina è all’avanguardia in questa tecnologia, quindi non saremmo in grado di arrivare dove vogliamo con Net Zero fermando o vietando completamente i prodotti cinesi (…) Non si possono escludere i prodotti fabbricati in Cina dall’ecosistema delle batterie.»

Le aziende cinesi rappresentano più della metà del mercato delle batterie per veicoli elettrici e rappresentano il 90% della domanda di alcuni materiali per batterie.

Lucia Giannini

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