USA. Sanzioni contro Ankara per gli S400

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Il senatore degli Stati Uniti Ben Cardin ha detto che l’accordo tra Ankara e Mosca per la fornitura di sistemi di difesa aerea S-400 in Turchia viola la legislazione degli Stati Uniti sulle sanzioni contro la Russia e potrebbe comportare una risposta adeguata alla mossa della Turchia, paese membro della NATO.

Secondo quanto riporta Sputnik, Il senatore democratico Ben Cardin, membro della commissione per le relazioni esterne del Senato, ha inviato una lettera all’Amministrazione degli Stati Uniti il 14 settembre, in cui ha osservato che l’acquisto fatto dalla Turchia di sistemi missilistici russi S-400 richiede un’imposizione automatica di sanzioni contro Ankara, riporta Sputnik.

Lo scorso agosto, Washington ha imposto sanzioni contro la Russia, puntando sui settori della difesa e dell’economia e limitando i rapporti con le imprese russe. La legge impone sanzioni «su qualsiasi persona che conduce una transazione significativa con i settori della difesa o dell’intelligence della Federazione Russa», ha scritto Cardin nella lettera, pubblicata dalla magazine statunitense Politico.

Il 12 settembre, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva dichiarato che Ankara ha effettuato il primo pagamento per i sistemi missilistici russi S-400. Il Pentagono ha poi detto il 13 settembre che gli Stati Uniti avevano informato le autorità turche delle loro preoccupazioni sull’acquisto da parte del paese alleato dei sistemi missilistici di superficie aria-aria S-400 russi, citando l’appartenenza di Ankara alla Nato come motivo per cui lo Stato deve difendersi attraverso il “sistema di difesa missilistica interoperabile” dell’Alleanza.

L’accordo tra Mosca e Ankara aveva fin da subito suscitato preoccupazioni all’interno del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, ma il Segretario Generale della Nato Jens Stoltenberg, così come Francia e Germania, avevano detto che si trattava di una scelta che rientrava nella sovrana di Ankara.

In risposta a Washington, Erdogan aveva sottolineato che la Turchia è «padrona del proprio paese». Il Cremlino aveva fatto sapere in precedenza che «ogni parte si impegna a stabilire cosa ha il diritto di fare con le armi consegnate e cosa non può fare».

Graziella Giangiulio