VENEZUELA. Putin aiuta Maduro per ostacolare Trump

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Il Venezuela cade sempre più nel caos economico, fatto che ha portato Caracas ad essere sola anche politicamente. La scomparsa del Venezuela è stata rapida e drastica. A novembre, il paese non è riuscito a far fronte ai suoi debiti; sotto sanzioni Usa, Ue e canadesi, Maduro ha fatto appello ai suoi ultimi finanziatori stranieri con risultati deludenti. E il Venezuela guarda sempre più alla Russia, riporta Moscow Times.

Negli ultimi 20 anni, la compagnia petrolifera statale del Venezuela, Petroleos de Venezuela, Pdvsa, è crollata e dipende fortemente dal gigante petrolifero russo Rosneft.

Quella di Pdvsa è una storia di cattiva gestione dilagante e corruzione elevata, ed è anche una storia di “opportunismo” russo: mentre Pdvsa affonda sempre più in difficoltà finanziarie e operative, Rosneft si è mossa per colmare le lacune e ritagliarsi uno spazio come partner essenziale, anzi vitale. Oggi, la Russia è il fornitore ultimo del Venezuela, l’ultimo e solo governo dove trovare una linea finanziaria.

A novembre, Nicolás Maduro e Vladimir Putin hanno approvato un pacchetto di rifinanziamento di 3,15 miliardi di dollari in prestiti bilaterali al Venezuela, rinviando quasi tutti i pagamenti a dopo il 2023. Non si trattava di generosità, ma di pragmatismo. Con il tesoro venezuelano sempre più scoperto, Putin si è reso conto che il Venezuela semplicemente non poteva rimborsare i suoi debiti. Ciò che Mosca si aspetta in cambio è chiaro: accesso preferenziale alle enormi riserve petrolifere del Venezuela. Con 300 miliardi di barili, il Venezuela galleggia virtualmente su un lago di petrolio. Caracas ha più petrolio di Kuwait, Russia, Qatar, Messico e Stati Uniti messi insieme, anche se è chiaro, tuttavia, che la stragrande maggioranza di questo petrolio non sarà mai prodotto: anche se il Venezuela decuplicasse i volumi di produzione, avrebbe ancora petrolio per altri 40 anni.

Rosneft è ben stabilita in Venezuela e, mentre le aziende straniere continuano a ridurre le loro presenze, il gigante petrolifero russo ha ampliato le sue operazioni. Rosneft è attualmente in Venezuela, per rilevare la raffineria di Amuay, un impianto gigantesco oggi “invecchiato” che una volta lavorava fino a 645.000 barili di greggio al giorno; ingegneri russi già gestiscono una piattaforma joint venture Pdvsa-Rosneft. Dal punto di vista del Cremlino, non c’è nulla di negativo. Mantenere al potere un regime militarmente contrario all’egemonia americana nell’emisfero occidentale è una priorità strategica russa di lunga data.

Graziella Giangiulio