Per lo Yemen, la catastrofe è l’Arabia Saudita

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YEMEN – Sanaa 19/08/2013. Che cosa c’è dietro la Gulf Initiative promossa dall’Arabia Saudita in favore dello Yemen? Se lo chiede il quotidiano yemenita Al-Tagheer.

Secondo il giornale, per alcuni la Gulf Initiative nasce desiderio dei fratelli del Golfo, sauditi in particolare, di salvare lo Yemen dal disastro, altri affermano che si è trattato solo di interesse teso a proteggere gli interessi sauditi in Yemen, in virtù di una serie di accordi stipulati dagli stessi sauditi con fazioni reazionarie, tribali e militari, dopo gli ultimi episodi di violenza. Il più preoccupante, prosegue il giornale, tra gli accordi è quello sui confini che il vecchio regime ha accettato e che «ha costituito il motivo principale della rivoluzione contro di esso».

Con la primavera araba sono arrivati una serie di cambiamenti epocali nell’area che hanno dimostrato quanto lo Yemen fosse un paese arretrato, debole, povero e privo di istituzioni statali adeguati ed efficaci partiti politici. Negli anni precedenti la primavera araba, prosegue Al-Tagheer, la volontà del mondo arabo era stata cancellata, le ricchezze depredate, il mondo arabo veniva accusato ingiustamente di terrorismo, mentre tutti sapevano che i veri terroristi erano i regimi al potere che hanno distrutto i loro paesi, saccheggiato le loro risorse, cospirato contro il loro popolo.

Oggi, per lo Yemen prosegue il giornale, la catastrofe è che l’Arabia Saudita sta dietro gli orrori e le calamità che lo hanno afflitto, assieme all’intero mondo arabo, per tutto il Novecento e fino ai nostri giorni. E nulla è più indicativo di questo fatto che gli eventi legati alla Primavera araba.

Sotto l’ombrello della Gulf Initiative, l’Arabia Saudita ha imposto il suo controllo, mentre, attraverso il trattato di Taif, ha ignorato i diritti yemeniti e confermato la collusione col vecchio regime quando ha firmato l’accordo di Jeddah. Non si è resa conto che, così facendo, prosegue Al-Tagheer, si è resa complice politica del vecchio regime, altrimenti «come giustificare, al popolo yemenita e al resto del mondo, la sua insistenza nel proteggere le leadership del regime più corrotto che sia mai esistito nella storia umana?».

Nessun politico del nuovo regime, poi, ha mai chiesto spiegazioni relative al trattato sui confini.

L’Arabia Saudita sta sfruttando l’iniziativa del Golfo per liberarsi di persone non  grate che nulla hanno a che fare con lo Yemen. Di conseguenza, viene facilitata la diffusione di Al-Qaeda nello Yemen mentre, purtroppo, il governo yemenita sta a guardare. Ciò si verifica in concomitanza con le sparizioni di bambini e donne, con l’incremento del commercio di organi umani e di droga, su entrambi i lati del confine saudita-yemenita.

L’Arabia Saudita non si è fermata: è iniziato lo smaltimento delle varie tipologie di materiali di scarto in Yemen. Il problema continua a ripresentarsi e le infrazioni crescono sempre più sfacciatamente, senza alcuna reazione delle autorità. 

Al-Tagheer chiude la sua feroce analisi con un appello: «Ci sono ancora persone, enti, partiti, uomini d’affari, imprese e organizzazioni della società civile, in entrambi i paesi, che abbiano ancora una coscienza, per impedire che la catastrofe peggiori?».