CINA. Pechino subentra a Total nell’affare del gas iraniano

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La Total, gigante francese del gas e del petrolio, ha annunciato che abbandonerà il progetto iraniano di South Paers a causa delle future sanzioni degli Stati Uniti a meno che il Tesoro statunitense non conceda l’immunità alla società. L’8 maggio, Trump ha annunciato che gli Stati Uniti si erano ritirati dal Jcpoa e che avrebbero imposto nuovamente sanzioni all’Iran e a qualsiasi società che intrattenga rapporti commerciali con il paese.

Secondo quanto riporta Sputnik, la China National Petroleum Corporation, Cnpc, società statale, sta esaminando la possibilità di sostituire la francese Total nel giacimento di gas iraniano di South Pars nel Golfo Persico. L’agenzia di stampa cinese Caixin ha confermato la notizia, citando fonti interne della Cnpc. Secondo Caixin, la controllata della Cnpc China National Oil and Gas Exploration and Development Corp. condurrà le trattative per l’acquisto della quota di Total del progetto.

Total e Cnpc stanno lavorando insieme sul campo di South Pars dal 2017 e avevano in programma di investire 4,8 miliardi di dollari in 20 anni, fino al ritiro recentemente annunciato della società francese per timore di eventuali sanzioni da parte degli Stati Uniti. Total detiene attualmente una partecipazione del 50,1%, mentre la Cnpc ne detiene il 30%. La quota rimanente è detenuta dalla iraniana Petropars.

La Reuters ha riportato a dicembre 2017 che un accordo da 1 miliardo di dollari, firmato il precedente luglio, ha dato alla società cinese la possibilità di rilevare la partecipazione della Total se avesse lasciato l’Iran. Da allora, il gigante di Pechino ha condotto una due diligence e la pianificazione del subentro.

Cnpc è pronto ad usare la sua unità bancaria Kunlun Bank Ltd come veicolo di finanziamento e di compensazione se assumesse la gestione di South Pars. La banca è stata utilizzata per regolare decine di miliardi di dollari di importazioni di petrolio durante le sanzioni delle Nazioni Unite contro Teheran tra il 2012 e il 2015. La maggior parte degli asset della banca in quel periodo erano in euro e in renminbi, e il Tesoro degli Stati Uniti ha sanzionato Kunlun nel 2012 per aver condotto affari con l’Iran.

Lucia Giannini